21 Febbraio 2018

Se vi pagano un articolo 6 euro è colpa dei licei al Parioli, con “studenti provenienti da famiglie benestanti” che fanno fatica a convivere con i figli dei portieri

È un po’ complicato gestire il mio essere Dr. Jekyll e Mr. Hyde. In tanti mi chiedete di spingere l’acceleratore sui consigli di business aggressivo di Awanagana Mengoli, lo zar dei cialtroni. Sono altrettanti, però, quelli che vogliono il mio lato ultra-etico, da Torquemada della stampa. Allora oggi faccio un “ammazzacaffè” che somma entrambi, tornando sulle parole di Nicola Marini, presidente dell’Ordine dei giornalisti (come ho già detto, uno degli enti più inutili della storia dell’umanità): “La situazione dell’editoria è devastante, ormai il 65% degli iscritti è precario o disoccupato. Otto su dieci hanno un reddito intorno ai 10mila euro, quindi sotto la soglia di povertà”. È ovvio che contratti di collaborazione con la cessione del diritto d’autore ai quali ti obbligano realtà nazionali di primissimo piano con compensi lordi da 6 a 40 euro (per articoli fino a 826 caratteri e oltre), con tetto massimo fissato a 10 pezzi al mese, non possa aiutare né a far vivere dignitosamente i precari, né tantomeno ad alzare la qualità dei loro contenuti. Ma è altrettanto ovvio che con l’informazione cartacea in crisi da oltre 30 anni – ricordo che soltanto nell’ultimo decennio tutti i giornali hanno dimezzato le copie vendute – se un Awanagana Manager non si fosse inventato una formula di collaborazione capestro per pagare con due brustolini quegli sfigati di collaboratori senza cognome dinastico e santi negli uffici ovattati dei piani nobili degli editori, il banco sarebbe saltato da un pezzo. Sono cazzi dei giornalisti, potrebbe obiettare qualche Salviniano-Renziano-Grillino & Compagnia bella, legittimamente. Però poi leggi Corrado Zunino su Repubblica e capisci che gli strateghi ispirati all’Awanaganesimo sono ovunque. Per una filosofia – l’Awanaganismo – che vuole sempre più distanziare i “milordini” dei piani nobili dagli scarafaggi degli scantinati e, soprattutto, il prima possibile. Scrive Zunino sui licei d’Italia: “Nell’ansia di far apparire un istituto privo di problemi, pronto a fornire la migliore didattica senza impacci con gli adolescenti stranieri o i ragazzi bisognosi di sostegno, i dirigenti scolastici hanno licenziato rapporti di autovalutazione classisti”. Sugli studenti, l’Ennio Quirino Visconti, il liceo classico più antico di Roma, precisa che “tranne un paio, sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile” e fa piacere sapere che la presidente della Camera Laura Boldrini vi ha tenuto lezioni sulle “fake news”. Mentre il romano Giuliana Falconieri, al Parioli, spiega che “Gli studenti del nostro istituto appartengono prevalentemente alla medio-alta borghesia romana. La spiccata omogeneità socio-economica e territoriale dell’utenza facilita l’interazione sociale”. In pratica, riflette Zunino, “si parla solo tra pari grado”. Però, sempre al Falconieri, devono ammettere che la scintilla della rivoluzione “portinaia” non è del tutto spenta: “Negli anni sono stati iscritti figli di portieri e/o custodi di edifici del quartiere. Data la prevalenza quasi esclusiva di studenti provenienti da famiglie benestanti, la presenza seppur minima di alunni provenienti da famiglie di portieri o di custodi comporta difficoltà di convivenza dati gli stili di vita molto diversi”. La beffa, per questi Awanaganisti della medio-alta borghesia, sarebbe avere un figlio con la passione del giornalismo. O forse è meglio di no, perché poi in qualche modo i genitori riuscirebbero a farli assumere di sicuro e magari gli editori sarebbero costretti ad abbassare i compensi dei precari da 6 a 1 euro. Lordo. Che significa anche “sporco, sudicio, lercio”. Come può essere la vita, quando sei sull’uscio, piove e fa freddo e nessuno ti vuole fare entrare.

Michele Mengoli

www.mengoli.it

Gruppo MAGOG