18 Dicembre 2019

Come un orologio può cambiarti la vita: la storia bella & potente di Stefano Mazzariol. Ovvero: quando il destino, a volte, ha una puntualità svizzera

Questa è una storia bella e potente. Prima di raccontarvela però va fatta una premessa necessaria perché le persone comuni non sanno che l’orologeria meccanica da polso di alta gamma dei modelli d’epoca sta attraversando uno dei suoi momenti migliori, con record mondiali per pezzi rarissimi che alle aste specializzate spuntano cifre da molti milioni di euro, come nel celeberrimo caso del Rolex Daytona a carica manuale appartenuto all’attore Paul Newman che nel 2017 è stato venduto dalla casa d’aste Phillips di New York per l’astronomica somma di 17,8 milioni di dollari.

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Quindi, in sintesi, attualmente l’orologeria vintage gode di una crescita ininterrotta che al confronto la borsa americana pare un bond tedesco a rendita negativa e che per molti appassionati e collezionisti è diventata una sorta di bene rifugio. Va anche aggiunto che non sempre è andata così e che una quarantina di anni fa o poco meno quasi non esisteva neppure l’idea di collezionare orologi.

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E la nostra storia, in effetti, inizia nel 1983, nel market di Portobello Road, a Londra, dove il 19enne livornese Stefano acquista un Rolex Datejust. Appena rientra in Italia lo vende a un suo amico che se ne innamora al primo sguardo. “Una passione che potrebbe diventare un lavoro”, pensa Stefano. Allora inizia a fare sul serio, studiando, fotografando e catalogando tutto. Ma ai tempi non c’è Internet. C’è la sua Y10 e la Polaroid e le aste a Ginevra dove lui fa avanti e indietro da Livorno.

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Passano un paio di anni. Siamo sempre a Londra quando Stefano si imbatte in un orologio rotto, nel meccanismo, ma integro nel quadrante e nella cassa. Lo riconosce perché qualche mese prima ne ha visto uno identico battuto all’asta per 100 milioni di lire, che all’epoca sono semplicemente soldi a palate. Si tratta di un rarissimo Patek Philippe Ref. 130 in acciaio con quadrante nero. La richiesta dell’antiquario londinese è di 5 milioni di lire, una somma enorme per Stefano.

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Allora chiede aiuto al padre che gli dà del matto ma è la nonna che si fa convincere e lo finanzia. Così, rischiando gran parte dei soldi di famiglia, lo acquista e lo manda in Patek Philippe per farlo restaurare. Passa un anno e l’orologio torna perfettamente funzionante. A questo punto si fionda in una nota casa d’aste italiana e glielo propone. Gli offrono una cifra che non lo soddisfa. Ci pensa qualche istante perché quei soldi gli farebbero comodo. Ma non sono quelli che voleva ottenere. Perciò saluta e se ne va.

Quando è in strada, dalla finestra lo richiamano su e accettano le sue condizioni.

“Per una cifra”, dice Stefano, “che mi ha cambiato la vita”.

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Stefano di cognome fa Mazzariol. Oggi è uno dei commercianti di orologi vintage più conosciuti al mondo, oltre che scrittore di un paio di libri sui Daytona che fanno parte della bibliografia indispensabile per gli appassionati e titolare della banca dati fotografica sugli orologi d’epoca – e della relativa raccolta sui seriali dei modelli – più completa al mondo. Banca dati al quale è iscritto il 70% dei commercianti internazionali oltre ai collezionisti più esigenti.

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Questa, dicevamo all’inizio, è una storia bella e potente perché racconta di come una passione – coltivata con tenace perseveranza e, inevitabilmente, con la sua bella dose di fortuna e complicità del destino – possa cambiare la vita di un uomo, indirizzandola, con la puntualità di un orologio svizzero di alta gamma, proprio dove lui l’ha voluta portare.

Michele Mengoli

*In copertina: Stefano Mazzariol

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