22 Marzo 2019

In onore dei bambini eroi che hanno salvato i loro compagni dall’autobus dirottato e dato alle fiamme, una silloge di poesie di Roberto Bolaño per il figlio Lautaro

Nelle mie notti quiete sogno un mondo dove i bambini sono più intelligenti delle bambine (impossibile) e ci si stringe attorno alla poltrona per sentire un racconto letto ad alta voce. Il mondo che vedo negli anni che saranno non avrà bisogno di molte storie e allora la mia notte si fa meno tranquilla, non posso più sognare romanzi per l’infanzia fitto di pirati e marinai della Corona. Eppure. Eppure c’è molta speranza. I bambini e le bambine sono già cresciuti, quando bloccano le stragi che vorrebbero portarli al macello, come una crociata degli infanti, dove il boia scorta tutti il massacro. I bambini si sono salvati anche questa volta, la crociata è fallita, il pullman è bruciato solo e vuoto sulla strada.

*

La mia notte inquieta non rivela più storie per l’infanzia perché già provvede lei col coraggio a trarre una vicenda dalla miseria. Tra gli autori che hanno scritto della crociata alla quale sottoponiamo i bambini ci sono Marcel Schwob (che amava Stevenson) e Roberto Bolaño (seguace di Stevenson). Schwob scrisse il libro culto del sud America: La crociata degli infanti. Stampa SE in Italia. Bolaño ha scritto Amuleto. E poi quattro poesie inedite in italiano, radunate in chiusura del suo quaderno Università sconosciuta. Sono dedicate al figlio Lautaro, eccole.

Andrea Bianchi

***

Lautaro, la nostra vicinanza

Giorno verrà quando non faremo
tante cose insieme come capita oggi
dormendo nelle braccia l’uno dell’altro
rubandoci a vicenda le lenzuola senza imbarazzarci nemmeno per poco
giocando coi piedi su e giù nell’ingresso
della nostra casa in via Aurora
questa piccola via incerta
che senza dubbio porta all’infinità

*

Lautaro, i nostri incubi 

A volte ti svegli urlando e lanci degli ugh
a tua madre oppure a me con voce forte e chiara
un timbro che solo un bambino su due possiede
a volte i miei sogni sono pieni di urla nella città fantasma
e facce perdute mi pongono domande
alle quali non saprò mai come rispondere
tu ti svegli e ti precipiti fuori dalla tua stanza
e i tuoi passi semplici riecheggiano
nella lunga notte dell’inverno europeo
torno indietro sulla scena del crimine
luoghi duri e luminosi
a tal punto che quando mi sveglio sembra una bugia dover
essere ancora vivo

*

Lautaro, le nostre ombre

Certi giorni imiti tutto e posso vederti
ripetere i miei gesti
le mie parole
(tu, che non riesci a dire più di mamma e
papà, sì e no)
in uno strano gergo
la lingua dei piccoli esseri
dall’altro lato della cortina
e a volte mi dimentico
quale sia la mia ombra e quale sia
la tua ombra
chi contempla il ritratto degli Arnolfini
chi accende la televisione

*

Lautaro, le sembianze di Leon

A giorni vedo sul tuo viso
il viso di mio padre che, dicono,
assomigliava a suo padre
lo sguardo di Leon Bolaño appare nei tuoi
occhi semichiusi
soprattutto quando usciamo a camminare
e la gente ti saluta con fare amichevole
altre volte penso che non sia vero: quel mascellino
da combattente, capelli biondo cenere,
la tua predisposizione alla celebrazione e al caos sono solo le scintille
luccicanti della mia nostalgia
eppure tu ricordi lui: soprattutto
in questi giorni di gennaio
quando usciamo a camminare mano per mano
nel mezzo di una luce fragile e persistente

Roberto Bolaño

Gruppo MAGOG