21 Agosto 2023

“Dio è il mio sole, la sua vicinanza acceca”. Sulle Odi di Salomone, un canzoniere alchemico

Tra gli apocrifi del Nuovo Testamento, uno spazio particolare, per spettro lirico e coerenza letteraria, spetta alle Odi di Salomone. Raccolte intorno al II secolo, in ambiente gnostico, le odi erano note a Lattanzio e sono esplicitamente citate nella Pistis Sophia, tra i grandi vangeli gnostici. Il manoscritto siriaco pubblicato da James Rendell Harris nel 1909 – The Odes and Psalms of Solomon – registra un salterio di 42 testi; alcuni di questi esistono anche nella versione copta. Delle odi – di cui si danno qui, in calce, alcuni frammenti, in nuova traduzione – sorprende la varietà delle immagini, l’amore per il dettaglio, il rombo dell’incommensurabile e il sussurro della creatura più piccola, minima: il semita, tra locuste, scorpioni e corazze sgargianti, impara l’arte da miniatore di un Vermeer. L’originalità – concetto vieto, moderno – consiste nell’espiare la tradizione, apprenderla per liquefazione: il poeta – anonimo – obbedisce all’eccesso, levita nel sì; la poesia esibisce tensione aurea (o errore d’errante) nel canto comunitario.

Secondo Mario Erbetta, che accoglie le Odi di Salomone tra Gli apocrifi del Nuovo Testamento (Marietti, 1975): “La mistica delle Odi sembra decisamente contraria al giudaismo ufficiale, nomista e così lontano dal suo Dio. L’autore naviga in un mare di luce, conoscenza e verità. I concetti opposti a questi sono: tenebre, ignoranza ed errore. In questa triplice antitesi è raccolto soprattutto il suo messaggio. La conoscenza è per lui vestito di luce, latte che nutre i pargoli, acqua che inonda la terra riarsa ed estingue la sete, acqua parlante che inebria”.

Le Odi di Salomone rispecchiano il salterio di Davide, ne sono il contrappunto misterico. Il sigillo delle Odi è, appunto, la figura di Salomone, il re sapiente per antonomasia, figlio dell’unione tra Davide e Betsabea, cioè, allo stesso tempo, dell’adulterio e dell’assassinio, del perdono e dell’assoluzione. Salomone conosce ogni antro del cuore umano; conosce la parola che lega e quella che scioglie. L’unione con la regina di Saba conferisce ulteriore sapere al re, figura alchemica che tuttavia si lascia concupire perfino dall’idolo e dal feticcio. Secondo lo Zohar, il santo libro dei cabbalisti, Salomone è il simbolo “di una conoscenza che non si ferma nemmeno davanti alle porte dell’oscurità”. In un racconto riferito dal testo – censito da Giulio Busi come L’aquila di Salomone; in: Zohar. Il libro dello splendore, Einaudi, 2008 – Salomone doma e cavalca un’aquila, verso “i monti oscuri” e “il deserto”:

“là venne a sapere tutto ciò che voleva a proposito delle dottrine straniere che desiderava conoscere”.

Secondo l’etimologia, Salomone significa pace, il pacifico, è il figlio che rinsalda i rapporti tra Davide e Dio. Il nome nascosto di Salomone, però, quello assegnatogli da Dio, è Jedidiah che significa amato da Dio. Sconfinare nella pianura che apre un nome, vigilarne le valli, abbeverarsi alla sua oasi. L’intimo insegnamento, salomonico: di ogni cosa bisogna scoprire il nome vero, celato; il resto, è velo.

***

Odi di Salomone

(II secolo)

Ho circonciso il mio cuore e il frutto è apparso.
La grazia germina e la messe produce per Dio.
L’incommensurabile mi ha circonciso con la lama dello Spirito
ha squarciato i miei lombi
mi ha innestato l’amore:
circoncisione è la mia salvezza.

* * *

L’acqua ha le labbra e mi sussurra
le parole di Dio, gravi di vita.
Ho bevuto dalla sorgente immortale:
la mia ebbrezza non si volta in follia
mi allontana dalla vanità, mi porta
danzando verso Dio – per Suo merito
mi disseto.

* * *

Dio è il mio sole – la sua vicinanza acceca
dal mio volto stilla rugiada:
respiro l’aroma del Potente
egli mi introduce nel suo giardino
dove è delizia e splendore –
ho visto alberi dai frutti enormi.

* * *

La chioma dilaga come una corona
i rami, oceanici, porgono frutti preziosi:
hanno radici su suolo immortale
il fiume li intride di gioia –
il Potente ho adorato nella sua casa gloriosa

* * *

Gli alberi della terra sono malinconici
ma chi si converte al tuo volere gioisce –
beati quelli che dirigono le dighe
del tuo regno, che saggiano le acque
della memoria eterna. Immenso è il Tuo
giardino dove ogni cosa porta frutto.

Alleluia

*

La colomba si posa
sulla testa del Messia

ne hanno paura i cittadini
i viaggiatori rabbrividiscono

gli uccelli scappano
i rettili soffocano nelle loro tane

abisso inchiavato – abisso scoperchiato:
tutti cercano Dio come fossero partorienti

poiché nulla appartiene loro
il cibo scarseggia

l’abisso è sigillato dal Potente:
l’infedele è divorato dal proprio pensiero

ogni cosa è imperfetta
niente è degno di aggettivo

il Potente disintegra la fantasia
di chi non crede in Lui

il Potente semina la via
in terra straniera: grazia

gli inutili che hanno
accesso alla sua santità.

*

Mi è stata offerta una tazza di latte:
ne ho bevuto e ho scoperto la dolcezza di Dio.

Il Figlio è la coppa
il Padre è colui che è munto
il grande mungitore è lo Spirito Santo.

Ha i seni gonfi e il latte
non goccia inutilmente.

Lo Spirito Santo s’inoltra tra le vesti del Padre
munge il latte dai seni del Padre:

mistura che allieta il mondo
chi ne beve è alla Sua destra.

Lo Spirito ha separato il grembo della Vergine
per ricevere il suo latte.

Vergine, madre di misericordia,
ha partorito senza levatrice:

partorisce l’Iddio uomo
con dignità e gentilezza:

lo ha amato e le fasce
ne rivelano la maestà.

*

I fiumi sono la potenza di Dio:
rovesciano chi lo maledice.

Scombina i loro sentieri
                      disintegra i patti

                                                    sbanda i corpi
                      corrompe la loro natura.

I fiumi sono più veloci del lampo
ma chi li attraversa con fede non si spaventa;

chi cammina senza difetto non si scuote:

su loro è lo stigma di Dio
             il sigillo della Via:
superano ogni cosa perché sono Suoi.

Rivestiti del Nome
e i fiumi si inginocchieranno.

Germoglio della sua Parola
Egli li ha attraversati a piedi.

I suoi passi sulle acque
sono come una trave di legno:

le onde si alzano
ma i passi di Dio sono fermi.

Nessuno li cancella
              nessuno li distrugge.

La Via è fissata per i suoi seguaci
per chi indossa il destino della fede.

Alleluia.

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