I problemi qui, sono due. Per questo la storia è interessante. Il primo è cos’è la legge e come funziona il sistema legislativo. Ed è questo. Presso il Comune di Coriano, sulle calde colline riminesi, amministrato – al secondo mandato – da Domenica Spinelli per tutti ‘Mimma’, arriva una lettera con richiesta di trascrivere all’anagrafe due figli, concepiti all’estero, di una coppia gay. “Specifico due cose”, fa il Sindaco, che ha vinto le elezioni, al primo giro, nel 2012, con una lista civica ‘alternativa’ al PD. Specifichi. “Intanto, io non ho avuto il piacere di incontrare né l’avvocato che mi ha inviato la lettera né la coppia, che invito in Comune”. E poi… “E poi ho studiato, come si deve fare in questi casi. Ho letto le dichiarazione dei Sindaci di Torino, di Bologna, di Roma e di Gabicce, che hanno deciso di ‘forzare la legge’ accettando la richiesta di trascrivere gli atti. Ho consultato alcuni legali di fiducia. Ho tratto le mie considerazioni”. Cioè: ha deciso di non registrare i figli della coppia gay, esprimendo – ho letto su alcuni giornali – la “precisa contrarietà al riconoscimento di queste famiglie”, implicitamente considerando che esistono, come la accusano, figli ‘di serie A’ e ‘di serie B’. Una presa di posizione strana, visto che lei ha promosso Coriano come ‘Comune del Sociale’ e che nel suo Comune, tra l’altro, sorge la Comunità di San Patrignano. “Infatti le considerazioni che avanza sono errate. Ho affrontato la questione dal punto di vista della correttezza amministrativa: un Sindaco, a cui non competono questioni etiche, non può interpretare la legge come vuole, ma deve far rispettare la legge. E in materia – questo è il tema vero – c’è un vuoto normativo. Per questo, ho sospeso la pratica in attesa di un parere da parte del Ministro degli interni Matteo Salvini”. Il Sindaco mi fa vedere la lettera. Beh, scrivere a Salvini… “al Ministro Salvini”, corregge. Certo, al Ministro Salvini, è come avere già la risposta in mano. “Avrei agito nello stesso modo se al Ministero ci fosse un politico di centrosinistra. La prassi vuole che sia il Parlamento a discutere e a risolvere il vuoto legislativo. I Sindaci, che sono ufficiali del Governo, devono far rispettare le leggi, mi ripeto”. Però c’è un però. Lei ha partecipato, il 20 giugno scorso, a Roma, al Senato, a una conferenza stampa, invitata dal Senatore Simone Pillon della Lega, dove, insomma, si è deciso di far piovere esposte sui Sindaci che hanno ‘registrato’ i figli delle coppie gay… “…e ho tirato un sospiro di sollievo, perché ho evitato un esposto sulla pelle del Comune che amministro. Su temi etici di grande complessità come questi, un Sindaco non può arrogarsi il diritto di scegliere per alcuni cittadini o secondo le sue personali convinzioni: occorre un referendum”. Va bene, ma lei avrà una idea in merito, come libera cittadina. “Certo. E non ho problemi a esporla. Non sono d’accordo sul cosiddetto ‘utero in affitto’, che è vietato dalla legge italiana ed è una mercificazione per le donne e fa merce dei bambini. E dico di più”. Dica. “Non smette di sorprendermi l’atteggiamento di alcuni politici che fanno la battaglia sul dire Sindaca al posto di Sindaco, che lottano per le quote rosa, e poi legittimano, di fatto, l’‘utero in affitto’”. Torniamo ai fatti. Lei “sospende la pratica” di trascrizione, in attesa di risposta dal Ministro. Nel frattempo la coppia gay ritira la domanda fatta al Comune, l’avvocato della coppia la accusa di avere adottato un decisione “discriminatoria” e il Presidente dell’Arcigay Rimini spara la bordata, “Mimma Spinelli, che in privato in anni passati millantava aperture sui temi dei diritti LGBT, oggi segue le orme di Trump e di Re Erode”. Eccolo, il secondo problema. La politica che è diventata il regno dell’insulto, al di là dei contenuti. Insomma, lei si sente un Trump sui tacchi a spillo? “Penso che mi stiano sopravvalutando… Ma in modo più sottile, penso che abbiano bisogno di affibbiarmi delle etichette politiche perché pare impossibile che un Sindaco desideri solo amministrare con coerenza il proprio Comune. Guardi, quando mi sono candidata ero quella di Forza Italia; diventata Sindaco, lavorando con il Presidente della Regione, facendo alcune esternazioni su Matteo Renzi, hanno scritto che ero del PD; ora dicono che sono della Lega. Il punto è che sono sempre me stessa. Però vorrei dire qualcosa sulle parole del Presidente dell’Arcigay riminese…”. Prego. “Mi spiace che mi si faccia un processo alle intenzioni. Preferisco che ci sia chiarezza normativa perché il destino di questi bambini non può essere lasciato nelle mani dei Sindaci. Le faccio un esempio. Se tra qualche mese o tra qualche anno il Governo deciderà che quegli atti di trascrizione compiuti dai Sindaci sono illegali, cosa raccontiamo poi a quei bambini? Io ho una visione amministrativa più lunga, voglio risolvere il problema, e dovrebbe avere lo stesso desiderio anche il Presidente dell’Arcigay Rimini. Non amo le strumentalizzazioni. Siamo passati dal rispetto delle leggi al ‘forziamo la legge’ a nostro piacimento. Questa è la politica dell’egoismo. E non mi piace”. La vicenda ‘locale’ è diventata, va da sé, nazionale: il Sindaco Spinelli è diventato per alcuni una icona, per altri il nuovo Trump. Deliri della politica di oggi. Nessuno, ovviamente, che parli del problema, quello vero.