13 Febbraio 2019

“Vado avanti per la mia strada”: Manuel Bortuzzo è l’eroe di questa Italia martoriata (mentre i due che gli hanno sparato ne rappresentano gli aspetti più disgustosi). E la tivù specula sul dolore…

Qualche “ammazzacaffè” fa ho commentato la giusta mossa di Mattarella di onorare 33 nostri concittadini che si sono distinti l’anno passato per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel soccorso, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella tutela dei minori, nella promozione della cultura e della legalità. Come ho detto, si tratta di un gesto che non serve a nulla ma che, allo stesso tempo, rappresenta un segnale e una via da seguire. E, parallelamente, ho auspicato un’altra iniziativa del tutto simbolica del presidente della Repubblica a quella dei 33 eroi civili: l’elenco dei 10 italiani che hanno compiuto il gesto più disgustoso e ignobile.

La cronaca dei giorni scorsi ci ha consegnato degni protagonisti per entrambe le classifiche.

Un meraviglioso esempio da onorare è quello di Manuel Bortuzzo, il nuotatore 19enne rimasto paralizzato alle gambe dopo l’agguato a Roma del 4 febbraio. Con il suo messaggio audio tanto commovente quanto esemplare, fino alle parole finali: “Io ora vado avanti per la mia strada. Vedrete che tornerò più forte di prima. A presto, un abbraccio a tutti quanti”.

All’opposto i suoi carnefici: Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, due spacciatori di Acilia, “tutti tatuaggi e pose da Suburra”, come li ha definiti Giovanni Rossi del QN. Soprattutto perché – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – Marinelli e Bazzano hanno agito “con assoluta mancanza di scrupolo e di controllo”, esplodendo “numerosi colpi di arma da fuoco verso le parti vitali della vittima, con evidente intento di ucciderla e non di ferirla”.

Altrettanto meraviglioso è l’atteggiamento del padre di Manuel, Franco, che ospite di Giletti domenica sera a “Non è l’arena” su La7 con stoica pacatezza e senso del dovere civico-genitoriale dimostra da chi ha preso il figlio tutto quel sereno coraggio. E con il diabolico Giletti che ci mette ogni grammo della sua maestria di navigato storyteller per confezionare le nostre lacrime e demarcare l’abisso che esiste in questa scalcinata Italia tra chi, nonostante tutto, vuole rispettare le regole e chi, invece, giustifica il crimine con lo stato di necessità. Come quelle donne di Acilia che a volto coperto hanno giustificato il gesto vile e irreversibile dei loro compaesani.

Con 3 punti fermi sempre identici dal dopoguerra a oggi, anni della “strategia della tensione” compresi. 1) I media hanno il potere di strumentalizzare ogni dettaglio (Giletti in questo caso poteva anche dare voce ai tanti romani della sterminata e martoriata periferia disgustati dalla criminalità del territorio); 2) La politica nostrana non è mai capace di alzare il suo profilo per compattarsi per il bene nazionale – al contrario, per esempio, degli USA, superlativi almeno in questo – e pure stavolta ha saputo dare il peggio di sé; 3) Mentre a rimetterci sono sempre gli stessi: i cittadini innocenti. In attesa del prossimo eroe borghese e del suo inevitabile aguzzino da odiare o da giustificare e che magari – come spesso capita – non va nemmeno in carcere; e se ci va, ci resta il meno possibile.

Michele Mengoli

www.mengoli.it

Gruppo MAGOG