L’ultimo libro di Alain Finkielkraut s’intitola À la première personne, lo pubblica Gallimard, è dedicato “a Milan Kundera”, e inizia così: “Dacché, nonostante i miei sforzi per rallentare il galoppo del tempo, diventerò irrimediabilmente vecchio, visto che, lo confesso, epiteti ostili adornano spesso il mio nome, mi è sembrato il momento di ripercorrere il mio percorso senza compiacimenti o fughe”. Eppure, giura il pensatore, accademico di Francia, “non voglio, nel momento di fare i conti, ritirarmi nella fortezza inespugnabile dell’autobiografia”. “Reazionario, mi dicono… La verità che cerco, che continuo a cercare, è la verità del reale: la sua spiegazione resta per me primaria. Eppure, come ha scritto Kierkegaard, ‘Pensare è una cosa, esistere dentro ciò che si pensa è un’altra cosa’. È questa ‘altra cosa’ che vorrei chiarire scrivendo, una volta tanto, in prima persona (à la première personne)”. In Italia Alain Finkielkraut ha una certa autorevolezza editoriale: è edito da Adelphi (Un cuore intelligente), da Guanda (L’identità infelice), da Lindau (L’umanità perduta. Saggio sul XX secolo; L’incontemporaneo. Péguy, lettore del mondo moderno). Quando parla AF, di solito, nascono polemiche – d’altronde il pensiero è questo, una spina nel fianco. In attesa che il libro sia tradotto in Italia, ecco alcune opinioni tratte da una intervista di Ali Baddou per “France Intel”, risolte in forma aforistica.
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La giovinezza è un naufragio. “Occorre cavarsela, è un momento di grande conformismo, la gioventù è al naufragio”.
Nel ’68 sventolavamo slogan assurdi. “Nel Sessantotto volevamo acciuffare la nostra occasione: eravamo certi di essere in un periodo di lotta finale, per questo abbiamo sventolato slogan assurdi del tipo ‘Polizia=SS’. Vivevamo all’ombra della Resistenza, avevamo smesso di imitare i padri, per imitarci a vicenda”.
Un sinistro reazionario. “Deploro l’imbarbarimento della lingua, non voglio i computer portatili, conto ancora in franchi: ne deduco che sono un sinistro reazionario”.
Non fatemi fumare hashish (usare Lsd è meglio…). “Non riesco a fumare. Quando si è trattato di fumare hashish ho sputato tutto, il fumo mi bloccava la gola. Però ho fatto uso di Lsd. Il sinistro reazionario ha usato Lsd tre o quattro volte, e basta. La droga è democratica: tutti fanno il loro viaggio. Tuttavia, rifiuto l’idea della legalizzazione”.
L’economia non risolve i problemi. “La svolta di Macron sul tema dell’immigrazione non mi ha sorpreso, ma ne sono rimasto colpito. Durante la campagna elettorale Macron ha dimostrato una mera visione economica, certo che la risoluzione dei problemi europei passasse dall’economia. Ma l’economia da sola non basta. L’Unione Europea è una delle più grandi aree di immigrazione al mondo, indipendentemente dall’integrazione”.
L’Europa non è norme e procedure, è una civiltà. “L’Europa post-hitleriana ha scelto di diventare una costruzione fondata su norme, procedure e valuta, soltanto valuta, senza diventare una civiltà. Se ci pensassimo come a una civiltà, è evidente che esiste un modo di vivere europeo, che ci sono campagne europee che non assomigliano a paesaggi americani, che esiste una forma di diversità in Europa e in Francia che sono prerogative di questa specifica civiltà”.
Greta: che gli adulti si inchinino davanti a una ragazzina mi pare assurdo. “Riguardo a Greta Thunberg penso, molto banalmente, che l’ecologia meriti di meglio di una ragazzina di 16 anni per sua natura malleabile, suggestionabile. Mi sembra assurdo che gli adulti si inchinino davanti a lei. Perché è celebre Greta Thunberg? Ha fatto uno sciopero scolastico, ponendo domande. E cosa devono fare i professori? Dare delle parole: parole utili a capire cosa stiamo perdendo. Ascoltando semplicemente certi scienziati aumenteremo l’uso di pale eoliche, così l’ecologia di maggioranza parteciperà a una devastazione che crede essere un rimedio. Bisogna ridare posto a chi sostiene una ecologia poetica, una poetica dell’ecologia, lasciando che i ragazzi siano ragazzi”.
Il vero razzismo? Contro i vecchi. “Il vero razzismo di questa epoca è la gerontofobia. Non vogliamo più i vecchi, i vecchi devono andarsene via”.
Più il presente diventa brutto, più penso. “Certo, la proliferazione di schermi e di computer mi fa sentire una spina di nostalgia, tanto che a volte oso dire ‘era meglio prima’, eppure più il presente diventa ricco, più diventa brutto, meno mi è permesso abbandonare il pensiero, lacerare la memoria”.