
“In tutti voi si annida il demone della distruzione”. Anton Čechov, lo scrittore ambientalista
Cultura generale
Diana Mihaylova
Dicembre di 110 anni fa. Un anno dopo, nel 1910, Lev Tolstoj, il grande scrittore, il maestro immenso, è morto. I diari di Tostoj – occasione di reiterati bisticci con la moglie – sono il referto di un’anima, sezionata con il taglierino, un continuo confessionale. L’esigenza di Tolstoj verso il prossimo equivale all’intransigenza verso se stesso. Mai, con tale potenza e speranza da sfiduciare le tenebre – inabissandosi in esse, in verità – la letteratura è stata tanto prossima a dire il segreto della vita. Qui si ricalcano alcune pagine dal diario del 1909: l’edizione dei “Diari” – prima Longanesi 1980, poi Garzanti 1997 – è fuori catalogo da un pezzo; Raffaelli ne ha ricalcato una parte, degli ultimi, tremendi anni di Tolstoj, nel 2016, con una incisione di Giancarlo De Carolis.
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18 dicembre 1909 — Sempre più e più incomprensibile diventa l’insensatezza della vita, e chiara la mia impotenza a esprimerla. Mi sono alzato presto. Sono andato a camminare. La moglie di un maestro, penosa. Non ho fatto errori con lei. A casa, oltre a leggere e scrivere lettere, non ho fatto niente. È venuto un contadino di Saratov, un vecchio. Ha venduto il cavallo per venire a parlare con me a cuore aperto. Serio. Ho camminato a lungo con lui.
19 dicembre — Mi sono alzato sentendomi del tutto bene. Ho camminato con l’ospite di Saratov. Bello. Egli vuole passare alla «mia» fede, e io gli ho spiegato che io non ho alcuna «mia» fede. Ha raccontato una paurosa storia di assassinii e condanne a morte. Ho pensato che è tempo di smettere di scrivere per i sordi «istruiti». Devo scrivere per il grand monde, per il popolo, e ho pensato a una decina di argomenti: 1) l’ubriachezza; 2) le parolacce; 3) i bisticci in famiglia; 4) le divisioni; 5) l’avarizia; 6) l’onestà; 7) le risse, la necessità di tener a freno le mani; 8) le donne, il rispetto che è loro dovuto; 9) la pietà per gli animali, l’obbligo di trattarli bene; 10) la vita «pulita» cittadina; 11) i saluti. Non pensavo proprio così. Ora non ricordo bene.
23 dicembre — Molti postulanti. È venuto Bulgakov, che ha scritto un’esposizione della mia concezione del mondo. Lettera sgradevole da un gruppo di operai. Non so restare indifferente. Sono andato a Demenko. Miseria paurosa. Dopo pranzo ho letto il lavoro di Bulgakov. Male in generale, non il suo, ma il mio lavoro.
25 dicembre. Sera — Ieri sera ho letto Epitteto. Ho giocato a carte. Oggi mi sono alzato tardi. Ieri notte mi sono addormentato dopo le 3. Oggi ho letto Sentimental Journey. Mi ha ricordato la gioventù e il bisogno artistico. Ora è sera. Bene nell’anima.
29 dicembre — Ho dormito bene, mi sono svegliato sano. Ho passeggiato. Lettere belle. Ho scritto La povertà. Debolmente. Lo rifarò. È venuto Dimočka, sono andato a cavallo con lui. Com’è necessario e come voglio sforzarmi di capire gli uomini, i motivi delle loro azioni, senza giudicarli. In serata la Landovskaja ha suonato. Mi sono annoiato. Mi hanno infastidito in particolare le sue adulazioni. Devo dirglielo.
30 dicembre — Mi sono alzato presto. Una lettera interessante. Ho risposto bene. Poi ho corretto Il sogno. Ho passeggiato intorno a casa. Caldo, sembra già tempo di disgelo. Preparano l’abete di capodanno. Mi sento molto bene nell’anima.
Lev Tolstoj