Il Salone del Libro è diventato come il Festival di Sanremo: ogni anno ci vuole uno scandalo per aizzare l’attenzione – d’altronde, questo non è un paese per libri. Mentre le cicale – gli scrittori – cantano, frastuono di galletti in un’epoca di polli, chi per il bene del Paese chi per l’identità patria, cioè la propria, e le formiche – gli editori – vanno all’incasso, m’è venuto in mano un libro. Il libro è stato pubblicato nel 1973 dall’editore Guaraldi, s’intitola Reazionaria ed è la prima “Antologia della cultura di destra in Italia” – in quel caso, si censiva il periodo “dagli inizi del secolo agli anni ’70”. Il libro è meraviglioso. A partire dalla copertina, provocatoria (una svastica costruita con i fiori), dall’antologia ragionata, va da sé (si va da “Il concetto di cultura” a “L’idea di arte”, da “I mistici” a “I rapporti tra le classi” e “Il culto della tradizione”), ai nomi in causa (Giovanni Gentile, Julius Evola, Elemire Zolla, Niccolò Giani, Agostino Gemelli, Edilio Rusconi, Angelo Vergani, Salvator Gotta, Enrico Corradini, Giuseppe Prezzolini & tantissimi altri). A scrivere l’introduzione, ‘critica’ nel senso vero, di cinquanta e passa pagine, con la cura di ricordare che “il fascismo è sicuramente, sotto il profilo politico, ideologico e culturale… un fenomeno complesso che l’arbitrarietà con la quale il termine viene spesso usato non aiuta di certo a rischiarare”, Piero Meldini. Ora. Piero Meldini – già direttore, all’epoca, della Biblioteca Gambalunga di Rimini, poi scrittore tra i più raffinati di oggi, di romanzi come L’avvocata delle vertigini e La falce dell’ultimo quarto, editi da Adelphi e Mondadori – e Mario Guaraldi, sodali fin dal Circolo giovanile ‘Piero Gobetti’, erano (e sono) tutto fuorché affiliati alla cultura ‘di destra’ (Guaraldi, per altro, è stato l’editore di Pierre Bourdieu, di Umberto Eco, curatore, nel 1974, del convegno ‘Per una editoria democratica’ cui partecipò Giorgio Napolitano). Eppure, già allora, a Meldini era chiara una cosa: “Sullo studio della cultura di destra continua a pesare qualcosa di molto simile ad una «rimozione». L’identificazione fra «cultura» e «cultura di sinistra» (così come quella fra «intellettuali» ed «intellettuali di sinistra») se è comprensibile – se non accettabile – in sede polemica, sul piano scientifico è però priva di qualsiasi serio fondamento; cavarsela, a proposito della cultura di destra, con la sbrigativa definizione di «anticultura», significa dare per risolto il problema prima ancora di porlo sul tappeto. Per troppi anni si è coltivata la rassicurante leggenda di un’opposizione irriducibile fra destra e cultura, di un’«intelligenza» italiana «di sinistra» ab ovo, imbavagliata e perseguitata sotto il fascismo e in tutti i casi, dalla caduta del regime, permanentemente conquistata a idealità democratiche e di progresso. L’inconsistenza (a dir poco) di una simile interpretazione balza agli occhi sol che si rifletta sul banale fatto che per quarantanni almeno (sui settanta di questo secolo) ha largamente dominato una cultura fondamentalmente autoritaria, gerarchica, iperclassista, nazionalista, bellicista, razzista, e cioè – con tutta evidenza – di destra”. Insomma, la cultura ‘di destra’, se non neofascista, va studiata più che vampirizzata: io l’ho fatto, mi fa Guaraldi. Non so se il tuo libro, con quella copertina lì, sarebbe entrato al Salone, gli faccio, oggi pensare è più difficile che reagire. E di rimbalzo: intervista? Eccola. Che i tempi permettano un ragionamento oltre agli improperi di parte o alle personali partigianerie, chissà. (d.b.)
Caro Mario, mi scrivi: “l’esclusione di Altaforte dal Salone del Libro è stato un segno di debolezza e un errore politico”. Specifica.
Il Salone che ha ‘vinto la guerra’ contro gli incapaci editori milanesi che avrebbero voluto traslocarlo nella capitale lombarda, ha tremato di fronte alla ‘sfida’ risibile di un piccolo editore di estrema destra che ha fatto un piccolo, brillante scoop editoriale destinato a dare visibilità a tutto il suo modesto catalogo di libri e fumetti, ricco però di provocatori “contenuti culturali identitari” – come li definisce l’editore Francesco Polacchi – soprattutto attraverso le riviste (Il primato nazionale, formula geniale: una faccia/un nemico, come il Papa!; e “Storia rivista”, bel titolo, drammaticamente ambiguo). Succedeva esattamente la stessa cosa, vista da sinistra, quando lo stesso Salone, allora agli esordi nella vecchia sede della Fiera, doveva fare i conti con Lotta Continua, le edizioni dell’Unione Marxista-leninista, le edizioni Millelire di Stampa alternativa/Baraghini, Samonà e Savelli, Mazzotta o lo stesso Guaraldi! Esattamente come allora, le ‘censure’ hanno sempre un effetto boomerang, restituendo visibilità politica e ritorni economici (Io sono Matteo Salvini è il libro più venduto del momento su Amazon!) a chi le subisce. L’errore è squisitamente ‘politico’: la cultura di destra, il neo-fascismo, il fascismo di stampo sovranista, addirittura il neo-nazismo, in Italia esistono eccome!, ed è logico che generino risposte editoriali. Ma la sinistra si dimostra incapace di fronteggiare questa regressione culturale, così come si dimostrò incapace di fronteggiare il fenomeno politico Berlusconi quando ‘conquistò’ la Mondadori e ne fece il suo braccio armato sul fronte culturale.
Tu non sei esattamente un uomo ascrivibile alla cultura di destra, o sbaglio? I libri (alcuni) fanno ancora paura?
Certo che i libri fanno paura! Per fortuna. Ma le dozzine di libri autobiografici dei vari politici italiani di tutti i colori che hanno pubblicato da Mondadori e sono stati sponsorizzati da Bruno Vespa erano dei minuetti politici che ballavano nel paludato e paludoso teatrino voluto proprio da Berlusconi! Salvini, molto più intelligente, politicamente, di Berlusconi ma non più ‘pericoloso’ di lui, ha fatto bene a uscire dal coro e a cercarsi un piccolo editore ‘identitario’ come Polacchi. I giochi ‘scoperti’ – anche quelli pericolosi, molto pericolosi, come quelli attuali, sono più sani di quelli comprati col denaro. Di sicuro io non sono un uomo di destra, ma di sicuro non saprei più dire, senza tremare, ‘sono di sinistra’.. bisognerebbe fare una “Antologia della cultura di sinistra in Italia 1960/2019” per capire cosa sia… La mia sensazione è che la sinistra sia stata fagocitata e digerita dal Mercato e dalla sue leggi. L’agghiacciante battuta, “Ero comunista, oggi non posso permettermelo…!”, la dice lunga. Chi l’avrebbe detto: il PIL ha sconfitto Carlo Marx. L’aria condizionata di Berlusconi ha fatto morire la pecora (culturale) che siamo noi (Sorrentino, Loro 1 e 2). In questo senso Forza Italia continua ad essere più pericolosa della Lega. Fra Berlusconi e il fascistello Francesco Polacchi, fino a ieri sconosciuto editore, mi è più simpatico quest’ultimo, Dio mi perdoni. Io sto comunque con la Murgia e la sua splendida autobiografia. Lei dovrebbero chiamare i baroni del PD (ma che cosa significa, poi, Partito “Democratico?), al posto del Commissario Zingaretti…
Tu hai pubblicato, 45 anni fa, una memorabile “antologia della cultura di destra in Italia”. Perché fu chiamata Reazionaria, come ti è venuta in mente, che reazioni suscitò?
Fu una lunga discussione con l’autore della Antologia della cultura di destra in Italia 1900/1973, cioè con Piero Meldini e con tutta la Redazione. Ma soprattutto l’immagine di copertina approvata, una svastica nazista fatta di fiori, rendeva bene l’idea di come la ferocia nazista potesse ben camuffarsi dietro i ‘contenuti culturali’ di cui si nutriva… anche se fra questi figuravano scandalosamente anche quelli di Luigi Einaudi! Quella Antologia andrebbe rivisitata attentamente. I contenuti di destra erano articolati attorno al concetto stesso di cultura (Gentile, Volpe, Zolla…), all’idea di Arte (D’Annunzio, Ojetti…), ai principi pedagogici e alle strutture educative. Indagava gli Idealisti, i mistici, il culto della tradizione, i rapporti tra le classi, il populismo (Achille Lauro…), le aristocrazie (Pareto!), il passaggio dal nazionalismo sovranista al razzismo, il bellicismo (Giovanni Pascoli!) fino all’antiparlamentarismo (da Giannini a Paccirdi). Ristampare oggi Reazionaria potrebbe essere una buona idea…, diciamo un contro-scoop!
La riflessione è che scandalizzarsi di fronte alla ‘cultura di destra’, significa esasperare il lato contrario della questione: che la cultura ‘di sinistra’ è inconsistente, se non inesistente. È così? Si è passati dall’egemonia culturale di sinistra al dominio totale del mercato?
Scandalizzarsi è il peggior modo di combattere un fenomeno pericoloso che ormai ha dimensioni planetarie (Trump, Putin, Le Pen, Orban…). Ripeto: io sto comunque con la Murgia e la sua splendida autobiografia, per ricominciare tutto da capo, capendo la “cultura dei call-center”, del trade-on-line, la letterale ‘mostruosità’ delle Borse (a Milano come a NY o a Tokyo), la follia dei campi-profughi, la cinica stupidità della ‘identità italiana’, caro Salvini. Ragionando su come la nostra tivù abbia messo il ventre al posto di Dio e della cultura, ma anche se sia lecito pagare milioni di euro a un conduttore televisivo che tiene ormai le redini del buonismo ‘democratico’ e giocherellone di milioni di spettatori, mentre nelle nostre scuole il bullismo violento, per pura mimesi sociale, sembra avere la meglio su quella mission che in altri tempi si pretendeva delegata alla ‘trasmissione della cultura da una generazione all’altra’. Aveva ragione Umberto Eco: bisognerebbe buttare dalla finestra i libri di testo e leggere i giornali di oggi, insegnando a interpretarli. Coraggio, piccolo gregge, leggete la Murgia, o il Profeta Isaia, piuttosto che Salvini! Anzi no, leggetelo e sottolineatelo (come io ho fatto, nel 1975, con un librino di un certo Giorgio Napolitano, I comunisti nella battaglia delle idee), per capire dove vorrebbe portare il Paese, con le sue camaleontiche divise indossate sopra la sua vera pelle…
*In copertina: Mario Guaraldi imbavagliato, nel 1984. L’editore ha sempre fatto paura a molti…