22 Dicembre 2018

“Pensavano che diventassi astronauta, la mia specialità sono i pancakes al mirtillo e ascolto anche il rap”: Francesco Consiglio dialoga con Ginevra Costantini Negri, enfant prodige del pianoforte (a dieci anni si è esibita al cospetto di Lang Lang)

Mentre intervistavo Ginevra Costantini Negri, talentuosa pianista diciottenne, mi è venuta in mente una frase di Giacomo Leopardi: “La giovinezza è il solo tempo di far frutto per l’età che viene”. Ciò vale in modo particolare per gli allievi musicisti, ai quali è richiesto di iniziare presto gli studi poiché non basta una vita intera per conoscere e capire la musica creata nei secoli. Così ha fatto Ginevra, guadagnandosi una reputazione di enfant prodige del pianoforte. A soli dieci anni, si è esibita a Roma di fronte a Lang Lang, il più famoso musicista classico cinese, e qualche mese dopo ha suonato alla Carnegie Hall di New York. Da allora, la sua carriera ha avuto uno sviluppo continuo. Nel 2013 ha ricevuto una menzione speciale al Sony Classical Talent Scout e alcune sue esecuzioni sono state trasmesse su Radio Classica. Negli anni successivi ha studiato al Mozarteum di Salisburgo nelle masterclass di Rolf Plagge e si è esibita in Stati Uniti, Francia, Austria, Svizzera e Malta. Nel 2017 ha suonato il glockenspiel al Teatro alla Scala per il concerto del Coro Voci Bianche dell’Accademia del Teatro, con cui ha partecipato a numerose produzioni e concerti, tra cui il Mefistofele di Boito diretto da Riccardo Muti, la Sinfonia n. 3 di Mahler con i Wiener Philharmoniker diretti da Mariss Jansons e la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly. Nel 2017, è stata selezionata dall’Accademia del Teatro alla Scala per interpretare, da soprano, il ruolo di Zweite Knabe nel Die Zauberflöte (Il Flauto Magico) di Mozart. Infine, nel 2018 ha registrato il suo primo CD, intitolato Gioachino Rossini – Il mio piccolo teatro privato, selezione dai Péchés de Vieillesse.

Anni fa ho letto un’intervista di Aldo Ciccolini, uno dei grandi pianisti del Novecento, che diceva: “Per la musica bisogna dare tutta la propria vita e anche qualcosa di più, tutto il resto è secondario”. Un concetto condivisibile se pensiamo che il lungo percorso di studi richiede tanti sacrifici e rinunce che non sono possibili a tutti. Consiglieresti a un genitore di condannare il proprio figlio a una sorta di sacerdozio in nome di un incerto futuro da musicista?

Innanzitutto ti ringrazio di aver citato Aldo Ciccolini. La sua esecuzione di Un petit train de plaisir di Rossini è magnifica e lui resta un grande esempio per tutte le giovani generazioni di pianisti. Non sono però d’accordo sulla visione sacerdotale del pianismo. La motivazione nasce dalla passione e dall’amore per la musica, due elementi che portano il sacrificio in secondo piano. Certo, il lavoro deve essere costante, impegnativo e a volte duro, ma questo è vero per qualunque professione svolta con serietà. Ai genitori consiglierei di assecondare le attitudini dei figli, anche perché altrimenti temo che si voterebbero ad amare delusioni. Quanto all’incertezza del futuro, credo che la situazione economica attuale dovrebbe incoraggiare tutti a seguire le proprie passioni, visto che nessun percorso professionale sembra oggi offrire delle certezze.

Ginevra CostantiniFra le più recenti tendenze del mondo dei concerti va segnalato il successo di alcune tue giovani colleghe di abbagliante bellezza. Yuja Wang suona in minigonna e attira milioni di follower sul suo profilo Instagram. Lola Astanova è considerata la pianista più sexy del mondo e si fa fotografare in abiti succinti come una modella di lingerie. Khatia Buniatishvili è stata definita ‘la Marilyn mora del pianoforte’. Suscitano entusiasmo ovunque si esibiscono ma viene il dubbio che il loro successo professionale sia dovuto in larga parte al fisico.

È naturale che il valore di un pianista, uomo o donna che sia, non si giudichi dal suo aspetto. Ed è altrettanto legittimo che ciascuno possa scegliere l’immagine che meglio rappresenti la propria personalità. Detto questo, personalmente considero Yuja Wang una fuoriclasse, indipendentemente dalla lunghezza delle sue gonne.

“I più grandi pianisti del mondo tengono la loro immaginazione al guinzaglio perché hanno sempre davanti lo spartito”, scrive Keith Jarrett. A mio parere questa supremazia dell’arte come improvvisazione può essere facilmente contestata tirando in ballo poeti e drammaturghi che hanno prodotto versi immortali all’interno di rigide partizioni metriche e copioni di ferro magistralmente recitati sui palcoscenici di tutto il mondo. Perché la musica dovrebbe fare eccezione, togliendo alla nota scritta il suo primato? Credo si possa ragionevolmente affermare che lo spartito è un guinzaglio che fa immaginare libertà più vere del vero, fantasiose e accattivanti.

Concordo con la tua analisi e non potrei trovare parole migliori. E poi, con uno scrittore, mai cercarle!

Avevi 10 anni quando hai suonato alla Carnegie Hall di New York. Cosa ricordi di quel giorno? Avevi già deciso che avresti fatto la pianista? Immagino, come spesso succede, che qualcuno in famiglia abbia guidato la tua scelta, ma c’è stato un momento nel quale hai avuto la certezza di lasciarti alle spalle una vita da enfant prodige per addentrarti nella maturità pianistica?

Sono partita per New York serbando un ricordo nitido di Lang Lang, per il quale mi ero esibita poco prima a Roma. Si era congratulato con me per il prossimo impegno, quindi come puoi immaginare la mia esperienza newyorkese era cominciata sotto i migliori auspici. Ho aperto il recital dei vincitori di una competizione americana, eseguendo Bach. Ricordo solo una grandissima emozione prima di salire in palcoscenico, illuminato dalle luci, con uno splendido Steinway al centro e il pubblico nell’ombra della grande sala.  Quell’anno sono entrata nel Coro delle Voci Bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni che ci seguiva insieme a Marco De Gaspari, e così la musica è diventata sempre più importante per me. Con il Coro, ho avuto la fortuna di studiare molte opere, messe, sinfonie e concerti, ed essere diretta dai più grandi direttori d’orchestra del mondo, come Riccardo Muti, Mariss Jansons, Riccardo Chailly, solo per fare qualche nome. Nel frattempo, frequentavo gli Amici del Loggione del Teatro alla Scala, un’associazione che è diventata la mia seconda casa, dove ho potuto imparare molto da Gino Vezzini, dalle conferenze di Mario Marcarini e dai grandi interpreti scaligeri. Qualche anno dopo sono entrata in Conservatorio, seguita e incoraggiata da due insegnanti di grande competenza e sensibilità: Daniela Ghigino e Anna Abbate. La scelta di fare della musica il mio lavoro è stata quindi del tutto naturale, come diretta conseguenza della mia passione e della fortuna di avere incontrato ottimi maestri. Quanto ai miei genitori, pensa che mio padre ha venduto il pianoforte all’insaputa di mia nonna che lo costringeva a prendere lezioni, e mia madre era convinta che avrei seguito un percorso di studi scientifici, magari facendo l’astronauta! Però hanno sempre sostenuto le mie scelte, e di questo li ringrazio.

In un’intervista al quotidiano Il Giorno, hai dichiarato che Rossini è per te un maestro di vita. Il compositore pesarese è passato alla storia per essere un bon vivant, e l’altra sua passione, al pari della musica, era la cucina. Come te la cavi tra pentole e fornelli?

Ah, sicuramente sono una rossiniana anche per il piacere della tavola e del buon cibo, ma sono sempre stata più una buona forchetta che una cuoca! Mi piace però molto preparare le prime colazioni, specie d’estate, meglio ancora se in giardino con i miei amici. La mia specialità sono i pancakes al mirtillo o allo yogurt, ma anche con frutta fresca. Poi le uova strapazzate – attenzione, devono essere bavose al punto giusto! – e i biscotti. Se bruciano, pazienza, intono qualche requiem…

Questa domanda è veramente bislacca e spero mi perdonerai. Ti confesso che, pur avendo conosciuto molti pianisti, e avendo appurato che si tratta di persone rispettabili e simpatiche, non riesco a togliermi dalla testa un’idea che avevo da ragazzo, e cioè che molti, se non tutti, i musicisti classici sono esempi di umore malinconico, insoddisfazione e noia, perché cercano il bello in un mondo brutto e, non riuscendo ad adattarsi, entrano in conflitto con la quotidianità. Com’è la tua vita al di fuori delle note?

Come potrai immaginare, l’insoddisfazione, la noia e la tristezza mal si addicono a una pianista che ha scelto un repertorio rossiniano! Sono stati d’animo che tutti proviamo, ma di certo non rappresentano tratti distintivi della mia personalità. Nella vita quotidiana, sono una ragazza come tante. Mi piace leggere, andare a teatro, al cinema, uscire con i miei amici, e poi ascolto tanta musica, non solo classica, ma anche jazz, pop, funk, rock e qualche volta anche rap. Mi piace andare alle mostre, in Italia e all’estero, e viaggiare. Con alcuni miei amici abbiamo anche girato alcuni cortometraggi, divertendoci un sacco. Spesso guardiamo film insieme: tra i preferiti, quelli di Hitchcock e Tarantino, di cui ho molto apprezzato Unglorious bastards, e serie tv come Game of Thrones. Ovviamente, appena posso vado ai concerti e alla Scala, un ambiente di eccellenza professionale ma anche di allegria, che resta per me un luogo leggendario. Spero di averti fatto cambiare opinione sulla malinconia dei pianisti classici!

Infine, la più classica e inevitabile delle domande: progetti per il futuro?

Prima di tutto, l’incubo di ogni diciottenne: la maturità! La mia sarà linguistica, e dunque: incrociamo le dita! Nel frattempo, continuerò gli studi al Conservatorio. Professionalmente, ho in calendario vari concerti: al Museo del Teatro alla Scala, al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, a Genova per la stagione del Teatro Carlo Felice, e tanti altri sia per piano solo che con formazioni cameristiche. Mi sto anche impegnando per la diffusione della musica classica tra i giovani, cercando di farla uscire dalla retorica di un’immagine polverosa e paludata e far comprendere che il suo ascolto può rappresentare un momento di divertimento. Ho in programma diversi concerti destinati ai ragazzi. Infine, un progetto a cui tengo molto: l’incisione delle Sei sonate per cembalo op. 1 di Cherubini. Sto lavorando sulle cadenze.

Francesco Consiglio

Gruppo MAGOG