L’Africa è l’opera estrema di Arthur Rimbaud – l’opera più enigmatica.
Dopo una spirale di infidi vagabondaggi, Rimbaud, il ragazzo che ha rivoluzionato la poesia, approda ad Aden, nello Yemen, e poi ad Harar, in Etiopia. È il 1880, vi resta per il resto della vita: si fa commerciante d’armi, impresario, esploratore. Viaggia in Ogaden, in luoghi mai percorsi da europei; scrive lettere accorate, lamentandosi del tempo, della noia, che lo annienta, di un’inquietudine da carismatico del caos. Ha dimenticato la poesia, nulla chiede dei suoi libri. Ricoverato a Marsiglia nel 1891, in punto di morte, menomato nel corpo ma non nello spirito, chiede, delirando, di farsi imbarcare ancora per l’Africa, per una destinazione sconosciuta, “Aphinar”…
Intorno al destino africano di Rimbaud molto è stato scritto, la leggenda ha sovrastato la biografia. In questo libro, insieme a una selezione di lettere di Rimbaud dall’Africa, si pubblica una testimonianza finora inedita: il diario di viaggio di Jules Borelli, volitivo avventuriero francese, che nel 1887 compì insieme a Rimbaud una rocambolesca esplorazione nello Scioa, alla ricerca di re Menelik.
Un invito al viaggio – anzi, alla perdizione.
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Illustrazione in copertina di Angelo Borgese