
Il politicamente corretto ha imposto il suo dogma, l’Uomo Residuo ne è il profeta
Società
Clery Celeste
Berkana è la lettera che nell’alfabeto runico segue Teiwaz, la runa del fallo e del maschile. Berkana è la donna, il femminile nel suo massimo compimento. Assomiglierebbe a una nostra normalissima lettera B ma nel simbolo runico non c’è nessuna linea curva ad addolcire il concetto. Berkana è la donna gravida e prosperosa che mostra le sue potenzialità creatrici con orgoglio e fierezza. Berkana è la grande madre Ostara, la dea Frigga.
La runa che prepara all’arrivo di Berkana è il principio maschile per eccellenza; Teiwaz infatti è la freccia, il fallo eretto, la spada di Excalibur che solo colui che è degno davvero può brandire. Teiwaz è il logos, la parola creatrice, il seme che feconda; ma la parola senza eros è puro suono, perde il significato. Berkana quindi è l’energia femminile portatrice di eros, di quella fiamma che erotizza la vita, i sogni e i desideri di tutte le creature. Non è un caso infatti che il periodo dell’anno dedicato a questa runa sia dal 14 al 29 marzo; Berkana sorregge con la sua forza erotica l’equinozio di primavera e la prima luna della rinascita. Dopo il terribile inverno, nelle terre del nord la terra si riprende la sua vegetazione, l’erba si fa di un verde irreale, ogni ramo tenta di rinascere buttando fuori i suoi baccelli. La radice della parola Berkana ha le sue origini dal celtico “berchta” che significa “brillante”, e dal tedesco “birke” che vuol dire “betulla”. L’albero della betulla è sacro alla dea madre, il suo tronco svetta verticale, altissimo e fiero; la sua lucentezza, quella patina bianca che lo ricopre, crea timore nell’uomo, induce al rispetto.
Berkana è la donna che dobbiamo riconquistare, una donna che non sopprime le forme dell’abbondanza, una donna fiera dei seni e del ventre gonfio. Il femminile nella mitologia norrena non chiede protezione, non rappresenta la debolezza; Berkana è la radice acquatica dentro alla donna, si accorda con la luna e con le maree, risponde a richiami perturbanti e oscuri al maschile, l’acqua è sangue e latte. Il femminile di Berkana è lento e attento, per nessuna ragione cede il passo alla fretta e alla necessità del mondo esterno. Con questa runa possiamo recuperare il giusto approccio al tempo, riscoprire il ritmo fluido che portiamo dentro al corpo, darci il tempo di seguire quel ciclo di sangue e latte che si compie dall’inizio dei secoli.
Oracolo
Guarda la dolce curva del ventre di una donna
quando trepida attende il primogenito.
Ascolta il canto della Primavera
che scioglie il ghiaccio dal ruscello.
Contempla il presagio di nuove imprese
avvolto nel sudario del guerriero.
Nel giorno dell’equinozio di primavera in antichità erano soliti compiersi riti che ricordassero il matrimonio cosmico, di significato alchemico, tra la grande dea lunare e il grande dio maschile solare. L’incontro di queste due divinità sfociava poi in un rito anche sanguinario, con sacrifici umani: nel giorno dell’equinozio il maschile doveva far posto al femminile, ritirarsi nel mondo dei morti, bussare alle porte della dea Hell. Questa particolare giornata era chiamata la festa di Ostara, principalmente aveva luogo nelle terre germaniche, e si festeggiava l’incontro del maschile con il femminile attraverso unioni sessuali. Gli antichi erano molto consapevoli di quanto potere erotico ed energetico ci fosse in un atto sessuale consapevole. Noi “moderni” crediamo di essere liberi, pensiamo che la pornografia abbia reso il sesso disponibile e conoscibile a tutti; niente di più tremendamente falso. Abbiamo dimenticato il valore sacrale che ha questo atto, abbiamo dimenticato che ogni posizione sessuale produce un flusso di energia, che scarica o ricarica a seconda di dove siamo, di come il nostro corpo è posizionato. Gli antichi pagani erano probabilmente più evoluti di noi, sicuramente avevano del sesso una considerazione tanto sacra quanto feroce. E le cose non possono essere disgiunte.
Teiwaz è l’animus, Berkana è l’anima; quando prendiamo questo simbolo tra le mani rientriamo dentro di noi, siamo in contatto con la nostra parte spirituale femminile, con il segreto erotico che ci tiene in vita. Rappresenta il più profondo senso della vita, a cosa siamo destinati, dove dobbiamo essere per esistere davvero. Quando l’antico sciamano del nord estraeva dal suo sacchetto di pelle, tra tutte le ventiquattro rune, Berkana, l’auspicio era favorevole; una nuova nascita, un nuovo progetto o un nuovo successo attendeva il richiedente. Berkana porta la delicatezza fermezza del parto, di un progetto che nasce, di una idea che si forma grazie all’intuizione, al movimento dell’eros.
Clery Celeste