“Non ho più idoli”: dialogo con Davide Tura, pianista e compositore
Dialoghi
Clery Celeste
Abbiamo scavalcato l’anno con la runa Eihwaz dell’iniziazione al viaggio sciamanico e ci ha permesso di revisionare il significato della morte e di portarci a un altro mondo. Siamo rinati. Dal 13 al 28 gennaio, durante questa prima luna piena del nuovo anno, ci muoviamo sotto la cappa misteriosa della runa Perth. Questa runa rappresenta l’utero, come il sacchetto che racchiude le rune. Con Eihwaz ci siamo spezzati per morire, abbiamo concesso la frammentazione del nostro io per far entrare la luce dentro quella ferita. Adesso siamo pronti ad accogliere tutto il mistero del femminile ricomponendo i pezzi, riappropriandoci della capacità sacra partenogenica.
A Perth è associata la “grande signora degli dei”: la dea Frigga, sposa di Odino. Essa è depositaria di tutto il mistero femminile per la mitologia norrena, Frigga è dotata di chiaroveggenza e con un manto di penne di falco vola sfrecciando nel cielo nordico. Nell’Edda poetica viene chiamata Fjǫrgyns mær”, Snorri Sturluson la traduce con “figlia della terra”. Frigga è la Dea Madre per eccellenza, è colei che è padrona dei misteri del mondo, che può dialogare con tutte le creature della terra. Succede un giorno che uno dei suoi figli, Balder, inizia a fare spesso dei sogni sulla propria morte. Frigga aveva il potere della visione ed era ascoltata da tutti gli Asi, conosceva cose future che persino al grande Odino, primo sciamano runico della storia, erano interdette. Spaventata però dal ricorrere di questi sogni e presagi di morte del figlio decide di utilizzare le sue capacità di figlia della terra e chiedere aiuto: Frigga va far visita a ogni elemento, a ogni pianta o animale, corso d’acqua o granello di sabbia, chiedendo a loro di promettere che non avrebbero mai fatto del male al figlio. Frigga però risparmia dal giuramento una piccolissima pianta di vischio appena nata ritenendo che fosse troppo giovane per compiere una promessa così importante. Sarà invece proprio questo germoglio a uccidere Balder. Frigga è la grande madre ma allo stesso tempo nemmeno lei sfugge alle leggi della natura. Perth infatti è la runa del mistero della vita, compreso il compiersi del suo ciclo, sciamanico e terreno insieme.
Con Perth siamo capaci ora di riappropriarci di tutti i pezzi, da entità smembrate e continuamente strappate in questo quotidiano che ci chiede di essere funzionanti, di funzionare come una macchina, abbiamo la possibilità di ricomporci. Perth è la runa che richiede la rigenerazione, tra passato e futuro siamo consapevoli di poter suturare questo ponte del tempo. Il movimento dell’ago che cuce la carne smembrata è un atto lento, richiede precisione e pazienza, Perth è una runa dall’energia lenta ma decisa. Come l’utero che contiene la possibilità della vita ma dobbiamo attendere nove mesi affinché si compia il parto. La natura chiede il suo tempo per manifestarsi, ha cicli precisi e dove si posa l’artificiale lo riconosce. Non si può ingannare la natura. Un altro piccolo utero è il sacchetto in cui sono contenute le rune: lo sciamano sa bene che ogni estrazione non è casuale, il lancio delle rune segue l’energia presente che come una rete imbriglia le rune necessarie e le colloca in un preciso ordine. Ogni runa che cade nel lancio è collegata con le altre, come nella tela del Wird (il destino) niente è disgiunto.
Perth si può collegare anche al culto dei misteri Orfici dell’antica Grecia e ai misteri egiziani di Osiride. Entrambi infatti indagano il rapporto vita-morte-rinascita, sono i culti per eccellenza dell’iniziazione sciamanica. Ecco perché Perth è la seconda runa dell’anno: siamo giunti fino a qui, siamo rinati e ora dobbiamo fare i conti con la valenza femminile dell’iniziazione. Dobbiamo raccogliere i pezzi come Iside che vaga per la terra cercando i quattordici pezzi di Osiride per riunirli, come Orfeo che scende negli inferi per recuperare la sua amata Euridice.
In Perth però abbiamo anche la componente del gioco e del riso: affrontare la vita e il mistero con il sorriso è l’unica via possibile, senza lo spettro della paura tutti i passaggi sono accessibili. La paura infatti blocca tutte le energie vitali, è una porta d’acciaio piantata nel letto del fiume, inamovibile. Questa lastra verticale oppone resistenza alla vita che è costretta a straripare, a rompere gli argini, ad aprire varchi alla malattia. Dove infatti c’è la stasi della paura il corpo trova i suoi modi multiformi per manifestare la necessità del flusso.
Ecco che ricomporre il segno di Perth col proprio corpo per esempio ha effetto diretto sugli occhi, guarisce dalle malattie della vista. Frigga aveva il dono della preveggenza, dalla terra al cielo vibra il suo occhio. Nell’iride di Frigga si nasconde ancora oggi il destino dei popoli.
Recuperiamo la vista nei giorni di Perth, riuniamo tutte le parti smembrate da secoli desacralizzati, da questo tempo attuale che vuole metterci addosso per forza un dogma scientifico che non ha l’immenso potere divino del simbolo.
Clery Celeste