03 Giugno 2020

“Il Signore degli Anelli”: una guerra politica ai danni del lettore. La vecchia traduzione – ritirata dal mercato – torna tra noi grazie ad Adolfo Morganti. Intervista

Lo sfregio, piuttosto, è stato fatto al lettore. Il resto sono polemiche. Alcune sterili – altre insane, ma insanabili. Siamo tutti cresciuti discepoli di Gandalf, inseguendo Aragorn – vi consiglio di accedere agli Annali dei Re e Governatori, “Appendice A”, in fondo al librone, dove si racconta, con tenore struggente, “una parte della storia di Aragorn e Arwen” –, interpretando Frodo, dando luce alla notte, passando ore, giorni, leggendo Il Signore degli Anelli nell’edizione Rusconi. Ognuno ha i propri sortilegi: io immaginavo che il frugale pacco di cracker fosse “pan di via”, e gli occhi scattavano come lupi sul corpo di quel romanzo. Ora. Come si sa, dall’anno scorso, Bompiani ha deciso di cestinare l’antica traduzione. Un errore (per altro, con svariate complicanze legali). La traduzione di Vicky Alliata di Villafranca, all’epoca giovanissima, realizzata per Astrolabio, è stata rivista, nel 1970 (edizione Rusconi), da Quirino Principe e ‘ingentilita’, come si dice, da una introduzione di Elémire Zolla (che parlava di Robert Graves, di George Mac Donald, di John Cowper Powys, ricordandoci che “Le fiabe parlano di cose permanenti: non di lampadine elettriche, ma di fulmini”). Avremmo dovuto festeggiare i primi cinquant’anni di quella impresa. Ne siamo invece orfani. Per il momento, Bompiani ha stampato i primi due tomi della ‘versione Fatica’, La compagnia dell’Anello e Le due torri, che a molti non piace e ad alcuni sì, rendendo così impossibile, per il lettore comune, leggere il capolavoro di Tolkien integrale. Il buon senso, a volte, imporrebbe di parlare di “tradizione della traduzione”, cioè di traduzioni consolidate nell’immaginario e perfino nel destino dei lettori, che varrebbe la pena mantenere come sono (Vincenzo Latronico, per dire di uno scrittore/traduttore Bompiani, ha avuto la furtiva idea di tradurre Il ritratto di Dorian Gray come “L’immagine di Dorian Gray”, ma ha poi desistito, giustamente…). Al lettore comune, che non sa nulla di Campi Hobbit, di Associazione Italiana Studi Tolkieniani (che ha aiutato Fatica nell’ardua impresa) e di Società Tolkieniana Italiana (che ha rivisto e aggiornato l’edizione Bompiani 2003, con i disegni di Alan Lee), l’antica traduzione, sobria e epica insieme, andava benissimo. Invece niente. Dalla spirale politica – non certo letteraria, tantomeno culturale – della vicenda ne viene sconfitto il lettore. Sfregiato, ecco. Così, ci si è messo Adolfo Morganti, fautore della casa editrice Il Cerchio – che quest’anno compie 40 anni di attività, iniziata proprio con un saggio su Tolkien, firmato da Mario Polia – che, insieme a un gruppo di tolkieniani di platino, ha fatto razzia delle residue edizioni Bompiani del Signore degli Anelli rinvenibili nel mercato secondario. La trilogia – ora introvabile – è distribuita a 20 euro; i singoli volumi a 8 euro (le informazioni al sito della casa editrice o scrivendo a info@ilcerchio.it). Pura, sana ‘controcultura’, in favore del lettore. Sul punto, ho contattato Morganti. (d.b.)

Il Signore degli Anelli su cui abbiamo sognato, giocato, amato, è ritirato dal commercio. Resta soltanto la ‘versione Fatica’. Perché un gesto del genere?

Ricostruiamo i fatti sulle fonti, e le fonti che abbiamo sono la ricostruzione della principessa Vittoria Alliata di Villafranca – d’altronde mai contestata pubblicamente dalla controparte – ed alcuni scritti di Vu’Aist [qui leggete uno dei testi Aist sulla traduzione di Fatica, ndr]. Anche grazie ad un poco di esperienza nel settore mi sono costruito un’idea piuttosto precisa: un tentativo di fare pressione sulla Alliata per mezzo della minaccia di ritiro dal commercio della sua traduzione (poi concretizzatasi) per chiudere una partita legale che vede l’editore in una posizione ben difficilmente difendibile; nel contempo lo sfruttamento di questa circostanza da parte dei Vu’Aist. Ciò che ha fatto partire l’operazione Fatica (che personalmente ritengo in sé del tutto inutile) è, se non un concreto coordinamento, il combinato disposto di queste due strategie.

Lei suppone, in un suo testo, che sia in atto una operazione ‘politica’, una ‘ripulitura’ ideologica dietro la revisione del capolavoro di Tolkien: è così?

Più che ‘supporre’ un tentativo di rilettura ideologica dell’opera di Tolkien basta leggerla nelle fonti sopra indicate. Ogni 10 anni circa una parte dell’estrema sinistra italiana si imbarca in un tentativo di colonizzazione neogramsciana, progressista, modernista del fantastico: dall’Ambigua Utopia a Valerio Evangelisti, agli odierni Vu’Aist. I risultati sono ciclicamente risibili, a dispetto del kombinat (post)comunista di potere massmediale, romano per quanto concerne la RAI, milanese per l’editoria cartacea, che foraggia e sorregge questi tentativi.

Poi ci sono i fatti, ben più frugali, dei diritti sulla traduzione compiuta dalla Alliata… Ci spiega sommariamente?

Su questi aspetti, ripeto, la fonte primaria è proprio la Principessa Alliata, che ha espresso pubblicamente ed a più riprese una serie di vere e proprie accuse nei confronti della nuova proprietà di Bompiani addirittura imbarazzanti [leggere qui], senza d’altronde suscitare – cosa ancora più strana – alcuna replica da parte dell’editore. Personalmente mi sono chiesto, anche per iscritto e pubblicamente, per quale motivo un editore di lunga esperienza (di sinistra, ma certamente non improvvisato) come Giunti abbia accettato di andare in tribunale inoltrandosi in un vicolo che più si procede nel tempo più gli si stringe addosso, e credo proprio gli costerà molto caro. Il non poter rinnegare l’azione del Kombinat di cui sopra è l’unica risposta che sono riuscito a darmi. Ma in questo caso, anche fra alcuni anni, credo che una prima chiarificazione dei
fatti l’avremo dalla sentenza di primo grado.

E ora. Cosa accade? Ha deciso di stampare l’antica edizione del Signore degli Anelli?

Ovviamente no. Sarebbe stato un ben gradito regalo al settarismo ideologico di una sinistra che non è capace di crescere ed è rimasta ai tempi di Giovannino Guareschi, oltre che agli acuminati avvocati della Bompiani. Abbiamo riportato alla luce un folto giacimento di copie del Signore degli Anelli editi proprio da Bompiani e dall’editore ceduti al secondo mercato, con la storica traduzione di Vittoria Alliata, e li abbiamo messi a disposizione dei lettori a prezzi bassi. Bene: in 48 ore abbiamo finito le scorte che dovevano bastarci per una settimana; e abbiam dovuto anticipare di tre giorni la fase 2 del nostro progetto di controterrorismo culturale, ‘liberando’ i singoli volumi del Signore degli Anelli per tutti gli interessati. Abbiamo avuto solo oggi, 2 giugno, svariate centinaia di mail, contatti sui social e telefonate da parte di appassionati di Tolkien che continuano a cercare la versione di Vittoria Alliata, magari senza nemmeno sapere che questa fu la versione rivista personalmente da Tolkien. Il nostro utile consiste nell’attivazione di un fondo per le traduzioni tolkieniane da cui trarremo nei prossimi anni tesori nuovi e tesori antichi, in collaborazione con una nuova generazione di esperti italiani dell’opera tolkieniana, il cui capofila è certamente Oronzo Cilli. La soddisfazione morale è, parimenti, impagabile.

Gruppo MAGOG