27 Dicembre 2017

Buone feste a tutti! Mia nonna, intanto, vede i morti sul soffitto. Ovvero: in questo Paese ti paghi la vecchiaia se hai i soldi, altrimenti muori come un cane

Guarda il soffitto tutto il giorno. Sul soffitto vede i morti. Ogni tanto parla con loro. A volte ride. Anche io, quando la vado a trovare, guardo il soffitto. Forse i morti fanno surf, mi dico. Vorrei imparare a parlare con i morti. Ma i morti, lo so, sono allucinazioni. Un paio di gocce del medicinale giusto e mia nonna, 89 anni, allettata da qualche mese, incapace di sollevarsi senza l’aiuto della badante, quasi sdentata, magrissima, smetterà di vedere i morti, una folla più fiera delle costellazioni, tornando a vedere il soffitto per quello che è, riconoscendomi, rientrando nel mondo, muto, bastardo, crudele. Da maggio la nonna vive tra il letto e la carrozzella. Sulla carrozzella va al tavolo della cucina, dove ingurgita micidiali biberoni allestiti dalla badante. Poi guarda un po’ di televisione. Si stanca presto. Soprattutto d’inverno. Ha freddo. Anche se in casa il riscaldamento è sparato a 26 gradi notte&giorno. Cerco di riconoscere ogni giorno nei suoi lineamenti i tratti di mio padre, morto tre decenni fa. Gli occhi di mia nonna, liquidi e grigi, non sanno nulla del mondo di qui – ieri, ad esempio, ha attaccato un refrain continuo, ‘un po’ di sale, un po’ di sale, un po’ di sale’ – ma sanno vedere il mondo al di là. Mio nonno, che è morto nel 2012, è sempre al suo fianco, gli parla. Poi parla a un mucchio di altri morti che non conosco. Da quando è a letto, i pannoloni sono la nostra divinità, una specie di Apollo fecale. Mia nonna, come tanti altri vecchi, è sola. Non ha mai lavorato, ha la ‘minima’ e l’aiutino di Stato – 500 euro al mese – perché è totalmente inabile, non può badare a se stessa. Con i soldi che ho, riesco a pagare la badante part time, il resto sono salti mortali. Sbattere la vecchia in un ospizio, la bidonville dei vecchi, non mi va. E poi non me lo posso permettere. A Natale sono stato con lei la mattina – ore 8.30-9.30 – nel primo pomeriggio – ore 14-15 – e la sera – ore 17.30-18.30. Di solito, porto con me il computer, così lavoro nel letto di fianco al suo. Le preparo una tazza orzo caldo. Le sminuzzo dei biscotti in bocca. Li succhia. Li inghiotte. Scompaiono come plancton nella bocca di una balena. Dice grazie. Sa ancora dire grazie e ancora mi riconosce: è già una benedizione. Ora, di ottenere il plauso dei puri di cuore e la lacrimuccia degli amici non me ne frega niente. Espongo un problema. Mentre la notte di Natale assistevamo a un bombardamento terra-aria di tappi di champagne, una falange di vecchi erano soli come cani, in orizzontale, sul letto, con l’orizzonte del niente davanti a loro. Soli perché inutili rompipalle? Certo. Ma soli anche perché sono davvero soli. Non hanno parenti. Mia nonna, ad esempio, non ha parenti né amici. Le resto solo io, il nipote. Altro problema. Che dignità di vita sappiamo offrire ai vecchi? Silvio Berlusconi – un vecchio – cerca di ottenere i voti dei pensionati con la retorica del “pensioni minime a 1.000 euro al mese”. Non basta. I soldi non sono tutto. Il problema è trovare la formula per vivere una vita degna di essere vissuta. Altrimenti, francamente, meglio uccidersi. Quando il cervello ti va in pappa e sei solo un peso per chi hai intorno, meglio uccidersi. Al problema se ne lega un altro. I soldi. Rieccoli. Solo se hai i soldi ti puoi pagare una vecchiaia degna. Altrimenti, muori come un idiota. Se muori. Sennò, fai morire chi hai intorno. Che Stato di merda siamo riusciti a creare. I vecchi non hanno il denaro per morire, le badanti vengono pagate in nero, l’epica dei consumi non ha prodotto Rilke, Kafka e Tolstoj per tutti ma minchiate ogni dì, a guadagnare tanti soldi non è il più bravo ma il più scaltro. Mia nonna, qualche giorno fa, mi pregava di avere un po’ di notte. Non so cosa voglia dire. Tengo queste parole come un amuleto. Qualcosa che il tempo saprà svelare con la ferocia dell’erba che cresce tra le tombe, incurante della morte. E i politici sognano di farci vivere fino a 125 anni. Col cazzo. 125 anni in questo Paese sono una maledizione.

Davide Brullo

Gruppo MAGOG