06 Luglio 2023

Rompere gli specchi. Intorno a una poesia di Victor Segalen

Ritorno a tradurre Victor Segalen perché la sua saggezza è stimolo al ricordo, inquieto non accontentarsi, diramazione di verbi antichi.

Questo poeta risveglia mie sensazioni ormai sopite, accenna al passato oramai sepolto, che mai sepolto del tutto sarà. Victor Segalen è una falena nella notte estiva, buia come il canto di un corvo, eppure attraente al tempo stesso, in quanto promette avvedutezza e oculatezza rispetto a quanto già avvenuto.

Perché insisto su ciò che non è più? Come mai indugio su un amore finito? Perché tra i miei scritti ne ho fatto romanzo; illusione che si fece sfogo, ramificazione dell’indifferenza. Imprimere su carta l’amore tradito ha voluto significare per me aprire la porta alla sofferenza e alla catarsi, verso uno sguardo futuro ignoto che poi si è trasformato nel vero-nuovo unico amore trovato e ritrovato.

Specchi

Ts’aï-yu si riflette nell’argento lucido per aggiustare le sue
corone nere e le perle sui suoi diademi.

O se il rosso è troppo pallido negli occhi, o l’olio bianco
troppo lucido sulle guance, lo specchio, con un
sorriso, la avverte.

Il Consigliere si ammira nella storia, vaso lucido dove
tutto viene alla luce: marce militari, parole
dei Saggi, sventure di costellazioni.

Il riflesso che ne riceve ordina la sua condotta.

*

Non ho né diademi né perle, e nessuna impresa da
compiere. Per regolare la mia singolare vita, contemplo
me stessa unicamente nel caro quotidiano.

La sua faccia, ‒ meglio del denaro o dei racconti antichi, ‒
insegna la mia virtù d’oggi.

Victor Segalen            

(traduzione da Stèles, Éditions Gallimard, 2019, p. 61)

Dopo tutto è lo specchio (o gli specchi) ad animare le nostre vite, ad affollarle di pensieri ed enigmi parzialmente irrisolti o irrisolvibili. Affrontarlo, induce a tensioni e nervi elettrizzati. Affrontarlo porta alla verità. Proprio per questo, se leggo e rileggo e traduco la poesia di Segalen, riaffiora nella mia mente quell’amore, quel bacio rubato che fu Sofia, la mia prima musa. In lei ancora vedo i suoi infingimenti, quelle perle che brillano e attirano, gli anelli del pensiero, quelle sue guance rosse nell’atto di mostrarsi qualcun’altra (diversa da sé) nel poco tempo libero a disposizione.

Se Victor Segalen mi riconduce alla saggezza, Sofia invece, nel tempo, si è dimostrata “Consigliereˮ, lottatrice pronta a tutto, storia il cui riflesso “ordina la sua condottaˮ, ingannando lo sfortunato amante.

Tutt’altro io ‒ poeta antico ‒ povero di tutto e in tutto, senza alcuna impresa da attendere, se non la preghiera dell’opera, compio il mio vivere alla giornata; ed il mio volto contempla quasi la virtù del vero. Dunque, perché si dovrebbe infrangere uno specchio? Distruggerne il ricordo… Tanto meglio guardarsi e parlarsi schiettamente, in attesa di quella virtù che porterà sicuramente ad altro!

Giorgio Anelli

Gruppo MAGOG