“A tentoni, per i corridoi del Pensiero”. Una poesia di Harold Monro
Poesia
Giorgio Anelli
Non solo Achille e Patroclo, o Eurialo e Niso: alle sorgenti del ’900, amici e poi soldati, combattenti insieme, sono stati anche Denis Browne e Rupert Brooke.
È a Cambridge che i due s’incontrano, Browne di un anno solo minore di Brooke. Virginia Woolf potrà dire che William Denis Browne, stella musicale di Rugby e poi del Clare College, è noto al «lettore comune» per esser stato il compagno in armi di Rupert Brooke. In realtà, Browne è stato anche e soprattutto musicista e compositore di genio.
Nel 1906, poco dopo l’arrivo di Brooke al King’s College, Denis – così è chiamato, semplicemente – insiste che l’amico scriva una poesia da mettere in musica per la domenica di Pasqua: il risultato di questa loro prima collaborazione è A Song in Praise of Cremation Written to my Lady on Easter Day, Una canzone per la mia Signora in lode della cremazione nel giorno di Pasqua. Mentre Rupert scrive versi e poi i saggi importanti su Webster e Donne, Denis studia con maestri illustri: in breve è “il” pianista, organista e direttore dell’attività musicale del Clare e di Cambridge. Con Rupert Brooke collabora inoltre a varie produzioni teatrali universitarie, per cui scrive la musica: sue composizioni sono eseguite per la prima volta proprio al Clare. Edward Dent, allora suo docente, lo considera il più brillante musicista della sua generazione. Lo nota anche un compositore di fama come Ralph Vaughan Williams.
Chiusa una parentesi da insegnante alla scuola di Repton, Denis studia qualche tempo a Berlino con Ferruccio Busoni, ma suona troppe ore al giorno, e le sue mani rischiano quasi la paralisi per l’eccesso di sforzo a cui le sottopone.
E nel 1913 è di nuovo a Londra, organista del Guy’s Hospital e direttore di quella e altre società musicali. Collabora alla «Blue Review», diretta da John Middleton Murray e Katherine Mansfield, di tanto in tanto è critico musicale per il «Times» e altri quotidiani, continua a comporre instancabilmente: tra le canzoni, celeberrima è To Gratiana, Dancing and Singing, per tenore e pianoforte. La Domenica delle Palme 1914 il suo Magnificat per coro e organo è eseguito nella cattedrale di Westminster.
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Tuttavia la vita musicale – la “prima” londinese della Sonata Opus 1 di Berg, le conferenze e un balletto-pantomima che sta scrivendo per il Theatre Royal di Bristol –, tutto dev’essere abbandonato allo scoppio della Prima guerra mondiale. Compresa la tesi di laurea per cui è tornato a Cambridge.
Lui e Rupert Brooke decidono di lasciarsi alle spalle una vita di studio e frequentazioni tra simili a Cambridge e Londra per arruolarsi. Eppure, in quei primi momenti di esaltazione patriottica, anche arruolarsi non è facile: l’esercito non riesce ad accogliere tutti i giovani e i volontari che vogliono combattere. Sarà Edward Marsh, editore dell’antologia Georgian Poetry e segretario privato di Churchill – allora Primo Lord dell’Ammiragliato – a procurar loro una commissione nella Royal Navy Division, il corpo anfibio appena creato dall’inesauribile Lord. Che, da uomo di azione, a 39 anni vuol agire: la Royal Navy Division è un esito di quella volontà.
Denis Browne è ugualmente tra coloro che hanno frequentato la cerchia di poeti e artisti, protetti dalla generosità di Marsh. Tra settembre e ottobre lui e Brooke sono insieme nel tentativo di difesa di Anversa, sotto assedio tedesco. Bombe e cannoni tedeschi distruggono la città, e inglesi e alleati partecipano alla ritirata con i reduci dell’esercito belga. Per i due amici è l’incontro con la guerra vera. Scrive Brooke:
“Centinaia di migliaia di rifugiati, le loro proprietà su carriole o carretti […], si muovevano con enorme lentezza nella notte, due linee senza fine, gli uomini anziani che perlopiù piangevano, le donne dai visi induriti pallidi e tirati, i bambini che giocavano, piangevano o dormivano. Ecco cos’era adesso il Belgio: il paese dove tre civili erano stati uccisi per ogni soldato. La detestabile strategia del “terrore” per una volta era riuscita. Alla decisione di evacuare Anversa, tutta quella popolazione di mezzo milione, tranne alcune migliaia, era fuggita. Non era necessario. I tedeschi si erano comportati decentemente nelle grandi città. Ma erano riusciti tanto bene nelle loro sistematiche prevaricazioni che mezzo milione di persone aveva preferito non avere più una casa e rischiare di morir di fame, alla certezza del dominio tedesco. È strano pensare che si è stati testimoni di uno dei più grandi crimini della storia…”.
Il loro battaglione è allora richiamato in Inghilterra: la spedizione di Gallipoli è decisa e gli uomini devono prepararsi. Dopo cinque mesi di addestramento, a febbraio del 1915, salpano per i Dardanelli. Probabilmente durante lo scalo in Egitto, Rupert Brooke è morso dalle temibili zanzare che anni dopo uccideranno anche Lord Carnarvon, scopritore della tomba di Tutankhamon, e il 23 aprile, mentre la loro nave si trova in prossimità di Sciro, l’isola di Achille, muore di setticemia.
Denis Browne gli è rimasto accanto fino alla fine: quando si accorge che il suo amico non c’è più, l’alba sta salendo intorno alla cabina nella fresca aria di mare. Lui e i compagni lo seppelliscono in una radura di olivi, che hanno visto insieme sull’isola giorni prima. Denis scriverà a Marsh: «nessuno avrebbe potuto desiderare un luogo ultimo più tranquillo o calmo di quella bella baia protetta dai monti e profumata di salvia e timo». I versi di A Rupert Brooke li stende di getto l’indomani della sua scomparsa:
Ti rendo gloria, giacché sei morto.
Il giorno s’illumina sul tuo capo;
La notte incupisce ai tuoi piedi;
Mattino, mezzogiorno e sera
Ti si raccolgono intorno
Nel mondo che conoscevi.
Labbra si baciano e membra si stringono,
Petto contro petto, nel silenzio che canta
Di cose dimenticate e incancellabili:
La risata, le lacrime e il battito d’ali
Che si sentono fiochi nel paradiso lontano;
Gli uccelli si chiamano; l’inquieta
Ineluttabile e imperturbabile marea
Sale e scende; e ogni cosa se ne va
Muovendosi tra sogno e sogno; e voci profonde
Sprofondano di nuovo nel mondo altro.
L’aria non ha meno incanto;
Niente ha meno forza. No, come se
Un fulgore più vivo e più forte brillasse
Nel sangue, e grida salissero
Più fiere e accese, un rombo distante
Di gole e di armi: le rive della tua isola
Tutte fervono fumo e fiamma;
E mille amanti gridano il tuo nome,
Rupert! Rupert!, per tutta la terra;
E morte e nascita danzano;
E follia di sangue e danze di risa
Si levano e cantano, e quindi incalzano
Tutti coloro che un tempo han danzato,
E adesso non più.
Tu non danzerai più; non amerai più;
Sei morto e reso polvere sul lido della tua isola.
Solo polvere sono le labbra dove
Erano la risata, il canto e i baci.
E ti rendo gloria, e gioisco
Della vita e della morte che hai avuto,
Del paradiso e dell’inferno che hai vissuto,
E della polvere e dell’alba che erano te.
Lasciato il suo amico nella radura di Sciro, il musicista William Browne diventa un soldato: ferito durante la seconda battaglia di Krithia a maggio, dopo un breve periodo in ospedale al Cairo e ad Alessandria d’Egitto, all’inizio di giugno torna a combattere, a malapena ristabilito. Quasi subito, mentre sta cercando di entrare in una trincea nemica, è colpito allo stomaco. Allora non c’è più niente da fare: presagendo cosa succederà, Denis fa l’unica cosa che può fare e affida il proprio taccuino a un ufficiale subalterno, con la speranza che possa farlo avere alla sua famiglia in Inghilterra.
Il suo corpo non sarà più ritrovato, ma il taccuino riuscirà a raggiungere l’Inghilterra e Leamington, sua città natale nel Warwickshire. Tra quelle paginette sgualcite per esser state nella giacca del figlio in battaglia, i genitori trovano una nota d’addio:
«Me ne sono andato anch’io; non indecorosamente, spero. Sono più fortunato di Rupert perché ho combattuto. Ma non ho nessuno a seppellirmi come io ho sepolto lui, perciò forse alla lunga il più fortunato è lui…».
La data è il 4 giugno 1915, il giorno in cui Denis è morto, a 26 anni, due mesi dopo l’amico Rupert.
Il suo necrologio, apparso sul «Leamington Courier» il 18 giugno, citerà quanto scritto da Orazio su Quintiliano: Multis ille bonis flebilis occidit, in omaggio al suo carattere, che fondeva naturalezza e serietà, bravura nella sua arte e lealtà profonda nell’amicizia.
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Qualche tempo prima, Denis aveva fatto una richiesta al suo docente di musica al Clare – nonché futuro editore e critico musicale – Edward Dent, nel caso fosse morto in guerra: «distruggere ogni sua composizione musicale che non lo rappresentasse al meglio». Quando viene a sapere della sua morte a Gallipoli, Dent lo prende alla lettera: aiutato da Ralph Vaughan Williams – docente anche di Ivor Gurney, altro musicista tra i war poets – e dal tenore Steuart Wilson, Dent distrugge molti lavori composti da Denis nella prima giovinezza. La sua musica subisce così un destino analogo all’autobiografia di Byron, gettata nel fuoco dagli amici Hobhouse, Davies, Moore e dal suo editore Murray. I manoscritti superstiti, molti, se considerata la sua breve vita, sono conservati all’archivio del Clare College di Cambridge e alla British Library a Londra.
Sempre a giugno 1915, Edward Marsh parte da Londra per Leamington: intende far visita a sua madre e alle sorelle. Non sa ancora della sua scomparsa e prima di partire gli ha scritto una lettera, che Denis non leggerà mai. Dopo aver perso Brooke, il dolore di Marsh per questo ennesimo vuoto è ancora più forte. Teme che la madre gli imputi la morte del figlio, per avergli procurato l’incarico che lo ha portato ai Dardanelli, e invece Mrs Browne gli è grata per l’amicizia e la generosità per il figlio.
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Le canzoni e un balletto di Denis Browne apparsi postumi mostrano qualità straordinarie e rara capacità di combinare nuove forme espressive. L’ultima canzone con parole di Walter de la Mare, Arabia, uscirà a dicembre 1919. Carica di ricche immagini esotiche e una lingua squisita, «Reso folle dai sortilegi dell’Arabia remota…», sembra una sorta di premonizione del suo destino a Gallipoli. L’anno dopo la sua morte, nel 1916, un altro amico e compagno poeta, Wilfred Wilson Gibson, lo ricorderà nei versi apparsi nel volume Battle and other Poems:
Notte dopo notte noi due ascoltavamo insieme
La musica dell’Anello
In noi il più profondo silenzio
Toccato dalla voce e dagli archi
Seppure questa sera io sieda in silenzio, e tu
Dormi in un silenzio straniero,
La musica eterna ancora tocca di gioia
L’abisso che ci divide.
Il nome di Denis Browne è ricordato nell’Albo d’Onore della scuola di Rugby, al Memoriale di Helles in Turchia, al Memoriale di guerra di Euston a Londra, alla Saint Paul’s Church di Leamington, alla chiesa di Saint Mary Magdalene a Lillington, sempre nel Warwickshire, e al Clare College a Cambridge. La sua meravigliosa figura è commemorata anche al Guy’s Hospital e al Memoriale di guerra della Royal Naval Division, alla Horse Guards Parade a Londra.
Paola Tonussi
***
Night after night we two together heard
The music of the Ring
The inmost silence of our being stirred
By voice and string
Though I tonight in silence sit, and you
In stranger silence sleep,
Eternal music stirs and thrills anew
The severing deep.
*
To Rupert Brooke
I give you glory, for you are dead.
The day lightens above your head;
The night darkens about your feet;
Morning and noon and evening meet
Around and over and under you
In the world you knew, the world you knew.
Lips are kissing and limbs are clinging,
Breast to breast, in a silence singing
Of forgotten and fadeless things:
Laughter and tears and the beat of wings
Faintly heard in a far-off heaven;
Bird calls bird; the unquiet even
Ineluctable ebb and flow
Flows and ebbs; and all things go
Moving from dream to dream; and deep
Calls deep again in a world of sleep.
There is no glory gone from the air;
Nothing is less. No, as it were
A keener and wilder radiance glows
Along the blood, and a shouting grows
Fiercer and louder, a far-flung roar
Of throats and guns: your island shore
Is swift with smoke and savage with flame;
And a myriad lovers shout your name,
Rupert! Rupert!, across the earth;
And death is dancing, and dancing birth;
And a madness of dancing blood and laughter
Rises and sings, and follows after
All the dancers who danced before,
And dance no more, and dance no more.
You will dance no more; you will love no more;
You are dead and dust on your island shore.
A little dust are the lips where
Laughter and song and kisses were.
And I give you glory, and I am glad
For the life you had and the death you had,
For the heaven you knew and the hell you knew,
And the dust and the dayspring which were you.
W. Denis Browne, April 1915