Ci sono uomini che non sono classificabili per il lavoro che fanno, perché le molteplici attività che portano avanti non hanno alcuna attinenza tra loro. Tra questi uomini, talvolta, c’è un filo conduttore che li caratterizza: la passione per ciò che fanno. E per pochi di loro questa passione diventa anche coinvolgente per chi hanno intorno, per chi ha la fortuna di frequentarli.
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Uno di questi uomini è il fiorentino 65enne Sandro Fratini. Come detto, non è immediatamente classificabile, anche se per una delle sue passioni è diventato da tempo una vera e propria leggenda mondiale. In quale campo? Il collezionismo di orologi meccanici di alta gamma. Difatti è sua la collezione di orologi da polso, in gran parte d’epoca, più importante al mondo, con oltre 2mila pezzi – soprattutto Rolex, Patek Philippe, Vacheron Constantin e Audemars Piguet – per un valore stimato di circa 1 miliardo di euro – sì, non è un refuso: mille milioni di euro – raccolti in oltre quarant’anni di ricerca continua e costantemente di altissimo livello, con una rete capillare di osservatori/segnalatori in tutto il mondo e con uno staff dedicato, che vede al suo vertice il fiuto dello stesso Fratini e l’eccezionale savoir faire del maestro orologiaio Guerrino Fini alla manutenzione e al restauro filologico di questo incredibile tesoro.
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Come può valere così tanti soldi questa collezione? Semplice. Ogni orologio è una rarità. Per esempio, il Patek Philippe da polso più costoso di sempre è la Referenza 1518 in acciaio, un cronografo con calendario perpetuo battuto all’asta nel 2016 per 11 milioni di dollari.
Fratini, lei quanti ne ha di Ref. 1518? “Due – risponde lui con un sorriso – ma li ho pagati molto meno di questa cifra quando li ho acquistati tanti anni fa e a dire il vero è così per tutta la collezione, compresi pezzi unici e prototipi di vari modelli, che oggi hanno un valore inestimabile. Negli ultimi anni il valore di mercato è salito in maniera esponenziale e io ho avuto la fortuna di acquisire gran parte della mia collezione in tempi dove i prezzi erano sensibilmente più bassi”. D’altronde, precisa lui: “Il valore economico della mia collezione è solo teorico perché non ho nessuna intenzione di venderne nemmeno uno. Sceglierà poi mio figlio Giulio cosa farne quando io non ci sarò più”.
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Un altro modo per comprendere l’eccezionalità di questa collezione? Eccola. Un orologio da polso, soprattutto d’epoca, pesa in media intorno ai 100 grammi di peso o meno ancora. Fratini, ci consenta di sdrammatizzare l’importanza del valore economico con un confronto che si fa di solito dal fruttivendolo. Quanti chilogrammi di Rolex Daytona “Paul Newman” e/o Daytona con movimenti manuali – i più rari – possiede e quanti perpetui di Patek Philippe? “Devo ammetterlo, a peso siamo nell’ordine di decine di chilogrammi”.
Siccome tra gli appassionati Sandro Fratini è leggenda, la sua storia collezionistica è nota e parte da un Rolex 9 carati regalato dalla nonna, si alimenta intorno ai 18 anni con il primo acquisto personale – un Universal Geneve – e decolla negli anni Settanta. Il resto è storia. Fino a qui però abbiamo parlato di una sua passione e le altre?
Sono denim, real estate, hotellerie e sostenibilità del pianeta. Il denim perché la storia di Sandro Fratini è legata indissolubilmente a questo tessuto, con il padre che nel 1958 ha fondato Rifle, uno dei marchi che ha fatto la storia del jeans. Real estate perché la famiglia, da decenni, ha diversificato il business, soprattutto nel settore dell’accoglienza, con una decina di hotel di proprietà tra Firenze, Venezia e Roma – su tutti spiccano i tre L’Orologio nelle relative città, dove l’arredamento totalmente su misura ricorda la sua passione per le lancette –, mentre la sostenibilità è legata alle bio masse, nuova sfida dei Fratini, con il già citato Giulio, 28enne figlio unico di Sandro, che dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Milano e Master a Londra ha affiancato il padre nelle attività di famiglia.
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Come si diceva all’inizio, l’unicità del personaggio, però, è legata alla passione che lo spinge (e che è coinvolgente per chi lo frequenta). Un esempio? Chiediamogli di Piazza Santa Maria Novella a Firenze… “Nei primi anni Duemila l’ho vista degradata e ho avuto una visione che si è trasformata in una delle più belle piazze d’Italia e dove adesso possediamo 5 hotel e 35 appartamenti”.
Ecco, in un tempo dove i grandi imprenditori italiani tendono a disimpegnarsi economicamente dall’Italia, fa piacere sapere che qualcuno va in controtendenza. Succede quando la passione è più forte della ragione. Poi, magari, diventa anche un business redditizio.
Michele Mengoli