Scoperta e apprezzata dall’ottimo editore Laurana, Veronica Tomassini ha pubblicato per editori di prestigio come Marsilio, e altri. Per giungere, con questo L’inganno, a La Nave di Teseo. Il suo romanzo non è sempre di facile lettura, ma è di un’intensità senza pari.
Un romanzo per chi ama la grande letteratura del passato, ma certo non solo. Certo, di queste cose non si può essere certi, nel mondo dei libri tutto può accadere.
Una donna del Sud giunge a Milano probabilmente dalla Sicilia, alla ricerca di un amore conosciuto via internet, un trombettista francese, Javier. Vive da un affittacamere, una certa Erminia. Un tremendo quadretto, ma vero, di una certa Milano:
“La sobrietà borghese e i suoi interni raffermi, una specie di solstizio con un sole freddo, malato. Un modo per sfuggirvi forse era proprio l’amore nella massima declinazione dell’impossibilità”.
Poco prima l’autrice scrive:
“Inavvertitamente ho incontrato l’amore. L’ho incontrato sempre. Non lo sapevo. L’ho incontrato nella sete, in una via del centro di Milano, in una chiesa, dentro il canto crepuscolare dei pope belli e severi come cherubini”.
E c’è anche di meglio, dentro questo “contenitore letterario” che è in fondo il romanzo, non importa di quale genere.
Ma che cosa è davvero L’inganno?
Un “contenitore letterario” di gran pregio; pieno di sentimento, di intelligenza, di ricerca, di voluta confusione, di frasi bellissime. Una leggera – proprio in filigrana – prosa poetica. La Tomassini ha un marchio tutto suo, nemmeno fosse depositato.
Dentro la ragnatela urbana di una Milano che può essere inferno o parzialmente paradiso, e in certi posti cupa come uno scantinato. E dove si corre in modalità robot, come in tutte le metropoli. Questa donna del Sud, piena di fede in Dio, cerca una specie di amore impossibile; un trombettista straniero. L’inganno del titolo è il sentimento, la gentilezza, tutte quelle cose che spesso nascondono altro, perché il mondo è un globo fatto di scatole cinesi, e solo la fede in Dio, che lo si sappia o no, aiuta nella sofferenza.
L’andamento del libro non segue una trama precisa, procede per accelerazioni, svolte, una melodia che spesso si interrompe; in musica potrebbe assomigliare a certo Ravel, a Schubert, a certi compositori del neoclassicismo musicale; ma anche a L’appuntamento di Ornella Vanoni.
Fare nomi di altri scrittori ci sembra banale. Meglio il paragone con la musica.
Ma no, cambiare idea è dei saggi: c’è qualcosa di Anna Maria Ortese, come altri hanno rilevato; per quanto, come detto, la Tomassini suoni la sua musica originale.