Un altro anno è finito, con l’Italia immobile, triste e sfasciata che conta ogni giorno i suoi morti innocenti. Intanto la Francia brucia, a causa di problematiche simili alle nostre, ma con i francesi che sono storicamente più incazzosi di noi e con Macron, contrito peggio di Dolce & Gabbana nella Campagna di Cina, che ammette di aver fatto delle stronzate.
Noi no, non per le stronzate, noi non siamo abbastanza incazzati per scendere in piazza, forse perché siamo ormai troppo delusi e rassegnati. Oppure perché abbiamo semplicemente paura di uscire di casa, visto che il Paese crolla a pezzi. Dai ponti ai cavalcavia fino alle ringhiere fuori dalle discoteche, strapiene all’inverosimile – tanto, se non succede una tragedia, chi se ne accorge?
È sempre il solito mix: incuria, furbizia, ignoranza, inadeguatezza, arroganza e criminalità. Mix ben amalgamato anche a Roma, esempio Capitale dello stato del Paese: la città in Occidente dove per i pedoni è più facile morire per strada. Badate bene. Non per una pallottola, per i romani al volante.
Mentre i sistemi economici innovativi del mondo – che non a caso gravitano attorno ai poli universitari d’eccellenza come il MIT a Boston, Berkeley e Stanford nella Silicon Valley e Zhongguancun e Shenzhen che ne rappresentano la versione cinese – stanno costruendo il futuro dell’umanità, da noi il CNR di Montelibretti ha invece il record dei parenti assunti. “Nella struttura più grande del Consiglio nazionale delle ricerche, alle porte di Roma, una lunghissima lista di familiari sotto contratto. Ci sono famiglie con sei membri all’interno. ‘Un lavoratore su tre è entrato così’. Il responsabile dell’Area: ‘Niente di strano, i concorsi non prevedono barriere per chi porta lo stesso cognome’”. Ovviamente: “La questione incide direttamente sulla qualità della ricerca, in declino” (si leggeva così su Repubblica del 21 febbraio 2018). D’altronde, se non hai un parente al CNR, come fai a trovare lavoro in Italia?
Lo sanno bene alcuni politici al governo che paiono dei dilettanti allo sbaraglio e vanno in tv a controbattere alle discussioni sullo sfascio, con la frase buona per tutte le stagioni: “Questo lo dice lei!”.
È comprensibile. Sono lì, in primis, per difendere il loro preziosissimo posto di lavoro: uno scranno in parlamento. Per molti la politica è solo questo: un posto di lavoro che non troverebbero altrimenti. Hanno vinto il loro “Turista per sempre”. E lo difendono come possono, senza particolari strumenti intellettuali, con un sorrisetto piccato e quella risposta: “Questo lo dice lei!”. Ecco perché una volta c’erano le scuole di formazione politica di DC e PCI. Almeno li facevano diventare bravi a far finta di sembrare utili alla causa.
Oggi i “migliori” di loro sono considerati i “barricaderi” dell’interruzione e della bagarre urlata nel confronto politico in tv. Per una categoria – le donne sono le più apprezzate, se piacenti ancora meglio – inventata da Berlusconi, assimilata da Renzi e ora pane quotidiano anche di Cinque Stelle e di quel “mistero buffo” che è l’odierno PD.
Va da sé. Quel posto di lavoro in parlamento è così prezioso e insperato che per loro è sempre festa, come hanno ben dimostrato i due deputati, una grillina e un leghista, beccati a fare sesso nella toilette di Montecitorio. Hanno fatto bene, quando gli ricapita tutto quel ben d’Iddio? Fuori da lì, nel mondo reale, il salario medio mensile dei 30enni cinesi in Cina è di 1.100 euro (dati Nielsen/Credit Suisse). Quello dei 30enni italiani è di 823 euro e di 821 euro per quelli a progetto (ISFOL). E in entrambi i casi parliamo di privilegiati perché in Italia il tasso di disoccupazione giovanile si attesta al 37,1% (ISTAT)!
Buon 2019? Questo lo dice lei!
Michele Mengoli