03 Maggio 2020

Stanley, il babbo di Boris Johnson, ha previsto la pandemia in un romanzo del 1982. Non proprio un capolavoro… (L’amore si fa sempre su un letto a baldacchino in ottone comprato a Parigi)

Una certa somiglianza c’è. Nei capelli, suppongo. E nella fazione politica. Anche Stanley fa parte del Conservative Party – per altro, esercitò al Parlamento Europeo, parecchi anni fa, ala destra. Stanley Johnson quest’anno compie 80 anni – 18 agosto – ha collezionato due mogli e sei figli; il bisnonno, Ali Kemal, fu Ministro degli Interni dell’Impero Ottomano sotto Damat Ferid Pasha: ebbe il merito di denunciare il massacro degli Armeni. La faccio breve. I figli di Stanley sono quasi tutti celebri: Rachel è una giornalista di fama, Jo è deputato in Parlamento (fugace apparizione come Ministro dell’Istruzione), Boris è lui, Boris Johnson. Finita la parentesi. Ora. Stanley Johnson non passa nelle didascalie come pilitician bensì come writer. In effetti, è uno scrittore. La sua carriera comincia nel 1967, con Gold Drain; un romanzo del 1987, The Commissioner, è stato tradotto in film da George Sluizer, con un passaggio alla “Berlinale”. L’ultimo romanzo, tre anni fa, s’intitola Kompromat, è un satirical thriller, sulla Brexit. Ma non è questo il bello. In una intervista di qualche tempo fa – 21 marzo, su “The Telegraph” – Stanley Johnson pigliava di petto la pandemia: “Ho predetto tutto in un romanzo, 40 anni fa. Pregate per un lieto fine”. Oggi il “Guardian” ci avvisa che Stanley e i suoi agenti “premono per una nuova ristampa del romanzo”. (Domanda incapsulata nell’articolo: ma se così tanti, tra scrittori e cineasti, hanno previsto la pandemia perché ci siamo trovati con le mutande in mano, tanto impreparati?). Certo, se è l’autore a doverci ricordare quanto fu profetico il suo romanzo, ciò vuol dire che il romanzo non è stato, francamente, indimenticabile. In ogni caso. Il romanzo è pubblico quando Zoff e Paolo Rossi sollevano la coppa del mondo, in Spagna. 1982; titolo: The Marburg Virus. Trama: “Come si ferma un assassino invisibile? Quando una giovane donna muore a New York in circostanze misteriose, dopo un viaggio a Bruxelles, l’epidemiologo Lowell Kaplan identifica la causa nel virus di Marburg. Determinato a rintracciare l’origine del virus, Kaplan districa intrighi che lo portano dai laboratori tedeschi alla giungla dell’Africa centrale. Con il rischio di scoprire segreti tenuti debitamente sotto copertura”. Insomma, una forma evoluta – virale – di 007. Il romanzo ha avuto un passaggio negli Usa, come The Virus, cinque anni fa (in profezia pandemica?). Non pare abbia fatto sfracelli. Traduciamo alcuni estratti dal romanzo. Va tarato a quarant’anni fa. Non pare un capolavoro. I complottisti diranno che il virus è arrivato in UK per consentire al capo del primo ministro di ristampare il suo incerto libello. I comuni lettori si limiteranno a suggerire al biondochiomato Boris: se vale la norma che tale padre tale figlio, ficca il fatidico romanzo inedito & inaudito negli abissi del primo cassetto che passa.

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Il dottor Lowell Kaplan, capo del dipartimento di epidemiologia del National Center for Desease Control di Atlanta, Georgia, era al telefono con il Giappone. Pareva preoccupato. Spinse indietro la ciocca di folti capelli grigi che gli era caduta sulla fronte, si chinò in avanti, parlando, l’energia repressa elettrizzava ogni lato del suo corpo. “Va bene”, gridò al telefono, “è diverso dal ceppo brasiliano, ma ha un potenziale pandemico? Questa è la questione”.

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Lei lo supplicò. “Non ora, Lowell. Non andartene. Ho bisogno di te stanotte”.

Fecero l’amore su un letto a baldacchino in ottone che Stephanie aveva comprato in un negozio di antiquariato a Les Halles, quando era stata a Parigi per la prima volta. Kaplan restò, quella notte.

Fecero la colazione a letto. Poi, spinto da parte il vassoio, fecero ancora l’amore. L’urgenza della sera prima era svanita. Come se una diga fosse scoppiata sul fiume. Dopo la turbolenza temporanea, l’acqua continuava a scorrere, ancora.

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La reazione del Presidente, informato della crisi, fu immediata. “Perché, in nome di Dio, non abbiamo un vaccino? Voi”, parlava a un gruppo di funzionari sanitari, federali e statali, lì per contrastare l’emergenza, “avete un vaccino contro la poliomelite, contro l’influenza e la pertosse, perfino contro un raffreddore comune. Allora, perché non avete un vaccino per il Marburg, se è la malattia più mortale che l’uomo conosca?”.

Stanley Johnson

Gruppo MAGOG