Lo dico sempre. La realtà supera di gran lunga ogni genere di finzione artistica. A confermarlo, stavolta, è il colpo di teatro del sindaco Pietro Pensa che lo scorso 5 aprile ha comprato pagina 10 del Corriere della Sera per metterci la pubblicità – pagata dai suoi concittadini e probabilmente un po’ anche da tutti noi – intitolata “AAA Vendesi Esino Lario”.
Diciassette righe di testo bianco su fondo blu che il giorno successivo hanno fatto parlare tutti i media d’Italia, con il Quotidiano Nazionale che addirittura gli ha concesso la foto grande di prima pagina. Quindi bravo sindaco per la capacità comunicativa, fatta coi nostri soldi.
Diciassette righe di testo bianco su fondo blu che dopo l’introduzione – “Esino Lario è un comune italiano di 747 abitanti in provincia di Lecco” – spiegano per firma del sindaco che il paesino: “in questi anni è stato una guida e un’ispirazione per lo spirito imprenditoriale di migliaia di piccoli comuni italiani, culminante nell’organizzazione, nel 2016, del Raduno Internazionale di Wikipedia. Un’impresa del genere dimostra che quando coraggio e voglia di fare coesistono, nessun obiettivo è davvero irraggiungibile”.
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Ovvio. C’è un però. “Ogni giorno i piccoli comuni italiani (tra cui il nostro) sono lasciati soli a lottare contro lo spopolamento, la mancanza di fondi e la difficoltà delle istituzioni nel fornire supporto”. Quindi: “Nonostante i tentativi di resistere ad ogni costo, purtroppo non abbiamo più le risorse per combattere problemi più grandi di noi. Ecco perché ho deciso di prendere una posizione forte per il bene di tutti, mettendo in vendita tutti i luoghi simbolo del Comune di Esino Lario”.
Così all’indirizzo vendesiesino.it c’è la sezione shop: il Municipio costa 200mila euro, il cartello turistico “Benvenuti a Esino Lario, perla delle Grigne” si porta a casa con 1.250 euro, una panchina per 280 euro, un lampione va via a 850 euro e per la storica Villa Clotilde servono 300mila.
Dite, è tutta farina del sacco del sindaco? No. Su Repubblica di Milano spiega che l’idea non è solo sua “ma è nata dal lavoro di squadra dell’intera giunta”. Applausi alla sinergia di menti geniali che probabilmente, a questo punto, la Silicon Valley e il distretto biotecnologico di Boston faranno carte false per portarceli via.
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Poi il sindaco aggiunge che Esino Lario, nonostante tutto, è sempre più “vivibile, connesso, proiettato nel futuro e appetibile per i giovani. Molte delle iniziative promosse dalla mia amministrazione vanno in questa direzione, dall’introduzione del wi-fi gratuito e delle colonnine per le auto elettriche alla ristrutturazione della scuola e alla riapertura del cineteatro dopo 60 anni. Ma si può fare di più”.
Ed è vero che si può fare di più, anche perché non solo “i piccoli comuni italiani sono lasciati soli a lottare” ma anche la Capitale pare abbandonata a se stessa, come il comparto educativo e quello infrastrutturale di tutto il Paese, per non dire della sanità e del polo tecnologico, eccetera.
Ma l’aspetto inquietante della provocazione del sindaco Pensa è un altro: il rischio dello spirito di emulazione. Quanti altri sindaci d’Italia partiranno con qualcosa di analogo? Farsi pubblicità sputtanando se stessi. Un grande classico che non tramonta mai, come Totò e Peppino che vendono la Fontana di Trevi.
Michele Mengoli