DROGATI DI LETTERATURA!
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“Lo Yogi, vestito di rosa acceso e con l’aspetto di un luminoso garofano, sedeva con le mani conserte sull’ampio ventre”. Così, Oliver St John Gogarty, dopo aver incontrato a Maiorca Shri Purohit Swami, il guru ospite in casa Yeats nel 1936, alle prese, insieme al bardo, con la traduzione delle Upanishad – Faber le pubblicò circa un anno dopo, Magog ne pubblica, in questi giorni, una prima traduzione italiana.
Il poeta irlandese, del resto, lo aveva appena canonizzato nella sua Oxford Book of Modern Verse con tre poesiole e solo qualche anno prima, nel 1932, si era premurato di redigere un’introduzione per la sua autobiografia, An Indian Monk. Discepolo di Shri Bhagwan Hamsa, il monaco indù sembrava voler favorire, per tramiti poetici, un incontro fra Oriente e Occidente. Le sue ascetiche arti seduttive parvero attrarre un nugolo di spiriti in crisi – perlopiù di sesso femminile e dai redditi elevati, come Margot Ruddock e Gwyneth Foden. Fusione di mistico, estatico, esotico, erotico.
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Londra, 6 agosto 1932
Mio caro Yeats,
grazie per la lettera.
Sto lasciando Londra per recarmi nei pressi di Brighton per una quindicina di giorni in compagnia della signora Foster e della signora Foden, e sarò di ritorno il 26 di questo mese. Ho intenzione di trattenermi fino alla fine di novembre e non vedo l’ora di incontrarvi ad ottobre.
Apprezzo molto quando affermate di non avere idea se l’introduzione debba essere lunga o breve. Penso che quando avrete esaminato tutte le bozze, automaticamente sarete illuminato dalla giusta ispirazione. Ma se posso permettermi di fare una richiesta, vorrei chiedervi di scrivere qualsiasi cosa vi passi per la mente, senza badare alla lunghezza. Stiamo tutti attraversando una forte crisi e se pensate che il libro possa essere un grande contributo alla vita spirituale dell’Occidente, credo allo stesso tempo che un’introduzione esaustiva da parte di un uomo della vostra caratura contribuirebbe molto alla rinascita spirituale che ci aspetta. Entrambi gli emisferi si stanno dirigendo verso una catastrofe, ed è solo su una piattaforma spirituale che Oriente e Occidente possono incontrarsi. L’Oriente non comprende l’Occidente e l’Occidente sta equivocando l’Oriente: questa è la situazione attuale. L’Occidente sta repentinamente provando a cancellare le proprie tradizioni spirituali, l’Oriente è ancora aggrappato ad esse e sta disperatamente tentando di rimanerne all’altezza. Il vostro minimo gesto potrebbe essere quello di interpretare nell’introduzione la tradizione spirituale dell’Occidente e tracciare un parallelo – sono certo che possiate farlo. Il mondo se lo aspetta da voi, e anch’io. La vostra introduzione al Gitanjali di Tagore è stato un bel segno, ma la gente attende da voi qualcosa di più, e la vostra introduzione al mio libro dovrebbe essere un contributo concreto alla migliore comprensione delle culture dei due mondi. Se sentite il bisogno di dilungarvi, fatelo, per carità, e non pensate mai che io o questo mondo possiamo non comprenderlo. Scusatemi se ho scritto a lungo, ma ho creduto fosse mio dovere farlo.
La signora Foden vi manda i suoi migliori saluti. Dio vi benedica!
Cordiali saluti,
Swami
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Per l’amico guru – e con la condiscendenza del suo agente, A.P. Watt –, Yeats si occupò altresì dell’introduzione agli Aphorism of Yoga by Patanjali commentata da Swami ed elargì una serie di suggerimenti per la sua traduzione dell’Awadhoota Geeta, rifiutandosi però di rivederla interamente. In segno d’amicizia, Swami lo invitò a prendere parte ad un “tour indiano di conferenze”. In tutta la sua irishness, il poeta declinò.
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Bombay, 5 agosto 1937
Mio caro Yeats,
grazie mille per la lettera del 7 luglio, l’ho ricevuta dopo tre settimane. Scrivermi è stato un gesto molto gentile e ciò ha fatto accrescere più che mai la stima che nutro nei vostri confronti.
(1) Per essere altrettanto corretto con voi, non ho dimenticato il debito che ho nei confronti della signorina Collis; ma poiché ero occupato con la mia Awadhoota-Geeta, e preoccupato per la salute del mio maestro, non ci ho prestato abbastanza attenzione, poiché avevo già pianificato di inviarle ciò che avrei ricevuto dal signor Watt. Quando il mio maestro se n’è andato, ho convocato un intimo amico che si è dimostrato disponibile ad aiutarmi. L’ho consultato non appena ricevuta la vostra lettera e mi ha prestato 50 sterline, che ho chiesto alla banca di girare immediatamente a Margot. Le dovevo 120 sterline in tutto; 100 prima di partire da Londra per Palma e 20 che mi ha inviato di sua iniziativa quando ero a Palma. Di questa somma le ho reso 400 peseta, circa dieci sterline, quando è partita da Palma; e, detratte queste 50 sterline che la mia banca le invierà domani, il netto che devo a Margot è di 60 sterline – che spero di poterle ridare nel giro di sei mesi. Non vorrei coinvolgere altre persone, e non credo di dover coinvolgere neanche il signor Watt. Posso assicurarvi di essere l’ultima persona a voler danneggiare gli interessi della figlia di Margot. Lei stessa mi aveva detto che il denaro era della figlia e ne era solo l’amministratrice. Mi dispiace non aver potuto saldare prima; contavo sulla pubblicazione delle Upanishad, ma è stata ritardata. […]
(2) Dopo aver saldato i debiti con Margot, vorrei rimborsare anche voi. Se desiderate che lo faccia prima, fatemelo sapere e farò del mio meglio per soddisfarvi. Ma nel frattempo comunicatemi la somma esatta che vi devo. Mi avevate detto che insieme al Comandante Hillgarth vi sareste occupati della mia permanenza. Il Comandante mi ha detto che avrebbe raccolto le adesioni dei suoi amici – e sapevo che Mrs Natasha aveva versato cinque sterline per la mia venuta, me l’ha detto lei stessa – e che lui e lei avrebbero coperto l’ammanco. […] Se in tali circostanze avete dovuto assumervi l’intera responsabilità del mio soggiorno, posso solo dire che mi dispiace molto e mi scuso con voi per aver tenuto quella voce di 50 sterline come ultima somma da pagare. Vi prego di risolvere il mio dubbio e di farmi sapere con certezza quanto vi devo – e farò del mio meglio per soddisfare la vostra richiesta il prima possibile.
(3) L’accordo che ho preso con il mio amico è questo: depositerò presso di lui tutte le somme, tutte le liberalità che otterrò di volta in volta; non appena il totale ammonterà a 50 sterline, lui emetterà un altro assegno di 50 sterline da inviare a Margot; e ancora, quando giungerò di nuovo a 50 sterline, compilerà un nuovo assegno di 50 sterline per voi, fino a quando tutti i debiti non saranno stati appianati. Ho dato la mia parola d’onore che tutte le royalties che riceverò saranno inviate a lui. In queste circostanze, lascerei che l’accordo con il signor Watt rimanga così com’è.
(4) Vi avevo offerto metà della quota dei diritti d’autore degli aforismi, ma avete detto di non poter accettare tale percentuale, visto il lavoro svolto. Vi prego di farmi sapere con certezza quale percentuale siete disposto ad accettare. Voglio che sia messo per iscritto perché intendo fare testamento, e farò in modo che il mio o i miei fiduciari conoscano ogni dettaglio dei miei obblighi e che, in caso di morte, nessuno ne risenta. Allo stesso tempo, vi prego di farmi sapere se avete chiesto al signor Watt di lavorare come mio agente per conto degli yoga-aforismi; vi ho scritto a tal proposito diverso tempo fa, ma non ho ricevuto risposta. Nel frattempo, Faber mi ha offerto le stesse condizioni che mi aveva proposto per le Upanishad e ho accettato l’offerta. Ma, nonostante ciò, se avete scritto al signor Watt a proposito del libro, avrà sicuramente il suo 10%.
(5) Infine, vorrei sapere se le 25 sterline che mi ha offerto dalla sua quota di diritti d’autore delle Upanishad sono da considerare un contributo personale o un prestito. Quando me l’ha offerte, ha detto che si trattava di un suo contributo per le spese che ho sostenuto per le Upanishad stesse: almeno così ricordo. Comunque, vi prego di essere preciso al riguardo e vi sarò ancor più grato.
Ho commesso molti errori nella mia vita, ho fallito laddove un uomo comune con comune buonsenso avrebbe avuto successo, ma non provo rammarico. Ho sempre guardato alle mie motivazioni e ciò mi ha garantito la pace interiore nonostante le asfissianti preoccupazioni. Ci ho rinunciato vent’anni fa, sono un vecchio farabutto e nessuno può redimermi. Ho rinunciato a tutto, a tutta la conoscenza, a tutta l’intuizione, a tutto il potere, a tutto il buonsenso; ho rinunciato alla mia rinuncia come consigliato da Lord Dattatraya nell’Awadhoota-Geeta, e da folle quale sono non mi vergogno di confessare la mia follia. Sono solo felice che almeno in Europa vi sia un amico che mi riconosce il dovuto merito e cerca di darmi amicizia in ogni circostanza. Vi sono davvero grato.
(6) Ora vengo a un altro punto: la vostra venuta in India il prossimo anno. È cosa realisticamente possibile? Ho visto ieri il Vicecancelliere dell’Università di Bombay ed era molto dispiaciuto che non possiate venire quest’anno. Mi ha proposto – laddove intendeste venire in India l’anno prossimo – di rivolgermi all’Inter-University Board, che raccoglierebbe i contributi di tutte le università per la vostra accoglienza; e la somma potrebbe facilmente raggiungere le 5000 rupie, cioè 375 sterline e finanziare il vostro soggiorno e le spese varie. Se desiderate essere ospite del Governo, sappiate che il Congresso è favorevole in sei province. Parlerò con i ministri e loro si occuperanno della questione. Dovremo organizzarci per tempo, quindi vi prego di farmi sapere con certezza. Potrei lasciare Bombay entro la fine del mese e partire per un tour dell’India.
Dio vi benedica!
Swami
Sarebbe meglio una risposta tramite raccomandata.
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Il 1937 si rivela per entrambi un anno legato ad altri mondi. L’“amato maestro” di Swami, Hamsa, muore il 9 giugno 1937. Yeats pubblica la rivisitazione del suo trattato di esoterica suggestione, A Vision, che invierà all’amico indiano. E non giungerà mai a destinazione.
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Bombay, 28 aprile 1938
Mio caro Yeats,
Sono molto contento di ricevere la vostra lettera del 19. È un grande sollievo per me non avervi offeso in alcun modo. Capisco bene quanto siate occupato e che non possiate scrivermi così spesso.
Il medico mi ha consigliato di non lavorare troppo. Sto obbedendo per quanto possibile. Gli indiani in generale non hanno coscienza del tempo, fanno capolino in qualsiasi momento del giorno e della notte, e io sono obbligato a compiere il mio dovere nei loro confronti. Non posso tradire la fiducia del mio amato maestro; mi ha ordinato di portare avanti questo lavoro e lo farò fino all’estremo anelito. Egli era l’incarnazione di tutta la grandezza spirituale indiana, e so quanto vi abbia amato e sofferto per voi. Sono felice che pensiate a lui; vi proteggerà sempre. Lady Elizabeth [Pelham] lo conosce, lo ha visto, ma è solo una goccia nell’oceano.
È cosa nobile da parte vostra condonarmi le 50 sterline che vi devo. Le accetto di cuore come dono per la mia missione. Grazie, mio amato amico, grazie.
Credo che l’ardore della signora Foden si sia estinto, perché né io né lei abbiamo aggiunto ulteriore benzina al fuoco.
Non vedo l’ora di leggere il nuovo libro che state per inviarmi. Vi prego di non dimenticare di spedirlo con una raccomandata, per evitare che qualcuno all’ufficio postale se ne invaghisca.
Che il mio maestro vi benedica!
Con affetto,
Swami
P.S. Quando ho ricevuto la vostra lettera in cui mi chiedevate di saldare i conti con Margot il prima possibile, ho preso in prestito da un amico 50 sterline e gliele ho inviate immediatamente. Questo è l’unico debito che attualmente mi resta. Gli indiani non mi pagano alcuna Dakshina (offerta libera) perché credono che io sia tornato dall’Inghilterra carico di soldi, che riceva enormi royalties e che il mio viso abbia un aspetto piuttosto ‘ricco’. Devo confessare che ho l’aspetto di un uomo molto ricco quindi mi tocca scontare questa pena.
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Yeats aveva scritto a Swami il 17 agosto per dire che A Vision era stato inviato per “posta raccomandata” e che aveva “appena avuto un successo sensazionale con un atto unico”, riferendosi a Purgatory (andato in scena il 10 agosto). Soprattutto, seguitava a prodigarsi in letterari suggerimenti. A tutela del guru, certo, ma in particolare della propria reputazione. Lo aveva quindi gentilmente esortato a chiuderla lì con i libri in inglese se voleva evitare “il pasticcio che aveva combinato Tagore con le sue poesie”. Il guru si prostrò alle sue parole.
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Bombay, 27 agosto 1938
Mio caro Yeats,
Non ho ricevuto A Vision; non è mai arrivato. Ricordo di avervi scritto al riguardo qualche giorno fa.
Gli spiriti che sono in contatto con alcune persone, quando si rendono conto che stanno perdendo la presa, provano a mettere in atto questo genere di trucchi. Non penso che credano in una filosofia più di altre; è che risentono dell’interruzione della loro connessione con gli uomini. Struggendosi per un corpo, fisico, quando lo ottengono vogliono possederlo a loro piacimento, goderselo, e quando scoprono di essere stati derubati di tale opportunità, naturalmente si adirano e cercano di vanificare ogni tentativo di privazione. “Vanificatori” è il nome giusto con cui appellarli. Il godimento attraverso il corpo fisico, sebbene non proprio ma di qualcun altro, è l’idea principale alla base di tutte queste diatribe.
Sono felice di sapere del successo del vostro atto unico.
Io sto bene. Ho tenuto quattro lezioni all’Università di Madras e parto martedì per l’Università di Andhra.
Capisco perfettamente ciò che dite sullo scrivere ancora in inglese. Mi sono occupato dell’Awadhoota-Geeta perché il mio maestro mi ha chiesto di farlo. Lady Elizabeth [Pelham] mi ha inviato la vostra relativa lettera e un elenco di correzioni che propone. Ha letto tutto il libro, ma dalle correzioni che ha avanzato trovo che siano tipicamente di scuola filosofica ansfenskiana, che sono certo voi non apprezzereste; e, in secondo luogo, non ha il minimo senso del ritmo che avete voi, e che ho potuto cogliere un po’ attraverso il lavoro fatto insieme. Sono quindi in difficoltà e non so come procedere, ma poiché non volete che tenti altri libri, accantono l’Awadhoota-Geeta al momento, optando per il silenzio. Non ho intenzione di commettere l’errore commesso da Tagore.
Margot non ha avuto nemmeno la cortesia di ringraziare per la bozza che le ho inviato. Ma va bene così.
Dio vi benedica.
Cordiali saluti,
Swami
*La cura e la traduzione dei testi sono di Fabrizia Sabbatini. Le lettere tradotte nell’articolo sono tratte da Finneran, R. J., Harper, G. M., and Murphy, W. M. (eds), Letters to W. B. Yeats, Vol. 2 (London: Macmillan, 1977).