10 Febbraio 2019

Non puoi prevedere dove sorgerà il bello… Sara, solare, con sogni di dolcezza, ci ricorda una poesia dal candore implacabile di Vivian Lamarque

Secondo il mito Clizia è una ninfa che si innamora del Sole, tanto che “il suo amore per il Sole era sfrenato”. La passione verso l’entità irraggiungibile strugge Clizia finché la ninfa, come narra Ovidio nelle “Metamorfosi”, si trasforma in girasole, il fiore che si muove guardando l’astro che nessun occhio umano può vincere né sostenere. “Malgrado una radice la trattenga, sempre si volge lei verso il suo Sole e pur così mutata gli serba amore”. Clizia, figura terrena dell’amore solare, sfrontato e immutato, viene ripresa da Eugenio Montale, in una delle sue liriche più belle, “La primavera hitleriana”: “Guarda ancora/ in alto, Clizia, è la tua sorte, tu/ che il non mutato amor mutata serbi”. Questa è la ragione del titolo che abbiamo assegnato a questa rubrica, ‘Clizia’: la bellezza in ogni sua variante, la solarità di un viso, ci portano al concetto di un amore immutabile, che non cambia mentre ogni forma, preda del divenire, morsa dal tempo, inevitabilmente muta. L’amore che non muta è ciò che permette all’uomo, tramite la visione di una forma vana, di vincere la morte.

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Una iniziazione alla spensieratezza, a ciò che salva perché è leggero. A questa declinazione del bello ci porta il viso di Sara, 25 anni, “una ragazza solare ma con i piedi per terra”, dice lei, che ha lampi di luce negli occhi grandi, una svagata inquietudine, il sorriso di chi conosce la latitudine del paradiso. Ragazza concreta – “nella vita lavoro come impiegata in una agenzia di assicurazione” – Sara ha sogni di dolcezza (“il mio sogno più grande sarebbe quello di aprire una gelateria a gestione famigliare”) e di vagabondaggio (“una passione che non posso fare a meno e quello di viaggiare penso che in ogni viaggio si lasci una piccola parte di sé”), perché chi ha la luce dentro scova bagliori di bellezza ovunque. Il suo viso ci rimanda a uno dei grandi e autonomi poeti di oggi, Vivian Lamarque, al suo candore implacabile:

Ma nell’aldilà
nessuno nessuno ci separerà:
saremo due gocce di pioggia uguali
o saremo due moscerini con le ali
saremo due lumachine lente liete
o due puntini splendenti di stelle comete
saremo due granelli di terra rotondi
o saremo due insettini vagabondi
uno davanti l’altra dietro
cammineremo cammineremo
circumnavigheremo il vetro
della finestra chiusa ma se aperta
via via per l’alto del cielo punteremo
di tanto in tanto Lei si girerà
controllerà che anch’io ci sia
ci sarò ci sarò anima mia.

Dentro il guscio di una filastrocca, addirittura, sgorga una riflessione profonda sugli altri mondi, sull’altra vita dopo questa. La bellezza è così: ti sorprende con un sorriso, con un gesto ironico.

*Le fotografie sono di Antonio Tonti

Instagram links: Sara sary_cenni; Antonio Tonti antonio.tonti

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