21 Febbraio 2023

Haiku alla messicana. Storia di José Juan Tablada, il poeta che impazzì per il Giappone

Che l’haiku sia, in letteratura, l’analogo del sushi è un fatto: l’antica disciplina lirica giapponese è riassunta – meglio, semplificata – nella rapinosa rapidità della terzina in diciassette more. Tutto è raccolto in quel nido di sillabe, sibillina sintesi di immagine, sensazione, senso. A volte l’haiku è soltanto suono: gocciolio di lettere su uno stagno, rintocco di campana, verbosità onomatopeica che rifà il verso al rospo, all’egretta, alla tigre intimidita dalla luna.

A volte, l’haiku si sovrappone al koan: sentenza aforistica fuori senso, dall’esasperata esegesi, che dovrebbe ‘risvegliare’ l’adepto. L’al di là del linguaggio come via per il nirvana. La poesia è pur questo: illuminazione.

Nel 1900 José Juan Tablada, messicano, fautore di una ‘internazionale della lirica’, giornalista per “El Universal”, partì da San Francisco per il Giappone. Il viaggio lo affascinò all’eccesso: il mondo fluttuante, la cronaca dei paraventi, la forma perfetta che fa coincidere la potenza della katana con la vanità dei fiori di ciliegio, il bello come pericolo, tutto era come si attendeva. Decise, da poeta, di portare il miraggio nipponico a Città del Messico. L’attività diplomatica consentì a Tablada di viaggiare tra Francia, Ecuador, Colombia: lo affascinava il ‘modernismo’ perché oltraggiava la tradizione europea con l’esotico; imitò i calligrammi di Apollinaire; fece coincidere l’aquila messicana con i vagabondaggi di Basho. In quegli anni, anche Ezra Pound, mettendo in piedi l’Imagismo, trovava nell’amalgama dell’haiku una lingua antica e straordinariamente nuova: di lì alla magia del teatro Nō e all’etica di Confucio il passo è corto. Come Tablada, anche per Pound la poesia d’Oriente era la via d’accesso per l’avvenire della poesia occidentale. Nel 1914 Tablada uscì con un opuscolo lirico-saggistico sulla storia di Hiroshige, “el pinto de la nieve, de la lluvia, de la noche y de la luna” – l’anno dopo (la coincidenza non è peregrina) Ezra Pound pubblica per Elkin Mathews, a Londra, Cathay, traduzione-rifacimento degli antichi poeti cinesi, dopo aver acquisito i manoscritti di Fenollosa. Che per la poesia del secolo scorso sia connaturato, naturale il rapporto con l’arte lo dimostra, tra l’altro, l’opera di Wyndham Lewis, il rapporto, per dire, tra Pound e Gaudier-Brzeska, la necessità, per Rilke, di lavorare presso Rodin e di studiare Cézanne. “Oh amato maestro Hiroshige, mi metto in pellegrinaggio con te…”, scrive Tablada, e poi:

“Il mio proposito è che il raggio di diamante del tuo vangelo raggiunga l’anima ancora oscura della mia patria, affinché il sentimento nazionale, i poeti, i pittori, i pensatori, le anime sensibili, gli assediati dagli ideali, quelli che vedono la loro opera mutilata da un mondo avverso, bestiale, fatale… imparino a conoscere il tuo lavoro, che condensa la magia spirituale dell’arte del Giappone, ‘grande opera’ di Magia Bianca dell’amore che nobilita, che raggiunge un senso nuovo, che cattura e intrappola l’anima profana tra le spire e l’aura di un’arte che rapisce in estatica levitazione”.

L’esaltazione di Hiroshige si alternava agli studi sulla nuova arte messicana: è anche grazie all’integrale attività pubblicistica di Tablada che artisti come Ramón López Velarde, Diego Rivera e José Clemente Orozco hanno ottenuto attenzione e fama.

Tablada attraversò i disordini del suo paese: criticò la presidenza di Francisco Madero, appoggiò Victoriano Huerta, fu perseguitato da Emiliano Zapata. A New York, dove preferì ritirarsi, fondò la “Librería de los Latinos”, nella ventottesima strada, al 118, era il 1920. A Caracas, nel frattempo, esce il suo libro più importante, improntato all’orientalismo latinoamericano: Li-Po y otros poemas. Il calligramma si concilia con l’ideogramma, la postura futurista con gli ancestrali cinesi. Conferenziere di talento, Tablada fece dei suoi libri degli oggetti d’arte dalla bellezza esoterica: rientrò nel 1935 in Messico, a Cuernavaca; dieci anni più tardi fu nominato viceconsole a New York: morì poche settimane dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, in agosto.

In Italia l’opera di José Juan Tablada, altrimenti impalpabile, ha trovato un traduttore complice in Lionello Fiumi: a suo avviso “Tablada tratta l’haikai giapponese con geniale modernità. Il suo adattarsi alle lingue occidentali vuole – in certo modo – confermare lo stile ellittico di certa poesia moderna”. L’Universidad Nacional Autónoma de México ha costruito un sito, molto ricco, su Vida, Letra e Imagen di Tablada, riconosciuto come il poeta che ha trasportato la poesia sudamericana dalle secche del decadentismo alla modernità. Nel 1956 Octavio Paz, futuro Nobel per la letteratura, traduce alcuni Poemas de Matsou Basho, consegnando definitivamente al Messico il cuore del Giappone.

La traduzione degli haiku in Occidente supera il secolo di vita: terzine che come locuste hanno roso all’osso la tradizione, facendoci sperimentare la reticenza, l’assenza, il riverbero di immagini senza memoria; un rio di vetro sotto le ciglia. Il cosmo in un chicco di riso, in lacerazione di verbo. Chiamava gli haiku poemas sintéticos, Tablada: fu il primo a regolarsi indossando il kimono lirico, con la posa sinuosa del condor.

***

Prologo

Arte: con il tuo ago d’oro
le farfalle di un istante
ho cercato di inchiodare alla carta;

brevi versi che fanno risplendere
come gocce di rugiada
le rose del giardino;

piante e alberi
guardino queste pagine
come fiori in un erbario.

Grano taumaturgo
che nel teatro del tuo aroma
fai rivivere amori perduti;

impaurita lumaca di mare,
invisibile sulla spiaggia, dona
il suo canto all’immensità!

*

Gli avvoltoi

Ha piovuto tutta la notte
non finiscono di nettarsi le piume
al sole, gli avvoltoi.

*

Le api

Gocciola senza sosta
il miele dall’alveare:
ogni goccia, è un’ape.

*

Il pavone

Pavone, larga folgore:
nel pollaio democratico
passa come un papa.

*

Il bambù

Missile dall’asta lunga
non appena si alza, il bambù si inchina
in una pioggia di minuscoli smeraldi.

*

La voliera

Mille canzoni diverse:
la voliera musicale
è una torre di Babele.

*

Nuvole

Tra le Ande corrono veloci
nuvole – di monte in monte
sulle ali del condor.

*

Foglie secche

Il giardino è pieno di foglie secche;
non ho mai visto così tante foglie
verdi sugli alberi, in primavera.

*

L’albergo

Autunno nell’albergo estivo:
nel campo da tennis
solo muschio e foglie che corrono.

*

La garzetta

Incastrata tra la freccia
del becco e delle zampe
la garzetta vola.

*

I rospi

Tozzi di fango:
nel sentiero in penombra
saltano i rospi.

*

Il sambuco

Con le mille fiamme dei suoi fiori
il sambuco
è un lampadario gigante.

*

Il pipistrello

Nell’ombra il pipistrello
imita la rondine: vuole
volare di giorno?

*

La luna

La notte nera è il mare
la nube una conchiglia
la luna la sua perla.

*

Le lucciole

Lucciole su un albero:
Natale d’estate?

*

La lucciola

Strass di rugiada
accendi, lucciola,
la tua lampada di Aladino!

*

Epilogo

Oh, barcaiolo
nella tua barca io sogno:
portami lungo i fiumi della notte
sulla riva d’oro di un altro giorno…

**

L’oro ci minaccia

Cristo, Mahatma, ti imploro
fai marcire l’oro!
Se ogni tesoro
si rivela sterco immondo
finiranno le infamie del mondo!

Che ogni grammo dell’infetto metallo
sia piaga di lebbra sulle mani;
ogni lingotto che si scioglie
diventi il fuoco della peste nera.

Che tu possa elettrizzare la giustizia, Gesù!
Tu che hai reso un re il mendicante
tramuta in serbatoi di pus
il cupo seno delle casseforti!

Padre degli schiavi e dei vagabondi
vinci l’atroce regno dell’oro
e l’uomo sarà prossimo a Dio
e la pace regnerà sul mondo!

José Juan Tablada

Gruppo MAGOG