08 Maggio 2020

"Ma era una calma orribile...". Tempi surreali quelli che stiamo vivendo. Nel cassonetto, tra i cartoni della pizza, edizioni memorabili di Steinbeck e Sartre. Le ho raccolte: parlano di noi…

Tempi angusti e surreali, quelli che stiamo vivendo, tempi angusti e surreali dove anche portar fuori l’indifferenziata può diventare una parentesi di respiro, assaporando l’aria e cullandosi ai raggi del sole. Tempi angusti e surreali che possono regalare delle meravigliose sorprese, lasciti di una civiltà oramai soggiogata dall’idiozia dei proclamati e conclamati lockdown, delle fasi e delle frasi, senza senso e senza speranza. Sicché mi capita, nell’atto di gettar carte e cartacce nell’apposito cassonetto, di contemplare, adagiati tra cartoni della pizza e quotidiani sfogliati e consunti, tre libri. Mi chiedo, giusto per qualche istante, chi possa esser l’autore di atto tanto scellerato e inconsulto. Poi, scorgendo i titoli dei tre libri, di arrivare alla conclusione di non conoscere nessuno, tra vicini e vicini dei vicini, che possa aver mai posseduto o letto quelle opere. O che solo abbia l’avventatezza di possedere libri.

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Mi calo nel cassonetto con fare furtivo e fanciullesco ed eccoli, finalmente, tra le mie mani i tre doni inaspettati. Lo stupore si unisce lo stupore quando vedo le edizioni: Pian della tortilla di John Steinbeck, in una versione Bompiani del 1941, Il muro e La nausea di Jean-Paul Sartre, in splendide uscite Mondadori (nella collana “Il bosco”) e “Coralli” Einaudi, entrambi del 1964. Nonostante abbiano vissuto per decenni, le loro condizioni sono più che ottime. Anche per un caso psichiatrico come chi scrive questo pezzo, che prima di acquistare un libro ne scruta ogni più impercettibile e imperscrutabile (per l’occhio umano) imperfezione, sono un vero piacere per gli occhi. Confesso, non ho mai letto questi autori. Steinbeck e Sartre li ho sempre sentiti distanti da me, pur per ragioni differenti. Ma sfoglio qualche pagina, in cerca più che di risposte, di ulteriori domande da pormi. E subito gli scenari che si palesano descrivono perfettamente la realtà circostante. Come solo riescono a fare i grandi autori, che nelle pagine vergate hanno saputo cogliere l’eternità.

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Prendiamo Sartre, prendiamo dal racconto Il muro: “Nello stato in cui mi trovavo, se fossero venuti ad annunciarmi che potevo tornarmene tranquillamente a casa mia, che mi avevano graziato, la cosa mi avrebbe lasciato indifferente: qualche ora o qualche anno d’attesa è assolutamente la stessa cosa, una volta che si è perduto l’illusione di essere eterni. Non tenevo più a niente, in un certo senso, ero calmo. Ma era una calma orribile”. Parole che sembrano descrivere, in maniera precisa ed inquietante, la disillusione di chi non sa più come spendere la “libertà” ora concessaci. O che forse, della libertà, non ha mai saputo che farsene. Disillusione e quindi indifferenza. Forse la stessa indifferenza di chi ha gettato i romanzi tra i rifiuti. Forse la stessa di chi non sa trovare un significato in una frase, in una parola, che può sconvolgerti e cambiarti l’esistenza: “E dunque questa, la Nausea: quest’accecante evidenza? quanto mi ci son lambiccato il cervello! quanto ne ho scritto! Ed ora io so: io esisto – il mondo esiste – ed io so che il mondo esiste. Ecco tutto. Ma mi è indifferente: è una cosa che mi spaventa. È cominciato da quel famoso giorno in cui volevo giocare a far rimbalzare i ciottoli sul mare. Stavo per lanciare quel sassolino, l’ho guardato, ed è allora che è incominciato: ho sentito che esisteva. E dopo, ci sono state altre Nausee; di quando in quando gli oggetti si mettono ed esistervi dentro la mano”.

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Ma la vita non è solo disillusione e indifferenza. Ed ecco che ci pensa Steinbeck a rimettere le cose al loro posto, dandoci speranza, sollievo e invitandoci a contemplare la natura e farne scenario per i nostri incontri, le nostre discussioni e riflessioni sul mondo circostante: “Splendevano al sole gli aghi dei pini. La terra mandava un buon odore di asciutto. La rosa di Castiglia profumava il mondo intero coi suoi fiori. Quella era l’ora più piacevole della giornata. (…) Lontani da ogni preoccupazione di lotta per l’esistenza, essi sedevano al sole giudicando i loro simili. Chiunque di loro aveva qualcosa di buono da raccontare, la serbava per raccontarla in quell’ora, mentre grandi farfalle scure si posavano sui fiori della macchia di rosa e agitavano lentamente le ali”.

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Tocca infine ringraziare chiunque abbia fatto, di questi libri, carta straccia. Anche solo per avermi regalato questi stralci, queste parole, questi pensieri e queste frasi. Vengo ora colto dalla folle idea di rovistare in ogni cassonetto. Vengo altresì colto dal desiderio di incominciare a visitare i mercatini. Anche i libri usati, gettati, dimenticati, hanno un loro incredibile fascino. E hanno bisogno di un rifugio sicuro. Per continuare a vivere.

Cosimo Mongelli

*In copertina: John Steinbeck nel 1962, anno in cui ottiene il Nobel per la letteratura

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