25 Febbraio 2018

#quellavoltache, per colpa della fi@@, ho rischiato di diventare comunista

Si sa che a frequentare molte donne un uomo corre non pochi rischi, oltre a quelli rappresentati dalle malattie sessualmente trasmissibili. Uno di questi è quello per cui, obnubilato dal gran copulare, il poveretto finisca per aderire alla fede ideologica della persona con cui va a letto. È quindi molto facile che, un uomo con una vita sessuale attiva, possa divenire comunista. Tanto più le donne di destra non esistono, come specifica bene Houellebecq, e, se esistono, scopano solo con i paracadutisti.

Sta di fatto che, un pomeriggio, ero riuscito a rimorchiare una rumena. Eravamo passati quasi subito ai fatti. Del resto, questa scansione che pare essere obbligatoria nei rapporti, per cui si dovrebbe sempre passare prima attraverso il dialogo, mi pare onestamente una colossale cazzata. Tra un amplesso e l’altro, malgrado la differenza linguistica, ci ritrovammo immancabilmente a parlare.

Non so se lo sapete, ma non tutte le donne europee hanno un modello di maschio petaloso, come quello che adesso sembra tirare tanto in Italia. La rumena, per esempio, era piuttosto refrattaria all’idea dell’uomo metrosessuale: “te lo immagini, uomini senza peli sulle gambe”. Ricordo bene il suo sguardo: genuino e puro disprezzo, privo di sovrastrutture. Qualcosa di magnifico. Non per niente, ho sempre amato quelli come lei, la gente del popolo. Gli intellettuali sono semplicemente dei borghesucci, politicamente corretti, che dissimulano meglio i loro sentimenti.

Quindi stavamo lì, lei che non aveva mai letto un libro in vita sua, io che non avevo fatto altro per tutta l’esistenza. Capirete bene che era difficile trovare qualche argomento in comune, in attesa che a me tornasse un’erezione. A ogni modo, non so come, ma prendemmo a parlare di Ceaușescu, il famoso dittatore rumeno, sotto il cui regime lei aveva vissuto durante i primi anni di vita. In sostanza, mi raccontò, in Romania non c’erano i centri commerciali, ma solo dei piccoli spacci. Il che, immagino ne converrete, potrebbe solo giocare a favore della restaurazione di qualsiasi dittatura. Poi, niente, mi parlò della vita in campagna, del padre che lavorava la terra in camicia, anche a meno non so quanti gradi – un duro, pensai, proprio come piacciono a me. Poi c’era molto, molto statalismo. Insomma, quasi mi aggradava sto Ceaușescu, o se non altro mi sembrava più serio di quelli del PD – lo ammetto, mi piace vincere facile.

Non so per quanto sia andata avanti la discussione sul comunismo rumeno, ma certamente mi ero quasi dimenticato di essere andato lì per scopare. È stata lei che, mentre mi diceva che in casa non avevano le mattonelle, ha ripreso in mano la situazione. Prima di tornare in pista, ci ha tenuto a farmi presente che i neri (ma lei non usava termini così politicamente corretti) le stavano sulle palle, che è gente che non ha voglia di fare un cazzo. “Penso che tu non sia riuscita bene a integrarti”. “Cosa?”, ha fatto lei che non aveva capito bene – ammetto che stavo biascicando, perché aveva preso ad agitarmi l’arnese di gran lena. “In Italia, non si possono dire certe cose”, aggiunsi io.

Dopo un po’ di tempo, la ragazza tornò nella sua terra. Mi spedì un messaggio, su WhatsApp, dicendomi che se ne andava: “Più lavoro in Romania”. Non ho stentato a crederle. “Poi, sta sul cazzo, io unica extracomunitaria non pagata per stare in Italia e maschi schifo… tranne tu, tesoro. Passa trovarmi in Romania, se volere”. Ogni tanto ci penso seriamente. Vita spartana in campagna, stipendi da fame, sanità da schifo. Insomma, anche lì siamo in Europa. Ma almeno i maschi non si devono depilare le sopracciglia. Ci fosse stato ancora Ceaușescu, sicuro… se non altro per fuggire da un nuovo Governo Gentiloni.

Matteo Fais

 

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