07 Giugno 2020

“Fernando Pessoa non riuscì mai a essere davvero sicuro di chi fosse…”. Elogio del poeta imprendibile (che ho scoperto, anni fa, quando Urbino sembrava Lisbona, Bisanzio)

“Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia, non c’è niente di più semplice. Ci sono solo due date – quella della mia nascita e quella della mia morte. Tutti i giorni fra l’una e l’altra sono miei”. Morì a causa di problemi epatici all’età di 47 anni, nel 1935, nella stessa città dov’era nato. Perfettamente, geometricamente, come un cerchio che si chiude. L’ultima frase che scrisse fu in inglese: “I know not what tomorrow will bring” (“Non so cosa porterà il domani”). Si riporta invece, come sua ultima azione parlata, una richiesta di disarmante e meravigliosa semplicità: “Dê-me os meus óculos!”, “Mi dia i miei occhiali”. Era molto miope, quindi.

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L’incontro. Anni fa, tanti, alla Fortezza di Urbino, un luogo – per chi non lo conosce – che ricorda l’Eden, l’Arcadia, il parco incantato: è una costruzione fortificata edificata sul punto più alto del Monte di S. Sergio a Urbino e deve il suo nome al cardinale Egidio Albornoz. Da lì gli occhi disegnano lo skyline della città di Raffaello Sanzio, il più perfetto tra i perfetti.

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Ci vai a leggere, a studiare, a cercare l’infinito. Fine anni Novanta, il periodo delle “edizioni economiche” dei libri: la Newton e i grandi romanzi, la Mondadori e la poesia. Un modo per avvicinare chiunque, a 3 mila e novecento Lire, all’universo delle parole.

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Il titolo della raccolta? Un invito a cena: L’enigma e le maschere, 44 gocce di acqua purissima, distillata in quota e poi lasciata riposare sulla carta che assorbe.

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Fernando Pessoa non riuscì mai a essere davvero sicuro di chi fosse, ma grazie al suo dubbio possiamo riuscire a sapere un po’ di più chi siamo noi” (José Saramago).

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Fernando Pessoa è stato più di una voce nello stagno. Nello stesso anno in cui morì, il poeta scrisse una nota biografica che venne pubblicata come introduzione À memória do Presidente-Rei Sidónio Pais, edito dalla casa Editorial Império solamente un lustro più tardi, nel 1940. Una “biografia” molto soggettiva e piuttosto incompleta che però sottende un messaggio ben preciso: i desideri e le interpretazioni dell’autore in quel preciso momento della sua vita.

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Nome completo Fernando António Nogueira Pessoa.

Età e provenienza Nato a Lisbona, chiesa dei Martiri, al n. 4 del Largo de San Carlos (oggi del Direttorio) il 13 giugno 1888.

Paternità e maternità Figlio legittimo di Joaquim de Seabra Pessoa e di D. Maria Madalena Pinheiro Nogueira. Nipote in linea paterna del generale Joaquim António de Araújo Pessoa, combattente nelle campagne liberali, e di D. Dionísia Seabra; nipote in linea materna del Consigliere Luís António Nogueira, giurista ed ex Direttore Generale del Ministero del Regno, e di D. Madalena Xavier Pinheiro. Ascendenza generale: misto di fidalgos ed ebrei.

Stato civile Celibe.

Professione La definizione più propria sarà “traduttore”, la più esatta quella di “corrispondente in lingue estere in aziende commerciali”. L’essere poeta e scrittore non costituisce una professione, ma una vocazione.

Residenza Rua Coelho da Rocha, 16, 1ºD.to. Lisbona. (Indirizzo postale – Casella Postale 147, Lisbona).

Funzioni sociali svolte Se con questo si intende incarichi pubblici o funzioni di rilievo, nessuna.

Opere pubblicate L’opera è fondamentalmente dispersa, per ora, in varie riviste e pubblicazioni occasionali. I libri e gli articoli che ritiene validi sono i seguenti: 35 Sonnets (in inglese), 1918; English Poems I-II e English Poems III (sempre in inglese), 1922, e il libro Mensagem, 1934, premiato dal Secretariado de Propaganda Nacional nella categoria Poema. L’articolo O Interregno, pubblicato nel 1928, e consistente in una difesa della Dittatura Militare in Portogallo, deve essere considerato come non esistente. Tutto questo è da rivedere e molto forse da ripudiare.

Ideologia Politica Pensa che il sistema monarchico sarebbe il più adatto per una nazione organicamente imperiale come è il Portogallo. Ma al tempo stesso ritiene la monarchia del tutto inattuabile in Portogallo. Per questo, se ci fosse un plebiscito sul tipo di regime, voterebbe, sebbene a malincuore, per la Repubblica. Conservatore di stile inglese, cioè liberale all’interno del conservatorismo, e assolutamente antireazionario.

Posizione religiosa Cristiano gnostico, e quindi assolutamente contrario a tutte le Chiese organizzate, e soprattutto alla Chiesa di Roma. Fedele, per motivi che più avanti saranno impliciti, alla Tradizione Segreta del Cristianesimo, che è in stretto rapporto con la Tradizione Segreta in Israele e con l’essenza occulta della Massoneria.

Posizione iniziatica Iniziato, per comunicazione diretta da Maestro a Discepolo, nei tre gradi minori dell’apparentemente estinto Ordine Templare di Portogallo.

Posizione patriottica Fautore di un nazionalismo mistico, da cui sia eliminata ogni infiltrazione cattolico-romana, per dar vita, se fosse possibile, a un sebastianesimo nuovo che la sostituisca spiritualmente, ammesso che nel cattolicesimo portoghese ci sia mai stata spiritualità. Nazionalista che si ispira a questa massima: “Tutto per l’Umanità, niente contro la Nazione”.

Posizione sociale Anticomunista e antisocialista. Il resto si deduce da quanto detto sopra.

Riassunto di queste ultime considerazioni Tenere sempre a mente il martire Jaques de Molay, Gran Maestro dei Templari, e combattere, sempre e dovunque i suoi tre assassini: l’Ignoranza, il Fanatismo e la Tirannia.

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Ma è stata una perla, rarissima per perfezione e cesellatura, a spalancare la vertigine. Ben più degli eteronimi, la grande creazione estetica di Pessoa, quelle personalità poetiche complete.

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“Nulla si sa, tutto si immagina”. Questo aforisma viene citato da Federico Fellini: il Maestro lo attribuisce a Ricardo Reis (eteronimo di Pessoa) ed è riportato ne La voce della Luna, a cura di Gianfranco Angelucci (Einaudi, Torino, 1990).

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Ci capiti all’improvviso. Un frammento che porta all’Altrove. Parole che si trasformano in dita che pizzicano i nervi dell’arpa anche se non sai suonare: la musica nasce da sé, come una gemma in primavera.

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“Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere, un cuore eccessivamente spontaneo che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale, che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta, tristi canzoni, come le strade strette quando piove”.

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Urbino diventa Lisbona, e poi Venezia in autunno, Bisanzio, e ogni borgo medievale della terra, la salita che porta verso il Royal Mile di Edimburgo, ma anche Haworth e Caernarfon Castle. Ogni posto che possiede le viuzze strette e ha visto la pioggia si ritrova in questo piccolo suq, in questo mercato a cielo aperto di colori e odori. Di profumi orientali che hanno sempre la stessa essenza di base: quella fragranza unica che si respira quando i sanpietrini incontrano l’acqua, quando la pioggia bagna l’asfalto, e sfida la chimica.

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“Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell’emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l’anima”. (Da Il libro dell’inquietudine).

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La battaglia più grande, in fondo, è sempre quella che si fa contro il tempo.

Alessandro Carli

Gruppo MAGOG