Mozzo dall’età di quattordici anni, sodale dei corsari, amico degli oceani, nato a Bordeaux nel 1780, Joseph Kabris approda a Nuku Hiva nel 1798, diserta, si avventura nei meandri di quell’isola sperduta nel Pacifico, pressoché sconosciuta. Ha l’indole sommaria di un Dioniso, Kabris, è la prefigurazione di un Rimbaud meridiano: la tribù locale, che ha fama di divorare i propri simili, lo accoglie come una divinità. In breve, Kabris si ambienta, gli è concesso di sposare la figlia del re, viene ricoperto di tatuaggi che ne determinano il rango, nobile. Colto da un’inquietudine insana, il ragazzo, nel 1804, si imbarca – non sappiamo se volontariamente o meno – su un bastimento russo che sta esplorando le Isole Marchesi. Su quella stessa isola, vent’anni dopo la morte di Kabris, disertò il giovane Herman Melville. L’esperienza di vagabondaggio alle Marchesi è alla base del primo romanzo del grande scrittore americano, Typee: A Peep at Polynesian Life, edito nel 1846.
Nel presente volume si pubblica il resoconto delle peregrinazioni di Kabris, finora inedito in Italia, insieme ad alcune pagine di Typee, che descrivono Nuku Hiva, specie di Eden lussureggiante e intriso di mistero.
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