“Sempre annoiato e scalzo in riva all’acqua”. Sia lode ora a Raffaele La Capria
Letterature
Fabrizia Sabbatini
Ragazzi, che delusione. Che batosta, sto a pezzi. Ho letto A proposito di niente, l’autobiografia di Woody Allen. Che miseria. La descrizione di un niente. Appunto. Da quando ho chiuso il libro, non faccio che chiedermi cosa dannato caz*o vi hanno di elevato trovato, i recensori, nell’auto-narrazione di tale star di uomo. Scialbo, noioso, lento. Vecchio, ma vecchio di indole, non all’anagrafe. E usare ognuno di questi aggettivi è per me, alleniana di ferro, una coltellata autoinflitta. Scopro subito le carte: seguo Woody Allen stile groupie da quando ero una ragazzina e lui già maturo signore maritato a Soon-Yi. Non ricordo il primo film che ho visto, ne ho visti tanti, tutti, alla rinfusa, combinando l’Allen degli esordi con quello miafarrowiano, e l’Allen dei flop degli anni ’10 del Duemila con quello degli Oscar degli anni ’70. E ho amato alla follia l’Allen scrittore, e di lui ho divorato libri, sceneggiature, e le tre biografie di Eric Lax. Ed è su queste ultime che punto a consiglio il più spassionato per chiunque voglia conoscerne il genio. Genio che c’è stato e c’è. Io mi rifiuto di credere che il vero Allen sia il borghese piccolo piccolo incensatosi in queste pagine.
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Che mi sia sempre sbagliata, in tutti questi anni di amore incondizionato verso tale ingegno? Davvero Allen non ha cultura come non fa che ripetere in A proposito di niente? Davvero ha letto così poco, davvero la sua erudizione è frutto di mere citazioni, davvero è questa ‘robetta’ qui? Non posso crederlo, non voglio crederlo. Eppure, è scritto. Ripetuto più volte, con un compiacimento che a definire irritante è niente. Signori critici, scusate, ma dove le avete lette le pagine che da fine marzo non fate che osannare? Dove caz*o stanno, in quale edizione, di certo non la mia: se avete ragione voi alla copia in mio possesso mancano dei pezzi. Le pagine che vi stanno e che ho letto sono piene di ripetizioni, e sono leziose, peggio, sono modeste. Scritte da uno che sulla pagina scritta per tutta la vita vi è stato e mai vi si è rivelato nella mediocrità qui riportata. Grigiore, battute scontate, sinceramente a me ha fatto ridere solo quella sul Lupo della steppa a pagina 59. Su 398. E poi, ve lo dico, non è tanto la banale esposizione di una vita oggettivamente non banale ad avermi deluso. No. È l’indifendibile immaturità sentimentale di Woody Allen. Fuori luogo, colpevole, non accettabile in un uomo di 84 anni. Preciso che non mi riferisco alle pagine – queste sì, più che notevoli – dedicate da Allen alla sua sacrosanta difesa e versione dei fatti sull’affaire Mia Farrow/Soon-Yi/molestie alla figlia Dylan. Anzi. Sono queste pagine necessarie, dopo 30 anni in cui Allen ha scelto il silenzio a protezione delle due figlie cresciute con Soon-Yi. No. L’immaturità sentimentale di Mister Allen è indigeribile quando riferita alle sue storie con Diane Keaton, la prima moglie Harlene, la seconda Louise, l’attuale Soon-Yi. Passo a processarle una per una.
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Abbassate quei ditini ammonitori, non ditemi che la vita privata altrui non è affar mio quando è liberamente svelata in un libro pubblicato dietro lauto compenso. Allora, Diane Keaton: Allen spreme due righe di elogi per un’attrice a me nei suoi ultimi film insopportabile, però grandiosa a inizio carriera e fino agli anni ’90 almeno. Ma: sfido chiunque a non ritenere offensiva e da galera la presa in giro che Allen fa della serissima bulimia che ha afflitto la signora Keaton. Lui la schernisce, elencando tutti i cibi che la ragazza davanti a lui ingurgitava per ogni volta vomitarli. Allen canzona una persona malata, malattia narrata per filo e per segno dalla Keaton nella sua autobiografia Oggi come allora. Diane Keaton e Woody Allen hanno convissuto anni, e lui ha la faccia tosta di scrivere di avere scoperto e appreso dei disturbi alimentari della sua ex compagna soltanto alla pubblicazione del di lei libro. E nel suo, di libro, ne ride! E la deride, e in più punti. Basta leggerli. Non ho finito: per anni hanno bollato Allen quale pervertito, malato sessuale perché ha sposato una 22enne mai stata sua figlia (Soon-Yi è figlia adottiva di Mia Farrow e del musicista André Previn), ma neanche figliastra in quanto Allen e Farrow non solo mai hanno vissuto insieme, ma Allen ha cresciuto esclusivamente i tre figli – uno biologico (forse) Ronan, due adottati, Moses e Dylan – avuti con Mia. Per anni lo hanno condannato in un processo mai svolto contro accuse di molestie su Dylan, accuse smontate in più indagini accurate e separate. All’opposto non hanno niente da dire sull’Allen che si è fidanzato e sc*pato una dopo l’altra tutte e tre le sorelle Keaton? Ciò vi pare normale o non un tantino… che so… pruriginoso, se non egocentrico? Per caso, oltre che in Beautiful, conoscete qualcuno che s’è portato a letto tutta una progenie? È scritto nel libro, e io non l’ho scorto, nemmeno a mo’ di battuta, in alcuna sua recensione.
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Sorvolo sul primo matrimonio di Allen, con la 18enne Harlene, ovvio che erano troppo giovani per far funzionare alcunché, e passo al suo secondo matrimonio con Louise Lasser: come si possa prendere alla leggera la personalità di una bipolare, segnata da una madre maniaco-depressiva suicida, una persona che usa e abusa di ogni tipo di droga pesante, è fuori dalla mia portata. Qualcuno me lo spieghi perché io qui non ce la posso fare. Allen descrive e si descrive in questo rapporto con una superficialità desolante. Si schermisce come davanti ai problemi della Keaton: io non conoscevo la bulimia, che potevo fare? Io non conoscevo il disturbo bipolare, che potevo fare? Ma una caz*o di minima responsabilità, Mister Allen, se la vuole prendere, sì o no? Chi di voi davanti alla persona che ama e che vede in difficoltà ha l’ignavia di girarsi dall’altra parte? Chi? E ora salto la telenovela con la Farrow, perché voglio urlare contro l’unione sentimentale la più insulsa, stupida, stagnante finora sentita: quella tra Allen e Soon-Yi. A parte le righe trite e ritrite “ci amiamo come il primo giorno… non ci annoiamo mai… lei è la migliore delle mogli…” ripetute fino alla nausea, Soon-Yi è in queste pagine descritta quale donna la più involuta della Storia contemporanea. Persino mia nonna, nata negli anni ’20 in un paesino ciociaro, era mille anni più avanti di lei. In un passo Soon-Yi vi è delineata “carina e intelligente”. Roba che se l’uomo che amo mi dicesse una frase simile, io lo ghigliottino. Carina e intelligente?!? Un marito ti deve s-t-i-m-a-r-e oltre ogni criterio possibile. E come stimi una donna che, testuale nel libro, non ha una professione, un interesse, tranne lo shopping? Soon-Yi non fa un caz*o da mane a sera (pagine 327-328): non si occupa della casa dacché il marito è ricco e ha la servitù, non si occupa delle figlie dacché le figlie sono all’università, così passa ogni giornata nell’ozio totale, e a leggere dalla prima all’ultima riga il New York Times. Ma lo sconcerto è che, avendo sposato una 22enne oggi 50enne tu, Woody Allen, sbrodoli su una donna dallo sviluppo sessuale nullo. E infatti, cari lettori, non si può barare: sono le nostre fantasie, e bisogni, e appetiti sessuali gli stessi che avevamo a 20 anni, a 30, e via sc*pando? Logico che il nostro personalissimo libro sessuale lo scriviamo vivendo. E come te lo vivi andando a letto con lo stesso uomo da 3 decenni, uomo che ti ha “aperto al mondo e guidato” (così nel libro) quando lui di anni ne aveva già 56 e aveva “fatto quattro salti tra le lenzuola” (dio mio, Mister Allen, che metafora povera e volgare nel riferirsi al sesso!) con chiunque la fama gli aveva fatto cadere tra le braccia?
Barbara Costa