02 Aprile 2022

Alessandro D’Avenia: 12mila euro per un evento pubblico. Io non ci credo...

Qualche giorno fa ha fatto discutere la vicenda del contratto di Alessandro Orsini pattuito con la trasmissione “Cartabianca”: avrebbe incassato 12mila euro per sei presenze televisive, 2mila euro a puntata. Il contratto è stato cancellato, e Orsini ha recitato la parte geopolitica con piglio nietzschiano, in Rai, gratis. Senza fragore polemico, invece, Alessandro D’Avenia, il professore apollineo, biondochiomato, ha ricevuto la stessa cifra: è stato invitato, il 2 aprile, “per l’evento sul tema della scuola e dei giovani”, dal Comune di Riccione. Un evento unico. 12mila euro.

La notizia non è un mistero esoterico, un groviglio di illazioni: qualunque cittadino – dacché di soldi pubblici si tratta – può sfogliare l’Albo pretorio del Comune di Riccione, scaricarsi la Determinazione n. 389 del 15 marzo 2022. Oggetto: “Sotto il sole di Riccione. Primavera 2022… Affidamento prestazioni artistiche”. La rassegna, che ha il titolo che pare una pizzeria, “La Riccionese”, si sviluppa, nei mesi di marzo e di aprile, in tre momenti. Il primo, accaduto il 16 marzo, ha avuto per protagonista Nicola Porro: il “giornalista, residente a Milano”, dalla fama, presumo, più chiara di quella di D’Avenia, si è accontentato di un cachet di 700 euro. L’evento del 21 marzo ha visto impegnata una compagnia locale, Korekanè, liquidata, per così dire, con 325 euro. Per Alessandro D’Avenia, invece, il Comune ha impegnato “la somma complessiva di euro 12.000”; l’“importo complessivo” destinato alla rassegna è così “di euro 14.964,82”, munti dal “Bilancio dell’esercizio finanziario dell’anno 2022”, insomma, dai soldi pubblici, dei cittadini, dei riccionesi.

Ora. 12mila euro per un incontro pubblico, un evento effimero, a parlare di scuola, mi sembrano una enormità, una follia, un’offesa civica. Di Alessandro D’Avenia, di cui non amo i libri, ho sperimentato la protervia dell’orgoglio; è permaloso. Qualche anno fa mi ha scagliato addosso gli avvocati perché ho osato stroncare un suo libro; mi ha sorpreso, sono stato educato in modo diverso, a duellare con altro ingegno, senza ricorrere a terzi e a minacce. Nelle fotografie, tuttavia, D’Avenia sorride sempre, pare un bravo ragazzo, un giusto, uno che sta bene ovunque e fa del bene al prossimo. Voglio dire: uno a parlare di scuola a professori e ragazzi, specie se è invitato da un piccolo Comune di questo Paese costantemente in disarmo, va gratis. Credo, sono certo, che uno che scrive libri per editori importanti e che firma rubriche per giornali conosciuti, a fare una chiacchierata sulla scuola italiana, a ‘educare’, diciamo così, vada gratis. Credo sia un onere, una missione, una fede. Credo, addirittura, sia questione di una connaturata grazia: uno che scrive non bada al vile denaro, dice, usate i soldi per cose più importanti; dice, io sono sempre altrove rispetto ai vili marchingegni del mondo, non mi faccio comprare, non mi vendo. Semmai – d’altronde uno che scrive libri è di partenza povero in canna – vendo i miei libri, comprate i miei libri. Lo ripeto: non mi piacciono i libri di D’Avenia – quelli che ho letto: non escludo possa trasmutarsi in Proust – ma sono certo che sia un uomo autentico, onesto, con una sua percezione della grandezza e del sacro. Quindi, poche palle: sono certo che il dirigente responsabile della Determinazione n. 389 del Comune di Riccione abbia fatto un errore. Può accadere. Non dovrebbe accadere. Ma può accadere. D’Avenia a Riccione, a parlare “della scuola e dei giovani”, autopromuovendosi – si legge che “l’evento… trae spunto dal suo ultimo libro L’appello” – non piglia 12mila euro, è eticamente, spiritualmente impossibile. Sono portato a credere che il dirigente incaricato abbia aggiunto, per sbaglio, uno zero in più al cachet, la penso così, e i fatti mi conforteranno.

D’altronde, per dire, con 10mila euro, tre anni fa, attraverso questa rivista, “Pangea”, a Rimini, abbiamo ideato una rassegna intera. Tra gli altri, sono passati Maria Antonietta e Monica Guerritore, Franco Rella, Luca Doninelli, Piergiorgio Odifreddi. Non erano soldi pubblici. Riuscimmo a organizzare anche un incontro speciale, grazie all’editore Sandro Teti. A Rimini sbarcò Eduard Limonov, il famigerato; il Comune aveva concesso il Teatro degli Atti. L’incontro fu lungo, clamoroso, fitto di popolo. Un evento. Limonov non chiese un soldo. Gli trovai un albergo. Non partecipò neppure alla cena organizzata per lui. Non poteva masticare. Insieme alla sua guardia del corpo, gli andai a comprare una confezione di formaggio morbido, da succhiare, in un supermercato poco lontano dall’albergo. Era notte, era dicembre, Limonov sembrava avere chiodi negli occhi.

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