27 Settembre 2023

“Non mi interessa più nulla della morte”. Le poesie di madre Lalla, la santa del Kashmir

I riferimenti riguardo alla vita di Lalleshwari, Lalla Ded – madre Lalla –, passata di labbra in labbra come Lalla, vanno filati tra reflui leggendari. Nata in Kashmir, a Srinagar, intorno al 1320, in una famiglia di bramini, pare sia andata in sposa a dodici anni. Vessata dalla suocera e dal marito, agli anni della sofferenza seguono quelli della rinascita: Lalla abbandona la vita mondana, e a ventiquattro anni sceglie di perseguire le vie dello spirito. Mollò tutti, seguace di un guru che le svelerà le segrete della mistica induista. Il carattere di Lalla, tuttavia, reca in sé l’audacia delle scelte austere, dell’amore micidiale. Opta per l’eremitaggio, incarna i sentieri della predicazione errante, sconfina nell’eresia della pace dei sensi. È donna dal carisma che acceca, dicono. La pratica della poesia, connaturata, le è necessaria per convalidare il risveglio: verbi sapienziali, sapidi; mandorle liriche che sprigionano il veleno dell’abbandono. Le poesie di “madre Lalla” sigillano il suo credo: cantano l’unione mistica con l’Altro, la necessità della contemplazione, la decisione di slegarsi, pur tra atroci difficoltà, dalle ipocrisie del visibile. Con ironia, Lalla scardina la fede degli intellettuali, degli studiosi che antepongono la cultura del libro alla pratica. La poesia: ultimo argine prima di sgretolarsi in Lui. La poesia: atto di ribellione ai trattatisti, a chi confida nei confini di una religione esegetica.

Secondo il mito, Lalla sarebbe entrata in contatto con alcuni maestri sufi che radicarono il loro insegnamento in Kashmir. Ne acquisì le conoscenze, facendo della sua scuola un luogo religioso ‘sperimentale’. Le sue poesie, in misura estatica, coagulano la tradizione sufi con quella shivaita: Lalla, la donna sapiente, è ritenuta figura santa da induisti e musulmani. “Lalla Arifa predicò un semplice monoteismo etico, combatté le ineguaglianze sociali, criticò le superstizioni insignificanti e rituali sfidando l’oppressione dei Brahmini. Pose l’accento sull’unità del genere umano, il quale trascende le differenze di casta e di religione”, scrive Gianfranco Bertagni in uno studio che definisce i caratteri della ‘santità’ di Lalla.

Scoperta in Occidente ai primi del secolo, Lalla è stata tradotta, a tratti praticata. Le sue poesie – divulgate da Penguin, nel 2013, come I, Lalla. The Poems of Lal Ded – si leggono come quelle di Emily Dickinson, “accecanti lampi di luce, emotivamente ricchi, filosoficamente esatti, sinuosamente enigmatici” (così la ‘quarta’ dell’edizione inglese). Anche qui, forse, siamo nel dicastero di un frainteso.

L’estrema spoliazione di Lalla si manifesta nell’istante in cui la santa balla, preda d’estasi, nuda, nella foresta o per i villaggi. La consegna di sé è conturbante: la vergogna è nello sguardo di chi osserva, non nella sapiente che affonda nelle fauci del dio, afferma che il corpo è nulla, mera fiamma che si estinguerà, affermando che il corpo è tutto, divina agnizione, lingua di Agni. Uomo: burattino nelle mani di dio che quando ‘spira dentro’ dilania, tutto dona, tutto sottrae. La danza rinnova l’universo e lo distrugge, la santa si sfa in sessualità disfatta, puro fiore di un attimo, polline dell’altro mondo. Non esiste scandalo nel corpo offerto come un calice al dio che sorseggia e sussurra – qualcosa sorge, è nuovo, per altra ustione d’estasi.

***

Mille volte ho chiesto al mio maestro
quale fosse il nome dell’Uno noto al Nulla.
Quando fui esausta dal mio implacabile domandare
dal Nulla emerse Qualcosa di sconcertante.

*

Alla fine di una folle mezzanotte
albeggiò l’amore di Dio. Ho detto:
“eccomi, sono Lalla”. L’Amato si è
risvegliato e siamo diventati Questo:
il lago permane cristallino.

*

Il giorno si annienta nella notte
la terra sconfina nell’altrove.

La luna è inghiottita dall’eclissi
come la mente, durante la meditazione,

è completamente assorbita
dal Vuoto.

*

Non agitarti come un uomo bendato
credimi: Lui è qui.
Entra, guarda tu stesso:
smetterai di cercarlo ovunque.

*

La morte e la nascita sono
conficcate in una sola coscienza:
ma la maggior parte degli uomini fraintende

il puro gioco dell’energia creativa
nei cui confini non sono
che un mero evento.

*

Idiota: non si trova la via leggendo un libro.
L’odore di una carcassa non dà indicazioni.
                       Concentrati su di te:
questo è il miglior consiglio che posso darti.

*

Ignorante: svegliati!
È l’alba e dobbiamo iniziare
la ricerca:

apri le ali, elevati.
Dai fiato al mantice
come fa il fabbro.

Modella nel fuoco che muta
la forma del metallo.

L’opera alchemica comincia all’alba
mentre esci per incontrare l’Amico.

*

La tua sapienza è un giardino privato:
rinchiudilo nella siepe della meditazione
adotta l’autodisciplina, apriti al prossimo.

Allora, ciò che hai fatto
sarà giusto sacrificio
alla dea madre.

E ogni giorno, mentre mangi le erbe,
il tuo giardino si farà sempre più spoglio.

*

Quando la mia mente fu ripulita dalle impurità
come uno specchio dalla sua sporcizia
ho riconosciuto il Sé in me:
ho visto che nei miei abissi abitava
ho capito che Lui è Ognicosa e io nulla.

*

Indossa la stola della sapienza
imprimi nel cuore i detti di Lalla
perditi nella luce dell’anima:
solo così sarai davvero libero.

*

Apprendere le scritture è facile
viverle è durissimo.
La ricerca della Realtà
non è cosa semplice.

Nell’abisso del mio sguardo
svaniscono le ultime parole.
Il risveglio che mi incanta
è nella gioia, è nel silenzio.

*

Non esiste tu né io; svanisce l’oggetto
della meditazione e il meditare;
il Padre di ogni azione è perduto.
I ciechi non vedono relazioni
i devoti in Lui si confondono.

*

La via si divincola tra le difficoltà:
Lalla si è liberata dei libri che la
descrivono: attraverso la meditazione
ha capito che alla verità non arriva
chi si limita a leggere.

*

Per capriccio, ti sei nascosto da me
che tutto il giorno ti ho cercato.

Poi ho capito:
Io sono Te

e la celebrazione
ha avuto inizio.

*

Da un santuario all’altro, l’eremita
non si ferma per prendere fiato.
Anima mia, guardati allo specchio:
andare in pellegrinaggio è innamorarsi
sempre del verde dell’erba all’orizzonte.

*

Coscienza infinita
calice di elisir
vivo in questo corpo
per adorare soltanto Te.
Non mi interessa
più nulla della morte
della rinascita
e dei regni intermedi.
Queste cose, ora,
mi appaiono ordinarie.

*

Per un istante, appaiono i fiori
sull’albero primaverile, ancora spoglio.

Per un istante, il vento
spira tra le spine selvagge.

Sprofondo dentro di me
           Tu non sei che me
Sprofondo dentro di me
                   sono soltanto Te.

Ciò che siamo insieme
non morirà mai.

Come accada questo e perché
che cosa importa?

Lalla

Gruppo MAGOG