05 Gennaio 2018

Gli youtuber sono solo dei fancazzisti. A questo punto, molto meglio YouPorn e sudare sulle chiappe della Nappi

Neanche fossero Valentina Nappi. Eh sì, perché le visualizzazioni della Valentina nazionale sono facilmente comprensibili e, se non suonasse equivoco a livello social, direi pure condivisibili – voce del verbo facebookiano “condividere lo status di qualcuno”. Invece, mi fanno notare che ci sono dei ragazzini che diventano famosi su YouTube a mezzo di filmati in cui, per quel che ho avuto modo di vedere, si divertono a commentare i videogame con cui giocano. Costoro hanno dei follower. Di più: vengono pagati a seguito del grande numero di visualizzazioni. A quanto pare, ci sarebbero aziende disposte a retribuirli per far loro pubblicità. È chiaro, mi sono detto, che io della vita non ho capito un cazzo.

Purtroppo, o forse proprio perché assurdo, è tutto vero. C’è gente che guadagna, e grosse cifre, proponendo il nulla cosmico. Ho provato a guardare i video di uno di loro, tale Favij – ma anche a voi viene la rima con fava, o sono solo io? In questo filmato si difendeva dagli attacchi dei suoi haters (quelli che, sul web, ti odiano). Tralasciando il fatto che perfino lui con la sua oratoria in stile “Ehi raga” riusciva a essere più intrigante di Renzi, mi sono chiesto come ciò fosse possibile. Difendersi dagli haters e da quelli che gufano contro? Ma sul serio? Proprio come il politico appena menzionato? Non me ne voglia Favij per il paragone piuttosto squalificante.

Ripeto, non che questo ragazzo sia scemo. Chiunque riesca a vivere senza dover andare a lavorare, diciamo pure senza timbrare il cartellino e vendendo fumo, merita tutto il nostro rispetto. Alla fin fine, in un mondo di fessi, sono solo gli idioti quelli che tirano su la serranda al mattino, oppure che si laureano nella speranza di un lavoro dignitoso. Non per niente, la maggior parte di questi nuovi entertainer ha mollato l’università e si è messa seriamente a fare soldi, mica a spaccarsi la schiena. No, decisamente non sono scemi! Come spesso capita, peraltro, ad ascoltarli con attenzione e scevri da qualsiasi pregiudizio, ci si rende conto che il loro vuoto pneumatico… non è poi così spiacevole. È dinamico, ben infiocchettato, pure simpatico.

fais
Lui è il solito, irritante, irriverente Matteo Fais…

Parliamoci fuori dai denti: la colpa non è sua, quasi come per la maggior parte dei regimi politici che governano il civilissimo mondo occidentale. Qualcuno ha dato retta a certi leader come qualcuno segue certi youtuber. È assurdo, ma la logica sottostante, per quanto agghiacciante, è senza scampo. I migliori non trionfano quasi mai. Piuttosto sono cazzari, ladri, mezzecartucce e mezzeseghe, calciatori e puttane che non valgono più di 50 euro a botta quelli che emergono. Leopardi, da vivo, non mise su il becco di un quattrino. Tutto ciò dovrebbe indignarmi, ma non ci riesco. Se penso a Fedez che si fa la Ferragni anzi, sarò onesto, mi sale pure una certa simpatia nei suoi confronti, malgrado quei tatuaggi da pirla. Debbo pure confessare che ho messo qualche like alle foto della coppia in questione. Non so bene per quale strano motivo, ma mi pareva che, al netto della messa in scena, fossero realmente felici. Perlomeno, più di quanto lo sia mai stato io. Ma l’ho già detto, io non ho capito un cazzo della vita, questo è assodato.

A ogni modo ho chiuso YouTube, dopo un paio di video. Non è roba per me. Non sono un adolescente, addirittura non mi sono mai sentito giovane – qualunque significato possa avere questa parola oggigiorno. Non riesco a comprendere il valore di questi video fluttuanti nel web. Per me esistono i poeti, gli scrittori, Wagner, Beethoven, i Rammstein. Questo è il mio livello massimo di trasgressione, il livello più alto per épater le bourgeois. Il resto sono stronzate da idioti. Già, ma gli idioti sono la maggioranza. Gli idioti sono il mondo. E, quando guardo le foto di Fedez con la Ferraghi, o le visualizzazioni di uno youtuber, la granitica considerazione che ho di me stesso vacilla. Non so più chi sia nel giusto. L’unica cosa che riesco a pensare è che alla Nappi manca un qualcosa, per essere convincente, nelle sue performance, pur impegnando la sua mascella e i muscoli pelvici oltre ogni limite umano. Le manca quella che De André, in La città vecchia, chiama giustamente la “vocazione”. Credo che i soldi che le piovono addosso la eccitino più dei cazzi che maneggia e questo è un vero peccato dato quel corpo giunonico, fantasticamente abbondante, da mandare in solluchero ogni intellettuale chino, al momento, sulle sue sudate carte. “L’unica cosa che riesco a pensare”, dicevo, ma non sono sicuro che sia un pensiero granché profondo e significativo, come tutto ciò che faccio del resto.

Matteo Fais

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Come tutti i padri, anche io ho una ricetta per la salvezza dei figli. Ad esempio. Ho indorato il destino di mio figlio con un nome importante, biblico – Samuele – e l’ho edotto da bambino alla feroce bellezza del Libro della giungla, ai tremori di ‘Ed’ Poe, all’olio di ricino spirituale di Sant’Agostino, alle inquietudini nautiche di Conrad. Esito. Il ragazzino ora pare il figlio nano di Brad Pitt, ha 14 anni, è irriconoscente, irrecuperabile, uno sconosciuto e passa il tempo davanti al cellulare ad ammirare quei fancazzisti degli Youtuber che gli insegnano i segreti di Minecraft. Almeno guarda YouPorn, lo imploro, così al posto di fare un cazzo, il cazzo lo usi per fare qualcosa, gli dico, ma niente, nessuno ha capito che il video di un Favij qualunque è molto più devastante di una porcata della Nappi – mi sono informato, bel culo, anche se non sa chiavare come minchia comanda. Per lo meno, da una parte – i video su YouPorn – è sempre il corpo, come da qualche millennio in qua, da sempre, a spadroneggiare; dall’altra è solo il siderale deragliamento del cervello. Detto questo, il ‘mezzo’, anche a letto, non conta: conta come lo usi. In televisione si vedono idiozie non diverse da quelle a cui assistiamo su YouTube: semplicemente, la rete è una specie di Woodstock permanente, una carnevalata, uno si sente importante solo perché piscia, posta la sua pisciata, è sommerso da ‘mi piace’, fa i soldi ed è felice.

Rubens-Davide-Golia
Lui è Davide Brullo secondo Rubens

Eppure, sappiamo tutti che i soldi non misurano altro che la dimensione della nostra frustrazione. Chi ha i coglioni, chiude ogni rapporto virtuale con il mondo, va a piedi fino alla soglia dell’Antartide, per il solo gusto di sentire l’odore acre del ghiacciaio. A quel punto, può dire di aver vissuto degnamente. Il resto, è una vita autistica, da autisti del proprio delirio: io non conosco quasi nessuno di quelli che vantano ‘milioni di followers’ e non trovo nessuno, nel paese in cui abito, che abbia voglia di parlare con me, per un giorno intero, della prima produzione poetica di Pasternak o del terzo dei Sonetti a Orfeo di Rilke o dei racconti postumi di Lev Tolstoj, che è poi la sola cosa di cui bisognerebbe parlare. Come mai? Il fatto è semplice e sovrano. L’uomo non è più uomo. La specie è cambiata. Irrimediabilmente. Io vedo mio figlio. Non è un uomo, è qualcosa tra un varano e un alieno. Pensateci. La rete funziona perché tutti, in modo perverso e paradossale, da seviziatori o da vittime, pensano di essere qualcosa e di avere per questo qualcosa da dire o da commentare. Invece, l’uomo è nulla. Un corpo vuoto. Per questo, a partire da questa considerazione – l’uomo è nulla, non ha neanche l’eleganza di una tigre, non saprebbe come fare a vivere in un bosco – l’uomo cerca di riempire il proprio nulla con altro. Kipling, Goethe, Cartesio, Platone, ciò che vi pare. Il vuoto non si riempie, ma si sutura. Siamo sempre nullità. Ma nullità consapevoli. Non abbiamo nulla da dire, ma sappiamo guardare il cielo. Finita la ramanzina, vengo all’esperimento. YouTube è un vaso. Nel vaso puoi mettere delle stronzate. O puoi coltivare una pianta di menta. Tre decenni fa, Rai 3 mandò in onda la lettura de La camera da letto, il poema definitivo di Attilio Bertolucci. Lo share fu devastante, ma non di solo share vive l’uomo. Anzi. Quasi tutte le cose memorabili che fa l’uomo sono ripagate dall’ingratitudine. Ora. Aprirò un canale YouTube, diventerò il vampiro degli youtuber. Affollerò YouTube con le letture integrali di: Ungaretti, Montale, Coleridge, Dickinson, Whitman, Achmatova… Gli applausi sono inversamente proporzionali al genio. Solo le scimmie applaudono per niente. E io degli applausi di una massa di scimmioni non so cosa farmene. Il compito di ogni grande opera è raggelare, decapitare lingue e polsi, costringere al silenzio.

Davide Brullo

Gruppo MAGOG