25 Marzo 2024

Tecnologia nostalgia. I vecchi cellulari e il tempo che passa

I vecchi cellulari finiscono nei cassetti, esiliati tra penne e matite. Dimentichi della nostra mano veloce, ci guardano ottusi, fatti estranei dal tempo che è passato. I vecchi cellulari non ti cercano più, e invano fissiamo il nero del loro schermo in attesa di un bagliore che non arriverà. A lungo li abbiamo portati con noi, guardandoli con trepidazione, speranza, delusione o fastidio. A lungo li abbiamo stretti tra le mani, con familiarità e fiducia, attenti al loro richiamo. Poi, però, per un motivo o per un altro, d’improvviso o con progetto, questi telefoni sono stati sostituiti, e il loro schermo si è spento. Così, questi vecchi cellulari non hanno più niente da dirci e, desolati, attendono chissà cosa nel fondo di un cassetto. Il loro silenzio è anche il nostro, è il sonno di qualcosa che siamo stati e di cui non abbiamo che un debole ricordo.

Talvolta però, e senza un vero motivo, i vecchi cellulari vengono riaccesi. Ci si imbatte per caso in uno di questi dispositivi e, spinti da una misteriosa forza, non resistiamo alla tentazione di collegare l’alimentazione e dare avvio. È allora che, con curiosità e nostalgia, tracce di vita passata affiorano, producendo in noi emozioni contrastanti. È buffo: sapevamo tutto di questi vecchi cellulari, tanto da poterli usare a occhi chiusi, e loro sapevano tutto di noi, tanto che non potevamo privarcene neanche per poche ore. E adesso, ora che ci eravamo dimenticati della loro esistenza, questi sono lì a ricordarci che conoscono ancora qualcosa di noi.

Così lo schermo si accende e, interdetti, ci troviamo davanti a situazioni superate, a vecchie faccende di cui non avevamo memoria. Le sensazioni che ne derivano possono essere varie; non di rado curiosità, malinconia e smarrimento si confondono. Le applicazioni, gli appunti digitati nelle note, le molte fotografie che non sono state trasmesse nel nuovo dispositivo, qualche messaggio rimasto in memoria: tutto ci costringe ad andare indietro, a tornare a frequentazioni che si sono interrotte nel tempo, a necessità che sembravano definitive e che poi si sono dissolte, a impegni superati, passioni spente, timori dimenticati. Troviamo traccia di persone con cui abbiamo condiviso un pezzo di strada, prima di svoltare a un bivio e continuare da soli: rendersene conto può essere doloroso o lasciarci indifferenti, ma è sempre un po’ seccante capire ora quello che vivendo non capivamo. Del resto, il cammino della vita si vede meglio dall’alto e, dopo tante passioni, dubbi e incontri, resta la strada che un tempo abbiamo percorso con animo agitato e che ora, scontante quelle che credevamo essere scelte, ci appare come un tragitto obbligato.

Ci pervade allora uno strano presentimento: siamo ancora gli stessi individui che usavano quei vecchi cellulari? Come è possibile che, nel meccanico scorrere dei giorni, così tanto sia mutato? Basterebbe questo semplice esperimento domestico, basterebbe tornare più spesso a questi dispositivi, per dare più senso al tempo che passa e meno peso alle preoccupazioni del presente. Ma, forse, è incauto tornare indietro nel tempo, ed è spiacevole vedere un passato così apparentemente vicino senza poterlo riavere indietro. Forse, i vecchi cellulari non andrebbero semplicemente riaccesi.

Antonio Soldi

Gruppo MAGOG