La bellezza è fatica, è lavoro, afferrare la bellezza è lavoro, addirittura può diventare una sottovita, ma solo in apparenza: un fiume carsico scorre sotto l’esistenza del dare, dimenticando sé stessi per un figlio, e nel lavoro profondo e bellissimo della verità, per far coincidere la verità e la vita, le parole e la vita.
*
Io non sono un padre, però insegno. Ogni giorno ho davanti a me classi di ragazzini dai 10 ai 12 anni, decisi a impedirmi di fare lezione, a mettermi sotto torchio mentre cerco di spiegare Michelangelo, Caravaggio, Giotto, o come si mescolano i colori, come si disegna una rosa; e loro, i ragazzi, sempre lì a ridere, a fare battute, a fare gli spiritosi, a chiedermi perché quelle statue sono nude. Davanti a me che sono un professore serio, che prendo seriamente il mio lavoro, giacché lotto ogni giorno con la demotivazione, la mia e la loro, quella degli alunni. Mi chiedo: la bellezza merita questo? Anche la mia è una sottovita?
*
Incontro Francesco Savio alla Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano, parliamo spesso di letteratura, di libri. Lui è un libraio, ama i libri, li legge, li consiglia. Li scrive, anche. “La sottovita”, che è edito da Mondadori, è il suo ultimo romanzo, 120 pagine senza un cedimento, senza un intoppo, per dire che cosa ci fa essere liberi, che cosa ci fa stare coi piedi per terra e amare la vita.
Il senso vero di questo libro è il cambiamento. La vita ti cambia in ogni modo, persino nel momento che pulisci la cacca di tuo figlio piccolo. Anzi, proprio in quel momento. La cosa vera è quella, che era proprio ciò che non ti aspettavi di fare e che ti cambia, che ti mette di fronte al cambiamento. Attenzione, c’è in gioco la nostra maturità. Ed è proprio il confronto con la cosa più bassa della vita, la sottovita, appunto, che ti costringe a cambiare e ad amare. Per amare devi passare di lì, devi occuparti della cacca di tuo figlio. La scoperta è brutale! E il bello è che anche la scrittura passa di lì, si arricchisce nell’amore per la realtà, che vorresti evitare tanto che è inesorabile. Eppure, ripeto, devi passare di lì, l’amore lo vuole, e l’amore s’impone! Sono pagine mirabili.
*
Ha letture raffinate Francesco Savio. Prima di presentarci, vado alla cassa a pagare un Henry Miller, e lui commenta: “Splendido!, qualcuno che compra Tropico del Capricorno”. Un altro giorno arrivo con un libro del filosofo francese Fabrice Hadjadj: “Ah – dice lui -, l’ho letto, è importante, mi ha arricchito molto leggerlo”. “Bene!” penso io. Abbiamo cominciato a conoscerci così.
E ora scrivo de “La sottovita”, per il piacere di scrivere di questo bel libro, originale nel desiderio di raccontare l’esperienza unica dell’educazione, che è la stessa che conduce alla scrittura e alla lettura dei libri. È incredibile la verità contenuta in questo romanzo, preciso come il profilo di una lama di coltello, veloce come lo scoccare di una freccia: l’esperienza è fatta di carne, i libri sono carne, se no niente, i veri libri sono corpo immedesimato, ma con l’aggiunta di un mandato visionario, infinito, che non termina al momento di arrivare alla fine.
Di cosa parla “La sottovita”?… provate a leggerlo!
Vincenzo Gambardella