15 Agosto 2023

“Sacra è la cenere”. Le poesie di Pär Lagerkvist (introdotte da Mario Luzi)

Piccolo, meraviglioso libro-amuleto quello che raccoglie le “Poesie” di Pär Lagerkvist nella traduzione di Giacomo Oreglia. Stampato nel 1991 da Guaraldi e Nuova Compagnia Editrice per la “Biblioteca di ClanDestino”, era introdotto da un partecipe scritto di Mario Luzi, qui riproposto insieme a una breve scelta poetica. Nobel per la letteratura nel 1951, Pär Lagerkvist è poeta dei respiri ultimi, della costante lotta con l’angelo. Una lettura per il proprio vagabondaggio spirituale più che per la vacanza da sé.

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Continuando nella sua opera di mediazione, sì, ma anche, a certi momenti, di interpretazione vera e propria, e per di più di alta intelligenza e di fine qualità, Giacomo Oreglia – così mal ripagato per questo dalle nostre autorità burocratiche da sollevare scandalo e indignazione in quelle svedesi e negli intellettuali dei due paesi – ci permette oggi di leggere in limpido e forte italiano il testo di un altro poeta nordico, libero eppure ben stretto alle sue forme, artigliato ad esse. Pär Lagerkvist è autore molto noto; ed è anche una gloria nazionale di Svezia. Non so quanto sia letto e studiato, ma penso abbia i suoi fedeli. Da noi è di quegli scrittori che nella beozia delle definizioni correnti vengono detti spirituali. Stiamo anche noi al gioco, siamo una volta anche noi beoti. Spirituale Lagerkvist – lo è veramente? Poche volte si ha come nella lettura delle sue pagine il senso vivo che “lo spirito soffia dove vuole” proprio perché è protagonista assoluto: e lo è mentre cerca e fugge la sua incarnazione. La vicenda delle sue chiare e spesso potenti metafore è tutta qui.

Nella sua inquietudine avverte tuttavia che il luogo del contendere resta continuamente aperto alla mutevolezza dell’avventura umana. Lo sperdimento, la disperazione, la visione estatica, la certezza, la beatitudine vi fanno impeto e irruzione. Il poeta è esposto a quelle ondate. Ciò sposta fuori di lui medesimo il suo centro, lo colloca nella vicissitudine universa e nelle sue tragiche alternanze. Ma non si tratta di alienazione, di estraneità, di inappartenenza. Al contrario proprio in quell’uscire dal suo individuale recinto incontra la sua radice, trova la sua più umana inerenza nel mondo. Se è vero, come dice Rilke, che il compito dell’uomo è di umanizzare il mondo, quello di Lagerkvist è uno dei modi più ariosi e vibranti che io conosca. Ciò è dopotutto quel che rimane di lui al di là della pur significativa storia personale. E non è proprio questo che noi chiediamo ai poeti?

Mario Luzi

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Ho camminato sotto le stelle

Ho camminato sotto le stelle per giungere fino a te
qui dove tu mi hai atteso con mani divenute calde.
Tu mi devi dare il tuo amore, carezzare e riscaldare,
tu dovrai credere che io sia uno degli indigenti della vita.

Ho camminato sotto le stelle per giungere libero fino a te,
così fiero, così libero come può essere un uomo.
Tu mi devi avvincere alla terra, tu mi devi soggiogare,
così la mia libertà sarà solo quella del mio radioso pensiero.

Ho camminato sotto le stelle per giungere giovane fino a te,
giovane d’eternità, giovane della loro gioia.
Dove viviamo, qui è la terra, qui io invecchierò presso di te
verso una gioia più profonda e più segreta.

*

Allora i muri verranno abbattuti
da possenti angeli
e libertà, libertà verrà proclamata
per tutte le anime,
per la mia anima,
per la tua anima.
Allora si spezzeranno tutte le catene
al segnale di un’alta, vertiginosa nota,
così alta che nessuno potrà udirla,
ma noi vedremo le catene infrangersi come cristallo.
Allora sarà giunta l’età dell’adempimento,
e tutti i cieli si colmeranno di pace,
la pace dei muri caduti,
la pace degli spazi ascendenti,
la pace della libertà
senza confine alcuno.

*

Tu via lattea sopra la solitudine delle anime,
tu eterna nostalgia.
Ardi, ardi a lungo dopo di me,
a lungo dopo che ho cessato di esistere,
io che mai ho potuto varcare il tuo ponte.
Ardi per coloro che verranno un giorno vaganti per gli spazi,
che vagheranno sicuri sopra l’abisso su di un ponte di stelle.

*

Il dio che non esiste,
è lui che accende le fiamme nella mia anima.
Che fa della mia anima una landa deserta,
una terra fumigante, una terra desolata che fuma dopo l’incendio.
Perché egli non esiste.
È lui che redime la mia anima facendola più povera
e riarsa.
Il dio che non esiste.
Il terribile dio.

*

Se credi in dio e non esiste un dio,
allora è la tua fede miracolo anche maggiore.
Allora è davvero qualcosa d’incomprensibilmente grande.

Perché giace una creatura nel fondo delle tenebre
ed invoca qualcosa che non esiste?
Perché così avviene?
Non c’è nessuno che ode la voce invocante nelle tenebre.
Ma perché la voce esiste?

*

Solo quel che arde
diviene cenere.
Sacra è la cenere.

Tu mi sfiorasti
e io divenni cenere.
Il mio io, il mio essere divenne cenere, consumato da te.

Così dice l’amante e il credente.
Tu mi sfiorasti. Io sono sacro.
Non io ma la mia cenere è sacra.

*

Il regno del mattino col suo cielo di miele
giace e attende con occhi chiusi,
con gli occhi chiusi di tutti i fiori.
Bello come una donna, come mille donne,
giace e chiude gli occhi fiorenti,
giace e sotto il suo cielo di miele attende
il suo re, il giorno impietoso.

Pär Lagerkvist

Gruppo MAGOG