“Nei sonni degli erranti”. Una scoperta, la poesia di Antonio Camaioni
Poesia
Giorgio Anelli
Recentemente, una monaca, sepolta in non ricordo più quale monastero lombardo, mi ha chiesto una copia dei Salmi che ho tradotto per Città Nuova, era il 2011. Non avendo copie, le ho inviato una stampa, fatta con la fotocopiatrice di casa. Quando, nel 2011, fu pubblico quel libro, il mio caro padre Antonio – sepolto in chissà quale comunità, ma l’amicizia non ha logorio di anni, è come i fossili, testimonia una preistoria dell’amare – allestì una messa dove alcuni cantarono i ‘miei’ salmi. Fu una sorpresa – ne fui commosso.
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Città Nuova è la casa editrice legata al movimento dei Focolari, nasce sessant’anni fa, ha una straordinaria collana dedicata ai Padri della Chiesa, su cui ho studiato (cito un po’ a caso: i Discorsi ascetici di Isacco di Ninive e il testo Sulla preghiera di Evagrio Pontico posso dire che mi abbiano davvero formato). Quando Daniele Piccini, così, per la neo-fondata collana ‘Versus’ mi ha chiesto di tradurre i Salmi, ovviamente, ho esploso canti di giubilo in ebraico biblico. La collana, di cui non risulta più traccia nel sito della casa editrice, ha stampato libri molto belli, dalle Poesie di Hermann Broch per cura di Vito Punti, dieci anni fa, a Il libro del freddo del poeta spagnolo Antonio Gamoneda a Margini e rive di Fabio Franzin, tutti libri “attualmente non disponibili”. Nel 2008 fu stampato un Cantico spirituale di san Giovanni della Croce per la cura di Stefano Arduini.
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Le cose belle, si sa, finiscono, così anche a me è arrivata la fatidica lettera. Il 5 giugno scorso, Città Nuova mi scrive. “Considerando la ridotta vendibilità del libro e i costi sostenuti per la sua gestione da parte del nostro deposito centrale, abbiamo deciso di inviare al macero parte delle copie invendute, pari a 161 copie”. La cosa non mi sorprende: l’editoria (come la vita) funziona così. Tutto muore e dopo un tot il pesce puzza. Alla disfatta delle copie si può far fronte acquistandole a prezzo favorevolissimo (“potremmo inviargliele con lo sconto dell’80% sul prezzo di copertina più le spese di spedizione”); comunque resta la formula di rito: “abbiamo attivato un sistema di print on demand che ci consentirà di rendere sempre e comunque disponibile il libro per quanti volessero acquistarlo”. Ma chi lo vorrà acquistare, quel “libro”, se non c’è più nota, nel sito, neppure dell’antica collana editoriale in cui sono stati pubblicati i Salmi, ormai defunta?
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La casa editrice mi intimava di informare in merito alle mie scelte “entro il 5 luglio 2019”; la provvidenza mi ha celato la lettera fino a ieri, per cui le 161 copie sono già cenere. Celestiale casualità: la lettera era dentro un libro che si intitola Breve storia dell’ombra, per altro straordinaria raccolta di poesie di Charles Wright, edita da Crocetti. Anche questa è la breve storia di un’ombra.
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Non sono nuovo al mondo. Arriva sempre il momento di fronteggiare la fatidica lettera dell’editore: i libri, a meno che non sforni un bestseller, hanno una vita relativa, relegata in una manciata di mesi, se va bene di anni. Poi sono un ingombro in magazzino, di cui l’editore ha fretta di liberarsi, d’improvviso. Se ci guadagna qualcosa – o meglio: se rientra delle spese – meglio. In questo caso, però, la differenza non è irrilevante. Non si tratta, qui, del romanzo di un autore X, ma della nuova traduzione dei Salmi. Non si tratta di un editore qualsiasi, ma di un editore ‘cattolico’. Quelle fatali 161 copie dei Salmi, che tanto danno fastidio, non potrebbero regalarle a 161 parrocchie o monasteri o biblioteche teologiche sparse per il paese? Si è mai vista una casa editrice cristiana mandare al macero i Salmi?
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Rileggo la lettera. Ma cosa importa della “ridotta vendibilità del libro” se parliamo dei Salmi? In questo caso, conta lo spirito della lettera, non la sua “vendibilità”. Lo Spirito Santo non si vende un tanto al chilo, ci sono cose che non possono essere stritolate dalle “ragioni di mercato”, la Bibbia non si stampa finché qualcuno la compra. Mi auguro.
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Per altro, quei Salmi non furono azzardo e catastrofe linguistica. Quando su Avvenire – il quotidiano dei vescovi, non quello dei reazionari o dei rivoluzionari – uscì una gloriosa recensione di Cesare Cavalleri, quel titolo risuonò in me per giorni, “Tradurre i Salmi: Brullo batte Ceronetti”. Recentemente, Arnaldo Colasanti mi ha confermato – con mio stupore infantile – che quei Salmi funzionano, pure come poesie. Insomma, qualcuno mi benedice e non mi sbatte al macero.
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I Salmi non dovrebbero essere venduti, ma regalati. Non ho più copie dei miei. A chi me ne farà richiesta, attraverso la mail di Pangea (info@pangea.news) o la mia personale, posso inviare il documento word, originale, forse con qualche devoto refuso, che il tempo ha cristallizzato in atto di fede. Intanto, un esempio. (d.b.)
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56
Al mastro coreuta
su Colomba che svaga nel vuoto
miktam di Davide
quando i Filistei lo afferrarono in Gat
Graziami Dio
l’uomo mi strazia
mi sbriciola da sempre
da sempre mi spaccano
infiniti si avventano
nella paura afferro te
consuono con la parola di Dio
inciso in lui non ho paura
cosa può una cosa di carne?
i loro verbi mi stritolano
ogni concetto compilato dal male
celati scrutano il mio passo
predano la mia vita
esiliaci dal nulla
strema i popoli con la tua ira Dio
è nel tuo libro il mio esilio
munte nelle tue cisterne le mie lacrime
quando urlerò a te
i nemici spariranno
questo so – Dio è per me
consuono con la parola di Dio
concordo con la parola di Yhwh
avvinghiato in lui non ho paura
cosa può una cosa di carne?
concludo i voti che ti ho destinato
sacrifici per te Dio
hai deviato da me la morte
slacci i miei piedi dal baratro
vago verso Dio – nella luce dei vivi
*Il salmo si riferisce a quanto narrato nel primo libro di Samuele, capitolo 27: Davide scappa dalle mani di Saul e si ritira a Gat, nascosto da chi prima lo amava tra i nemici, “nella terra dei Filistei”. Si tratta di un brano di particolare ferocia: Davide prega con ardore, e uccide con la stessa ispirazione (“Davide batteva quel territorio e non lasciava in vita né uomo né donna; prendeva greggi e armenti, asini e cammelli e vesti”)
**In copertina: Nicolas Régnier, “Davide con la testa di Golia”, 1626