Innanzitutto l’antefatto: Torino, 1790, vigilia di Carnevale. Il militare François-Xavier-Joseph-Marie de Maistre da Chambéry sfida a duello per questioni d’onore l’ufficiale Patono de Meyran; dal duello Xavier esce vincitore, ma viene rinchiuso nella Cittadella della città piemontese, dove trascorre quarantadue giorni di arresti consegnato nei propri alloggi. Tra le quattro mura di una stanzetta scrive un libro singolarissimo, destinato a fare furore: il Voyage autour de ma chambre. Il romantico Xavier scrive quel libro a ventisei anni, l’età in cui – anno più anno meno – le rockstar dei nostri tempi muoiono – Jim Morrison, Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Amy Winehouse. Fosse vissuto oggi, forse avrebbe scritto una ballata per voce e chitarra, chissà? Comunque si è cercato di rendere la giovinezza e il ritmo febbrile che trapelano dalla lettura dell’originale. Del resto che cos’è un romantico se non una rockstar?
Trascorsi più di due secoli, per un lettore di oggi il maestoso “viaggio” settecentesco (con tanto di allusione al Viaggio sentimentale dell’amatissimo Laurence Sterne, alle magnifiche sorti e progressive del Grand Tour) è destinato a diventare un più intimo “giro”. Dice Alain de Botton nell’Arte di viaggiare, proprio riguardo a Xavier: “Se solo riuscissimo a vivere il nostro ambiente quotidiano con lo spirito del viaggiatore […] potremmo scoprire che esso non è affatto meno interessante degli alti passi montani e delle giungle popolate di farfalle”. Dunque “viaggiare” diviene – anche e soprattutto – “girare”. In fondo il Voyage è il primo libro situazionista della storia. Come non pensare allora a In girum imus nocte et consumimur igni di Guy Debord? Inoltre, espressioni come “viaggio intorno/attorno” in italiano rimandano inesorabilmente a un perimetro più esterno che interno – com’era invece la stanza/camera torinese di Xavier. Mentre qui conta molto il movimento giroscopico che Xavier compie quotidianamente – per 42 capitoli, in 42 giorni, di fatto un capitolo al giorno, un giro di stanza al giorno. Da qui l’idea di un titolo più confacente all’entità ora concreta ora astratta, ora traguardo ora miraggio, che è la lettera originale. E che allo stesso tempo omaggiasse l’attività di traduzione, che è un ripetuto e ostinato girare intorno/dentro il testo-stanza.
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5
Dopo la poltrona, cammino verso nord ed ecco il mio letto, laggiù in fondo alla stanza, con la vista più gradevole. Occupa la posizione migliore: i primi raggi del sole giocano fra le tende. – Li vedo, nelle belle giornate estive, avanzare lungo il muro bianco, man mano che il sole sorge: gli olmi davanti alla finestra li dividono in mille modi, li fanno ondeggiare sul mio letto bianco e rosa, e i loro riflessi diffondono ovunque una tonalità incantevole. – Sento il cinguettio confuso delle rondini, le nuove padrone del tetto, e degli altri uccelli che abitano gli olmi: allora mille ridenti idee affollano la mente, e in tutto l’universo nessuno ha un risveglio più gradevole e sereno del mio.
Confesso che amo godermi questi dolci istanti e prolungo sempre, per quanto possibile, il piacere di meditare al calduccio del letto. – Esiste un luogo che accenda maggiormente la fantasia, che maggiormente risvegli le idee più tenere di questo mobile in cui ogni tanto mi perdo? Mio umile lettore, non ti spaventare, ma come non parlare della felicità dell’innamorato che stringe per la prima volta tra le sue braccia la sua casta sposa? Piacere indescrivibile, che a causa della mia cattiva sorte non potrò mai assaporare! Non è nel letto che una madre, ubriaca di gioia per la nascita del figlio, dimentica ogni dolore? È lì che le fantasie, frutto dell’immaginazione e della speranza, vengono ad agitarci. – E, infine, è in questo delizioso mobile che noi dimentichiamo, per una metà della nostra vita, i dolori dell’altra metà. Ma quale tumulto di pensieri deliziosi e tristi si accalca nel mio cervello? Stupefacente mix di situazioni terribili e piacevoli! Un letto ci vede nascere e ci vede morire; è il teatro caleidoscopico nel quale il genere umano recita di volta in volta drammi avvincenti, buffe farse, spaventose tragedie. – È una culla ornata di fiori… è il trono dell’Amore… è una tomba.
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6
Questo capitolo è per voi, spiriti metafisici. Getterà piena luce sulla natura dell’uomo: è il prisma con cui analizzare e scomporre le facoltà umane, separando la potenza animale dai raggi puri dell’intelligenza.
Mi sarebbe impossibile spiegare come e perché mi sono bruciato le dita facendo i primi passi del mio giro, senza prima spiegare al lettore, nei minimi dettagli, una mia certa ideuzza: l’anima e la bestia. – Del resto questa scoperta metafisica influenza così tanto le mie idee e le mie azioni che sarebbe molto difficile capire questo libro se non ne fornissi la chiave all’inizio.
Da svariate osservazioni mi sono accorto che l’uomo è composto di un’anima e di una bestia. – Questi due esseri sono completamente distinti ma talmente incastrati l’uno nell’altro, o l’uno sull’altro, che è necessaria una certa superiorità dell’anima sulla bestia per distinguersi del tutto.
Da un vecchio professore (è uno dei ricordi più lontani che ho) ho imparato che Platone chiamava la materia l’altra. Benissimo, ma preferirei chiamare così per antonomasia la bestia che è aggrappata alla nostra anima. Questa componente sì che è davvero l’altra, che ci stuzzica in modo così strano. Ci si rende conto in generale che l’uomo è duplice, ma perché, si dice, è composto di un’anima e di un corpo; e questo corpo è accusato di non so quante cose, ma certamente a sproposito, perché è incapace sia di sentire che di pensare. Invece tocca prendersela con la bestia, con questo essere sensibile, perfettamente distinto dall’anima, vero e proprio individuo, con un’esistenza a parte, gusti propri, proprie inclinazioni, una volontà, che è al di sopra degli altri animali soltanto perché è accudito meglio e provvisto di organi migliori.
Signori e signore, siate fieri della vostra intelligenza quanto vi pare, ma diffidate di quell’altra, soprattutto quando ci state insieme!
Ne ho viste di tutti i colori sull’unione di queste due eterogenee creature. Ad esempio, ho accertato senza ombra di dubbio che l’anima può farsi obbedire dalla bestia, e che quest’ultima, come incresciosa controparte, obbliga molto spesso l’anima ad agire controvoglia. Secondo le regole, l’una ha il potere legislativo, l’altra quello esecutivo, ma questi due poteri spesso si contrastano. – La grande capacità di un uomo di genio è sapere educare la propria bestia affinché agisca da sola, mentre l’anima, liberata da questa penosa unione, potrà salire fino in cielo.
Ma qui tocca fare un esempio.
Signori e signore, quando leggete un libro e all’improvviso un pensiero più piacevole penetra nella vostra mente, l’anima vi si attacca subito e dimentica il libro, mentre i vostri occhi continuano a seguire meccanicamente le parole e le righe; arrivate in fondo alla pagina senza averla capita e senza ricordarvi cosa avete letto. – Questo perché la vostra anima, dopo aver ordinato alla sua compagna di continuare la lettura, non l’ha avvertita che si sarebbe assentata per un momento; così l’altra ha continuato la lettura che l’anima non ascoltava più.
Xavier de Maistre
*Il testo è tratto da: Xavier de Maistre, “Il giro della stanza”, La Grande Illusion, 2020, a cura di Flavio Santi
**In copertina: Il’ja Repin, “Ritratto del professor Ivanov”, 1882