Keyword: Amore di Michael Andrews è un’opera che, al di là del suo cristallino intento, solleva perturbanti questioni sulla natura dell’arte e della letteratura nell’era digitale. L’autore presenta infatti un background professionale tanto distinto quanto influente – noto nel campo tech come esperto SEM Strategist e Prompt Engineer
Laureatosi ad Harvard, Andrews ha lavorato per aziende del calibro di Google e Axios, dove ha affinato le competenze nel manipolare gli algoritmi per ottimizzare la visibilità e l’engagement online. Il suo debutto letterario, pubblicato contemporaneamente negli USA e in Europa – passando via Einaudi per l’Italia – riflette l’incontro fra tecnologia e narrazione, esplorando come le moderne tecniche di ottimizzazione possano influenzare, oltre ai mercati, anche la creazione artistica e letteraria.
Attraverso la figura del protagonista, James Miller, Andrews offre un eroe faustiano, la cui ambizione è guidata da algoritmi: Keyword: Amore diviene così uno specchio della nostra società, lucida superficie atta a riflettere la crescente dipendenza dalle tecnologie e dalla validazione digitale – nonché la nostra vulnerabilità a venire manipolati da esse.
Il romanzo presenta un doloroso ritratto della cultura contemporanea. Le relazioni tra i personaggi, strutturate attorno a termini di ricerca popolari e trend virali, enunciano la riduzione della complessità a mere statistiche di click, rivelando anche una cruda verità: l’arte può essere ridotta a una formula (a patto che si conoscano le giuste variabili).
Andrews sfida dunque il lettore a riflettere su quanto profondamente l’era digitale abbia infiltrato il processo di storytelling: creare per comunicare. Di fatto, la narrazione si carica di un senso di tragedia manzoniana: raggiungendo l’agognato successo, il protagonista si trova alienato e disilluso. Vuoto, infine.
L’essenza di Keyword: Amore è un’amara allegoria della condizione postmoderna. Un mondo in cui il successo è misurato non dalla qualità dell’espressione ma dalla quantità di attenzione ricevuta. Aldous Huxley avrebbe certamente riconosciuto nel romanzo una dimostrazione di come la letteratura possa adattarsi, resistere e commentare le trasformazioni tecnologiche che minacciano di soverchiare la sua stessa necessità.
Nel 2024, di fatto, l’intelligenza artificiale ha permeato ogni aspetto della società con un’ubiquità e una raffinatezza tali da sollevare nuove e complesse questioni etiche e filosofiche. Nel corso del romanzo, l’A.I. co-protagonista al servizio di Miller, inizia anche a creare opere d’arte e letteratura indipendentemente, sfidando la tradizionale comprensione umana dell’autorialità e dell’originalità.
La narrazione di Andrews riflette – cercando la via della predizione – su come le tecnologie modellino attivamente le espressioni culturali e individuali, anticipando e persino manipolando i desideri e le preferenze umane. Riflessione che apre una finestra necessaria sul potenziale futuro del nostro rapporto con la creatività, dove il machine learning potrebbe definire gli stessi confini della cultura e dell’arte.
Accostato a un illustre autore come Kazuo Ishiguro, nelle rispettive esplorazioni tra intelligenza artificiale e vita umana, Keyword: Amore e Klara e il Sole adottano approcci narrativi diametralmente opposti. Mentre Andrews utilizza l’A.I. per svelare le potenzialità manipolative della tecnologia nel consumo culturale, Ishiguro presenta l’A.I. come compagno empatico, capace di amore e comprensione umana. Entrambi i romanzi sollevano dunque questioni critiche sull’eventuale disumanizzazione derivante dalle tecnologie emergenti e su come queste possano influenzare le relazioni e l’autenticità.
“James Miller si era seduto di fronte al computer.
I bordi luminosi tremolavano lievemente al ritmo della musica elettro-minimale che riempiva lo studio.
Su uno dei due monitor, le pagine di Analytics rivelavano flussi di dati in continuo aggiornamento, mostrando le tendenze dei termini più cercati, le parole chiave emergenti, e le statistiche di engagement del pubblico.
Ogni frase un calcolo, ogni capitolo una formula ottimizzata.
Amore, digitò, e il sistema suggerì immediatamente una serie di aggettivi e metafore correlate con il maggior tasso click-through delle ultime settimane.
Amore ineffabile, amore tumultuoso, amore digitale… le opzioni sembravano infinite.
Eppure nulla sembrava nuovo. James si trovava al centro di un puzzle irrisolvibile, un gioco di combinazioni che nessuno può vincere da solo.
Per questo ALEXI era divenuto indispensabile.
— ALEXI, genera una sintesi di scenario romantico basato sulle tendenze attuali — ordinò James.
Senza indugiare, ALEXI rispose con voce neutra.
— Analisi completata. Scenario consigliato: incontro casuale in una galleria d’arte virtuale, seguito da un dialogo intenso su arte postmoderna e realtà aumentata. Elementi di tensione: differenze culturali e un segreto nascosto.
James annuì, pensieroso.
Era un buon inizio, ma sapeva che ogni riga doveva corrispondere al giusto clickbaiting per imbrigliare l’attenzione del lettore.
Iniziò a digitare sulla tastiera retroilluminata.
Lea camminava con passo incerto verso il cuore della galleria d’arte virtuale. Le immagini fluttuavano attorno a lei, tele di puro pixel che ondeggiavano, adattandosi a ogni suo movimento ai pattern del suo stesso battito cardiaco. Intorno a lei diversi avatar ma quando i suoi occhi incrociarono quelli di Sam, per la prima volta, qualcosa nel Codice Sorgente rivelò un bug.
Il cuore di James subì un’impennata. Sarebbe stato questo il luogo dove l’umanità e la macchina avrebbero potuto finalmente fondersi, dando vita a storie che nessuno aveva mai sperimentato. Si trattava di pura e semplice bellezza, oppure di una trappola? James non era sicuro di conoscere la risposta. Sapeva, però, che avrebbe continuato a scrivere”.
Nicolò Locatelli
*In copertina: Rutger Hauer e Daryl Hannah sul set di Blade Runner (1982)