
“Abbiamo bollato come bestialità i desideri della carne…”. Rileggiamo “Sanin”, il romanzo dell’amore violento
Letterature
Silvano Calzini
Nel 1999 Roberto Bolaño è già lo scrittore, iconico, de La letteratura nazista in America, Stella distante, I detective selvaggi. A Siantiago del Cile, fiera internazionale del libro, Cristian Warnken, maestro del tu-per-tu (nella trasmissione per la Television Nacional de Chile ha intervistato, tra gli altri, tantissimi, José Saramago, Isabel Allende, Mario Vargas Llosa, Ernesto Cardenal, Alejandro Jodorowsky…), mette il microfono davanti alle labbra di Bolaño. Viene fuori una intensa intervista sulla passione poetica di Bolaño, riprodotta in questi giorni dalla rivista Buenos Aires Poetry (leggete tutto qui). Ne abbiamo tradotto per i lettori di Pangea uno stralcio. Buone feste.
Ho l’impressione che la maggior parte dei tuoi personaggi più importanti siano poeti o abbiamo a che fare con la poesia, perfino un criminale ha nascosto nell’anima o nel cuore un verso, il frammento di un poema. Qual è il tuo rapporto con la poesia? Hai una specie di devozione, di amore affettuoso per la poesia.
“Io comincio scrivendo poesie. Almeno, quando ho cominciato a scrivere sul serio, quando la posta in gioco era la vita o la morte, sì, lo so, è una forma un po’ esasperata per dirlo, ma a quanto pare, ciò che ho scritto era poesia. E leggo moltissima poesia. E ho sempre ammirato la vita dei poeti, quelle vite così eccessive, così prese dal rischio. E in questo senso, forse, e forse solo per questo, l’amore per la poesia e per i poeti si riflette in qualche maniera in qualcuno dei miei libri, ma non in tutti. Inoltre, come poeta non sono per niente lirico, sono totalmente prosaico, quotidiano. Il mio poeta preferito è Nicanor Parra. Nicanor Parra non parla del crepuscolo e delle dame ricamate dall’ombra, ma di cibo e di bare, di bare, di bare, lo ripete sempre”.
…e parla di antipoesia. Ma nei tuoi libri appare spesso la parola poesia…
“…il fatto è che l’antipoesia è poesia, su questo non c’è alcun dubbio. Il ‘Manifesto Antipoetico’ di Nicanor è poesia e della più pura”.
Ora: cos’è la poesia?
“Poesia… sei tu. La risposta è di una sovrana stupidità, ma credo che sia l’unica risposta possibile: non so cosa sia la poesia. So chi era prossimo al fenomeno poetico. Per me Rimbaud e Lautréamont sono i poeti per eccellenza. Il percorso di Rimbaud e Lautréamont è il percorso della poesia. In questo senso per me la poesia è un atto, è un gesto ancor più che un atto, di un adolescente, di un adolescente fragile, inerme, che scommette quel poco ha per qualcosa che non sa bene cosa sia, e che generalmente perde. Alfred Jarry per me è un grande poeta contemporaneo, anche se ha scritto poche poesie. Non so davvero cosa sia la poesia”.
L’estasi a cui fanno riferimento i poeti, Rimbaud, Baudelaire, e che si percepisce anche in un antipoema di Nicanor Parra, si può percepire nella narrativa?
“Penso che la migliore poesia del secolo sia stata scritta in prosa. Pagine dell’Ulisse di Joyce, o di Proust, o di Faulkner, hanno teso l’arco come non ha mai fatto la poesia di questo secolo, leggendoli ci si rende davvero conto che lo scrittore ha imboccato una via mai percorsa prima”.