Pasqua è festa e pratica, spoliazione e banchetto, ferita da cui sorge la vita, sepolcro come culla, stimmate come buco nero, fauci di silenzio. “Life”, l’inserto dello “Spectator”, dedica uno speciale a “The best films about faith to watch this Easter”. Lo firma Melanie McDonagh e qui se ne dà traduzione. Mai come oggi la nostra vita è in sepolcro, o meglio è ‘televisiva’, in differita, astratta – anche l’Eucarestia, per carnalità defunta, si svolge via etere. Quindi, ecco una lista di film che adornano la Pasqua, la festa. Io ne aggiungo un paio. Il film davvero ‘pasquale’ di Martin Scorsese è “Al di là della vita” (1999): estremo, magnetico, scomodo, magistrale. È giocato sui tre giorni decisivi – passione, morte, resurrezione – della vita di Frank Pierce/Nicolas Cage, paramedico che non riesce ad accettare la fine di una paziente. Troppo poco considerato nella filmografia di Scorsese, va rivisto. L’altro film è “L’isola” (2006), di Pavel Lungin, pellicola che racconta la conversione di un marinaio, e che riflette intorno alla figura del ‘folle di Dio’. Va visto, in questo caso, con i “Racconti di un pellegrino russo” sotto al braccio. (d.b.)
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I film ‘religiosi’ più belli, spesso, non sono quelli ovvi, con preti, chierici e storie bibliche (alcuni, per carità, sono notevoli, troppi, però, sono inguardabili). Al contrario, i film più riusciti catturano il cristianesimo lateralmente, ne esprimono il numinoso, i fondamenti della fede, attraverso un ritratto, un modo di vivere. Durante la Settimana Santa, ecco alcuni film utili a esplorare il mistero.
“La passione di Cristo”, 2004. Film realizzato da Mel Gibson mescolando inglese, aramaico, latino. Controverso. Accusato di essere a) molto violento e b) antisemita, benché gli eventi della Passione sono molto violenti e tutti i protagonisti, tranne i Romani, sono ebrei. Mel Gibson attinge dai Vangeli, enfatizza adottando la visione tardo medioevale sulle sofferenze di Cristo. Uno film per il Venerdì – ma non per gli schifiltosi. Il sequel si intitolerà “La resurrezione di Cristo”.
“Uomini di Dio”, 2010. Il film di Xavier Beauvois è basato sulla storia vera dell’assassinio dei monaci di Tibhirine, in Algeria, da parte degli islamisti. Un ritratto straordinariamente commovente del martirio, una esplorazione che penetra nel valore della parola obbedienza, della vocazione monastica. C’è perfino dell’umorismo. La storia di un’altra Passione.
“Silence”, 2016. Il film più inconsueto di Martin Scorsese, basato sul romanzo del giapponese Shusaku Endo. In un certo senso è un fallimento: Andrew Garfield non è adatto come protagonista (Adam Driver lo surclassa), il missionario gesuita incaricato di rintracciare in Giappone il suo maestro, Ferreira (Liam Neeson), inspiegabilmente apostata. Eppure, ci sono alcune scene meravigliose, indimenticabili. È una indagine, tra l’altro, sulla natura di Cristo crocefisso, e sulla persecuzione dei cristiani nel Giappone del XVII secolo.
“Mission”, 1986. Resta memorabile il film di Roland Joffé sulla missione gesuita in Sud America, con immagini indelebili – il gesuita che marcia sopra le cascate, con il suo carico – e un cast straordinario, in cui spiccano Robert De Niro e Jeremy Irons. La trama si concentra sulla redenzione dell’individuo e sul modo in cui si manifesta la fede in un mondo decaduto, dove la realpolitik vince sulla religione e in cui due potenze cattoliche, Spagna e Portogallo, combattono per i loro interessi schiacciando i nativi.
“La vita è meravigliosa”, 1946. A meno che uno non abbia il cuore inaridito, è il film di Natale preferito da tutti, è l’affermazione più esuberante del valore di ogni singolo essere umano (e una conferma della gerarchia angelica svelata dallo Pseudo-Dionigi l’Areopagita).
“Il pranzo di Babette”, 1987. In superficie, è la storia di una francese rifugiata in Danimarca, all’epoca della guerra franco-prussiana, presso la casa delle figlie di un pastore protestante. Quando vince la lotteria, Babette decide di organizzare un pranzo di commiato. Il film di Gabriel Axel è una favolosa metafora dell’Eucarestia.
Melanie McDonagh
*In copertina: Martin Scorsese mentre gira “Al di là della vita”