Funziona così. Mettono il grande scrittore su un bancone. Ne hanno appena disseppellito il cadavere, caldo di corruzione. Ne fanno scempio. Vendono pezzi di dita, dalla rotula ricavano posaceneri, dalla scatola cranica una lussuosa insalatiera.
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Esempio. Ernest Hemingway. Di ‘Papa’ non si butta via nulla, anzi, si può dire che sia il maiale più succulento della letteratura del Novecento. Nato 120 anni fa, nobilitato dal Nobel 65 anni fa, ha inventato un modo di scrivere che è diventato moda, lo abbiamo letto in tutte le salse, ha fatto scuola, come si dice. Ciò che ci resta è il gossip. O meglio: indagare nella tracotanza sessuale del grande scrittore.
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Esempi. Sul corpo cadaverico di EH sono fiorite biografie in quantità, talmente tante da aver scrostato il viso dello scrittore, fino a renderlo irriconoscibile, sconosciuto. Due biografie specifiche sono uscite quest’anno. Una l’ha scritta Andrew Feldman, s’intitola Ernesto. The Untold Story of Hemingway in Revolutionary Cuba. L’altra è firmata Omar Zevallos, giornalista peruviano, s’intitola Hemingway desconocido. Cuantro crónicas secretas sobre el escritor en el Perú y el mundo. Entrambe hanno al cuore della loro narrazione un fatto. Anzi. Una donna. L’amante cubana – l’ennesima – di Hemingway.
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La donna di turno di chiama Leopoldina Rodríguez; in una fotografia è ritratta mentre beve con Hemingway, a L’Avana, ha un foulard sulla testa, mani bellissime, l’atto con cui tiene la sigaretta denota una connaturata nobiltà. Zevallos ha ricostruito con devozione la biografia di Leopoldina: figlia di una domestica, padre sconosciuto, è cresciuta nella famiglia Pedroso, abbiente, per cui lavorava la madre. “I biografi parlano di Leopoldina come una delle prostitute che vagavano per El Floridita e che talvolta finivano nel letto di Hemingway. Come se fosse una donna insignificante… in realtà, Hemingway la amava molto. Era una donna colta e intelligente, che ha influenzato il suo lavoro”. Leopoldina pare aver ispirato la Liliana di Isole nella corrente, fu l’amante di José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della ‘Falange Española’, che le facilitò il ritorno a Cuba, Hemingway le faceva leggere i suoi manoscritti. Pare che a Leopoldina facesse schifo Il vecchio e il mare, lo trovava inautentico, “è falso come i profumi a basso costo di Calle Galiano”, gli diceva. Zevallos ha interpellato la nipote di Leopoldina, Ilse Built per certificare le sue ricerche: il finale è strappalacrime. Leopoldina accusa il cancro, è il 1950, “Hemingway la ha accompagnata fino alla fine della malattia, ha partecipato al funerale, che ha pagato. Incaricò il custode del cimitero di non far mancare mai fiori sulla sua tomba”. Cinicamente, ci sarebbe da domandarsi se sulla tomba di Leopoldina, Hemingway, ci sia mai andato – troppo facile ordinare ad altri il mero acquisto di un mazzo di fiori. Poco importa. Era un uomo tormentato dall’amare, dal talento dilagante, dissipato con chirurgica adesione al niente. La sua vita affascina – su “La Vanguardia” è pubblico un articolo, Hemingway, enamorado, piuttosto esplicito, “Nuovi libri esplorano la relazione durata dieci anni del Nobel con una prostituta cubana” – fino a divorarne l’opera. Rileggiamola, l’opera, ogni tanto, prima di perderci nei rivoli della frivolezza. (d.b.)
*In copertina: Ernest Hemingway e Leopoldina Rodríguez a L’Avana