08 Luglio 2018

“Se fai lo scrittore ci deve essere sempre qualcuno che ti odia. Io, poi, sono spregevole”: intervista a Bret Easton Ellis (che torna a pubblicare dopo otto anni)

Bret Easton Ellis è un mito e non pubblica nulla da otto anni. Esordio precoce e violento con “Meno di zero” (era il 1985), nell’empireo della letteratura occidentale con “American Psycho” (1991), da cui, nel 2000, il film con Christian Bale e Willem Dafoe, Bret Easton Ellis, faccia da pigliare a ceffoni, occhiali da nerd, sguardo che ti fulmina, alienandoti, ha pubblicato nel 2010 “Imperial Bedrooms”. Da allora, sonnecchia, guarda, non ride. In una lunga intervista concessa a Nathalie Olah e pubblicata dal TLS, Ellis ci dice che uscirà con un libro. Una raccolta di saggi. “Io però non credo di essere un saggista”, si scherma lui. Ad ogni modo. La notizia c’è. Ellis torna al libro, torna in libreria. Noi abbiamo fatto una sintesi, feroce, del meglio dell’intervista.

Prossimo libro: In realtà è un lavoro che il mio agente e il mio editore volevano che facessi da tanto, è una non-fiction. Inizialmente mi hanno chiesto di fare una raccolta di tutti i saggi che avevo pubblicato – io però non credo di essere un saggista e non mi andava di fare un lavoro del genere – poi hanno parlato di pubblicare alcune delle “filippiche” che recitavo nel mio podcast… Nel libro parlo anche di come l’ispirazione per Lunar Park mi sia venuta dalla tragedia dell’11 settembre (quell’estate ero proprio a New York), dopo due anni di blocco creativo totale. Parlo anche delle elezioni e delle conseguenze che hanno avuto sui disillusi della “generazione X”, di cui mi ritengo un esempio; praticamente è una litania di un disilluso cronico. So che quelli della mia generazione, si sentono un po’ persi perché sono in pochi, soprattutto se paragonati a quelli del baby boom o ai millennial, che invece sono tantissimi. Potrebbe uscirne qualcosa di buono, non lo so. È successo tutto molto velocemente. Ho iniziato a organizzare il lavoro a dicembre e l’ho terminato una settimana fa circa, ora il mio editor lo sta riguardando… vedremo cosa verrà fuori. Non abbiamo nemmeno stabilito un day 1… ancora.

Basta romanzi, meglio leggere: Adoro scrivere romanzi. Sicuramente da lì si genera l’amore per la scrittura, ma sia Lunar Park che Imperial Bedrooms sono comunque dei metaromanzi. L’ultimo vero romanzo che ho scritto è stato Glamorama, partorito dopo 8 anni di processo creativo in cui mi sono dovuto veramente inventare qualcosa di assurdo, surreale ed epico. Era un romanzo ambizioso e pensavo che avrebbe creato una grande connessione con i lettori, ma non fu così. O meglio, ci sono dei fan, ma la Knopf vorrebbe almeno andare in pareggio con quel libro, e ancora non l’ha fatto. È stata un’esperienza piacevole ma stremante, piacevolmente stremante, credo. Imperial Bedrooms invece, è nato come un commento di Meno di Zero e l’ho scritto nel pieno della mia crisi di mezza età, proprio come il personaggio della storia. Si è trasformato in un noir abbastanza cruento, ma rappresenta minuziosamente la situazione in cui mi trovavo. Tre anni della mia vita compressi in un libro di 160 pagine dolorosissimo da scrivere, un vero inferno… Leggere Edith Wharton ogni mattina era fantastico, nessun programma in televisione né film che potessi reperire online potevano competere. La sera andavo a letto che non vedevo l’ora di risvegliarmi, prepararmi il caffè e, subito, iniziare a leggere. Persino con un libro sul quale avevo poche aspettative, come Lincoln nel Bardo di G. Saunders, – che sto attualmente leggendo – accade qualcosa di magico. Io amo leggere romanzi, ma in pochissimi lo fanno ancora, e parlo di scrittori.

Sono spregevole: Ogni mio libro, da Meno di Zero a Imperial Bedroom è una critica morale alle mie stesse mancanze e debolezze. Sono tanto spregevole quanto chiunque altro. E credo che sia questa l’unica cosa che salva, i libri. Già, proprio così.

L’arte e la democrazia: Terribile. È terribile vivere oggi per un artista. Cos’è tabù? Dov’è l’Altro? È offensivo e allora? Bene se è offensivo! Da dove arriva questa bizzarra idea di creare l’arte democraticamente? L’arte non è democratica! Sembra che sia una dinamica quasi endemica. In particolare sui social, c’è un meccanismo di arte approvata, e mi dà i brividi.

#MeToo: Il #MeToo doveva ripulire un mondo putrido, ma il crescendo di offese è sfociato in una rabbia generalizzata nei confronti della categoria “uomini bianchi sopra i 50” che devono essere purgati perché Hilary Clinton ha perso le elezioni, o almeno è questo che sembra. Credo che questa rabbiosa ondata sia, almeno parzialmente, la controrisposta al risultato delle ultime elezioni. Tutto ha iniziato a sgretolarsi con quell’articolo idiota sul “caso” di Aziz Ansari, cose così delegittimano totalmente il movimento e ne fomentano i detrattori.

american-psychoI miei romanzi stimolano l’omicidio?: Di recente c’è stato un omicidio in questa zona, un tipo ha pestato a morte la sua ragazza dichiarando di essersi ispirato al film tratto dal mio libro. La prima volta che mi è successa una cosa del genere è stato con il caso di Paul Bernardo, un serial killer canadese. Questo viveva con la moglie, Karla Homolka, erano dei colletti bianchi della middle-class. Quando uccise per la prima volta, il libro non era ancora uscito, ma dopo il suo quarto omicidio, la polizia trovò una copia di American Psycho con paragrafi sottolineati e parole evidenziate. È stato orribile.

Sull’odio: Se fai lo scrittore ci deve sempre essere qualcuno che ti odia, qualcosa di te che la gente percepisca nel peggior modo possibile. Non è qualcosa che si può coltivare, deve solo succedere. Jonathan Franzen ha scritto un paio di romanzi molto buoni, ma c’è qualcosa della sua immagine pubblica, in quanto letterato, che viene mal percepita. A tal punto da disturbare l’opinione pubblica.

Sul dolore: Non sarei stato lo scrittore che sono. Sono cresciuto in un ambiente molto sicuro e lontano dal bullismo, mia mamma era dolce, mio babbo si è sempre preso cura di me e si è sempre assicurato che tutto fosse a posto. Un giorno parlando con Laura Jane Grace, una cantante transgender frontman degli Against Me!, mi ha detto che da quando è finalmente diventata Laura Jane Grace, la sua abilità come song-writer è cresciuta esponenzialmente, tant’è che ora scrive divinamente. Mi ha però confessato che se non avesse avuto un’infanzia turbolenta, senza amore genitoriale e se si fosse sentita accettata dai suoi coetanei, non sarebbe mai e poi mai riuscita a fare ciò che ha fatto come artista. Credo che siano proprio il dolore, l’alienazione e il sentirsi emarginati a far scaturire l’espressività. La società in cui viviamo sta cercando di disintegrare tutto ciò: ognuno di noi va inserito in un gruppo sicuro che si prenda cura di tutto, dobbiamo essere tutti uguali, non c’è spazio per la diversità, tutti ci dobbiamo voler bene, dobbiamo liberarci dal dolore, tutto dev’essere carino, dobbiamo vivere un’utopia; io però non credo che questa sia la nostra natura e non capisco dove voglia andare a parare questa tendenza.

Intorno a Donald Trump: Non vivo in una bolla. Sapevo che il 55% delle persone avrebbe votato la Clinton e il 45% Trump. Il 20% dell’elettorato di Trump, aveva in precedenza votato per Obama. La gente voleva solamente un cambiamento, non gli fregava che Trump fosse misogino o che avesse detto che i messicani sono stupratori, tutti volevano che l’economia ripartisse e che la disoccupazione calasse, l’etica era in secondo piano. Mia mamma, le mie sorelle, alcuni amici del liceo, il mio personal trainer e la mia massaggiatrice hanno votato per Trump. In gioventù mi consideravo un progressista di sinistra, e tutt’ora mi considero tale.

La fortuna della fama: Essere uno scrittore di successo è solo fortuna. Io in primis sono fortunato. Anzi, non è proprio così. La gente pensa che io sia stato fortunato con Meno di Zero, quando invece io non conosco nessuno che abbia iniziato a lavorare a un romanzo a 16 anni e infatti molti miei amici/colleghi mi odiano un po’ per questo. Penso che la fortuna abbia un ruolo, ma comunque ti deve piacere il tuo lavoro.

(traduzione italiana di Giacomo Zamagni)

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