06 Settembre 2022

Qualcuno fermi Domingo (e l’ipocrisia che lo circonda)

Qualcuno fermi Plácido Domingo. Subito. Per favore. Fermatelo anche a costo di arrestarlo, di fargli del male fisico. Fermatelo per lui e per tutti noi deliranti, sperticati ammiratori e partigiani. Forse siamo ancora in tempo. Forse.

Da oltre dieci anni Domingo ha perso gran parte di tutte le meravigliose qualità che gli avevano consentito di poter esser giudicato da molti uno dei due o tre artisti lirici più giganteschi del Novecento. Fino al 2010, quando interpretò Rigoletto a Mantova, mostrava ancora tutte le caratteristiche che lo avevano contraddistinto per oltre un quarantennio, e nonostante fosse reduce da un’operazione per un cancro al colon. Era un vecchio leone, con artigli un po’ spuntati ma ancora efficaci, la criniera bensì incanutita e un poco spelacchiata ma ancora sontuosa. Era un sole ormai al tramonto ma ancora capace di illuminare e scaldare a distanza di anni luce con la naturalezza di sempre. Ora non più. Ora è un artista finito. Eppure si ostina a non mollare. Vuole prendere ancora applausi. Ed è una sofferenza, lo dico senza alcuna retorica, vedere e ascoltare le sue ultime imprese in giro per il mondo. La voce sempre incerta e rotta, persino la capacità magistrale di stare sul palcoscenico, sempre riempiendolo ma sempre stando al suo giusto posto, pari soltanto a quella di Maria Callas, è svanita. Domingo è ormai diventato la lontanissima eco di sé stesso.

Gli si sono perdonati i non pochi difetti tecnici – trascurabilissimi in un vero artista – i concerti un po’ ciabattoni con Carreras e Pavarotti, quelli peggio ancora con Il Volo e persino, assai più grave, l’ostinatezza di voler dirigere, attività per la quale non aveva alcuna predisposizione. Adesso però basta.

Plácido Domingo sta correndo il rischio fortissimo di fare la fine di non pochi artisti, calciatori, scrittori, ossia chiudere una carriera gloriosa nell’ignominia totale. E poiché il popolo, anche quello stesso popolo che lo amava e ancora lo ama, è traditore, pronto a rinnegare e maledire chi aveva portato in processione fino a un istante prima, lo ricorderà più per il prolungato crollo che non per ciò che ci ha dato. Non sono tutti napoletani, per i quali Maradona resterà il dio del pallone nonostante la droga, le baldracche, le fucilate ad aria compressa sui giornalisti.

Lo sfasciume tecnico e artistico sarebbe tuttavia persin dimenticato se non si fosse insinuata la catastrofe degli scandali sollevata dalla stampa e per cui si pensa però che in fondo Maradona fuciliere avesse qualche buona ragione.

Nelle scorse settimane, prima della morte di Gorbačëv, i principali giornali italiani davano gran risalto alla protesta degli orchestrali dell’Arena di Verona esasperati, si riferiva, dalla trascuratezza dimostrata da Domingo in Turandot nel ruolo di direttore.

A sollevare la protesta pubblica è stata il sindacato artistico della Cgil.

Ora, io sono fermamente convinto che se Plácido Domingo non fosse già stato messo alla gogna internazionale con l’accusa di essere un molestatore sessuale – anche se ha chiesto scusa pubblicamente – non ci sarebbe stata alcuna contestazione. Gli orchestrali e qualcun altro hanno fatto i furbi, e ciò risulta evidente da quanto dicevo poc’anzi e che è sotto gli occhi di tutti. Solo adesso a Verona si sono accorti dell’incapacità di Domingo a gestire un’orchestra? Inoltre: all’Arena e in tutti i teatri e festival del pianeta passano e sono passati – e ahimè passeranno –, o sono in pianta stabile, battisolfa così scalcagnati e incompetenti da meritare ben altro che una protesta, tali e tanti sono di scempi e gli stupri compiuti. Non farò i nomi per i soliti motivi di denaro e inoltre perché dovrei stilare un elenco lungo come una guida telefonica. Domingo non è peggiore di costoro e almeno ha un passato glorioso che quegli altri a malapena si sognano.

Quindi i cigiellini delle sette note la smettano con ’sta pagliacciata, a cui possono credere solo i gonzi o i sordi. Ma se il comportamento degli orchestrali veronesi è stato vergognoso e ipocrita, ben di peggio, come al solito, ha fatto la stampa.

Da quando tutto questo interesse delle prime pagine dei giornali per un argomento musicale che non siano Sanremo, Lady Gaga o i Måneskin? Tre, quattro, cinque articoli al giorno su Domingo che sbacchetta male e trascura l’orchestra, oggi che c’è la guerra, la crisi energetica, la campagna elettorale, che si riaffaccia la pandemenza, slavine di merda pendono sulle nostre teste, sono oltremodo sospetti. Per carità, conosciamo quasi tutti la spudoratezza, gli ordini di scuderia, le veline, la malvagità, l’acrimonia, gli automatismi dei pennivendoli, ma tacerne sarebbe disdicevole.

La stampa, ancora mentre arrangio queste righe, coglie la palla al balzo e la  batte e la ribatte perché la cagnara viene dalla Cgil e anch’essa perché a Domingo piace la gnocca, cosa peraltro risaputissima persin dalle pietre, persin da quelle dell’Arena. (E, oh!, per inciso mi domando se ci sarebbe stato tutto lo scandalo nel caso di un Domingo omosessuale. Niente di niente, ve lo dico io).

Se poi il loro interesse per gli scandali nel mondo della musica colta fosse autentico perché ad esempio non denunciare la collezione di cimeli nazisti di un notissimo direttore d’orchestra tedesco? O perché non gridare la notizia, anch’essa risaputa, di quell’altro direttore di uno dei teatri più famosi al mondo, pedofilo ostinato tanto che il teatro aveva dovuto allestire un ufficio legale apposito per fronteggiare la gragnuola di cause civili e penali? Ah! Certo! La pedofilia mica fa schifo come le molestie sessuali a una donna adulta e vaccinata. Dimenticavo! Che sbadato! Ma mica è finita, macché!

Negli articoli su Domingo mezzo incompetente e mezzo menefreghista sbuca un dettagliuccio. Il quotidiano portegno «La Nacion» e l’uruguaiano «El Observador» svelano che Domingo sarebbe indagato per essere parte di una «setta argentina accusata di tratta e sfruttamento sessuale di giovani donne». Ullallà! Senti senti! Bisogna essere delle facce di merda davvero per scrivere ’sta roba! Se ne può sapere di più? No! Mettere alla berlina chicchessia per un reato giuridico e morale sulla base di voci di corridoio è schifoso, infame. Perché poi non tirare fuori tutti i nomi? Magari salta fuori anche quello di qualche giornalista, o editore, o politico di riferimento. Detto ciò, va da sé che se si dovesse scoprire la piena responsabilità di Plácido Domingo in quella «tratta», sarebbe un fatto gravissimo. Ed è anche questo un motivo per cui Domingo dovrebbe essere fermato, a meno che non decida di farlo egli stesso ritirandosi per sempre da palcoscenici, dai podi, dal mondo.

Cgil, orchestrali e stampa hanno fatto un mischione, un pastone di letame, pettegolezzi, carognaggine, ipocrisia, l’hanno mandato in giro a impestarci. Ani saturi di gas metifici, incontinenti diarroici, malevoli e poi bum bum!… Noi a prenderci tutta la merda! Là fuori tracima di squallidi individui, talora assai più celebri di Domingo, ma son lasciati in pace, ora e per sempre, dalla stampa. La quale se fosse davvero libera e onesta come si pavoneggia dovrebbe prima guardare in casa propria. Ve lo assicuro, nelle redazioni non c’è molto di meglio, anzi sovente di peggio, che nelle sette, che almeno se ne stanno nascoste, non fanno la morale.

Mi auguro solo che adesso Domingo abbia capito l’antifona… Ha ormai nemici potenti, forti più di milioni di ammiratori… Non c’è forse più bisogno di placcarlo e mandarlo a casa. Che dimostri almeno lui più intelligenza, più onestà. Stavolta non basterà chiedere scusa, non è bastata nemmeno la prima, come si è appena visto. Quelli son vendicativi e non dimenticano nulla, salvo che le loro facce di bronzo.

Luca Bistolfi

Gruppo MAGOG