Stasera ‒ non è vero ‒ non so cosa fare. Allora traduco. Ma, stavolta, non una poesia. Bensì, una lettera: breve quanto importante. La scrive Paul Celan all’amico René Char:
78, rue de Longchamp Paris, le 28 octobre 1960
Caro René Char,
mi sono permesso di telefonarti l’altro giorno, a un’ora tarda: avevo, due giorni prima di una partenza per la Germania, il bisogno di parlarti e di sentirti. – Ti ringrazio di avermi risposto.
L’essenziale è, io lo credo, incrollabile (perché irremovibile).
Se un giorno avrai un’ora libera, io sarò felice, come tante volte, di venirti a stringere la mano,
Paul Celan
In quei giorni, il poeta Paul Celan si apprestava a partire per Darmstadt, per ricevere il premio Georg Büchner. Nell’attesa, aveva bisogno di un amico. Aveva bisogno (da poeta) di un poeta che lo ascoltasse e che gli parlasse. Ha cercato l’amico René Char, e nessun altro: perché sapeva che «L’essenziale è incrollabile»; come la loro amicizia: irriducibile.
Si è amici per un bisogno. Per un riflesso d’esperienza. Per lo stesso desiderio di umana poesia.
Si è o si diventa amici, per potersi stringere la mano in segno di stima e di affetto. Per potersi fare quella guerra per amore che soltanto in letteratura, e soprattutto in poesia, scintilla come fulmine nella notte.
Giorgio Anelli