
Vita di un genio. Splendori & miserie nelle biografie di Goethe in Italia
Politica culturale
Luca Bistolfi
C’è Gabriel García Márquez che getta in alto le braccia, accolto dagli applausi all’entrata nella sala della premiazione: è il 10 dicembre 1982. C’è il poeta greco Odysseas Elytīs, oggi dimenticato, mentre riceve la Medaglia dal direttore della Fondazione Nobel alle prove generali della cerimonia: siamo nel 1979. C’è Saul Bellow che chiacchiera con la politica svedese Karin Ann-Marie Söder, nel 1976, sempre un 10 dicembre, come da tradizione. C’è Claude Simon premiato da re Carl XVI Gustav di Svezia. C’è Eugenio Montale che fuma durate i preparativi della serata di gala: siamo nel 1975. C’è William Golding che tiene con sussiego il suo discorso, sistemando il monocolo: è il 1983. Salvatore Quasimodo assieme alla principessa Margaretha e al premio Nobel per la Medicina Severo Ochoa, nel ’59. Lo spagnolo Camilo José Cela che volteggia con la moglie Marina Castaño al ballo della cerimonia, la sera del l0 dicembre 1989. E poi la poetessa cilena Gabriela Mistral che conversa con il Principe Ereditario Gustav Adolf, siamo nel 1945. Thomas S. Eliot con gli altri premiati del 1948: il premio Nobel per la Chimica Arne Tiselius, quello per la Fisica Patrick Blackett e della Medicina Paul Muller. Ecco il messicano Octavio Paz, vincitore nel 1990. Ecco Toni Morrison, la prima afroamericana a meritarsi il premio, nel 1993. Kenzaburō Ōe con la Principessa Christina nel 1994. Seamus Heaney con tutta la famiglia: moglie e figli, nel ’95. Dario Fo (che fu scelto ignorando Mario Luzi…) che sfodera il suo inimitabile sorriso, ed è il 1997…
Ci sono tutti – o quasi – i premi Nobel della Letteratura nelle fotografie, moltissime in bianco e nero e alcune a colori, raccolte nel corso degli anni dai collezionisti svizzeri Arminio e Pablo Sciolli (nato in Guatemala, come Miguel Ángel Asturias, premiato nel 1967…). Foto ufficiali, altre rubate, tutte scattate durante la cerimonia della consegna del premio, a Stoccolma, tra la Casa dei Concerti della capitale svedese, la Konserthuset, dove nel primo pomeriggio di ogni 10 dicembre il Re di Svezia consegna al vincitore l’ambita Medaglia, e il maestoso Municipio della città, lo Stadshuset, che ospita la cena di gala. Una storia lunga un secolo – il premio Nobel per la Letteratura è stato assegnato per la prima volta nel 1901 – fatta di scrittori celebri, di altri ormai semisconosciuti, di romanzi e capolavori, di geopolitica e poesia, di pressioni e intercessioni, di abbagli, impuntature, sviste, dimenticanze (sono tante: Proust, Joyce, Borges…), di aneddoti e curiosità. Facce e storie da Nobel.
Ad esempio. William Faulkner, che rimase sempre un uomo del Sud, a Stoccolma non voleva andare. Al corrispondente di un quotidiano svedese disse: “Sono un contadino, non posso abbandonare il campo”. E il discorso di accettazione, era il 1949, lo buttò giù in aereo in qualche modo (a proposito: anche l’orazione di Saul Bellow non fu giudicata granché, né quella di Isaac B. Singer: si ricordano invece quelle dei poeti Saint-John Perse, inarrivabile, anno 1960, e di Iosif Brodskij, 1987). Boris Pasternak, autore di uno dei romanzi più famosi del proprio tempo, Il dottor Zivago, vinse il premio nel 1959: quando gli fu concesso, lo accettò. Ma una settimana dopo fu costretto a restituirlo a causa delle pressioni del regime sovietico. E anni dopo, nel 1964, fu Jean-Paul Sartre a rifiutare il Nobel per non compromette la propria libertà di pensiero. Nella lettera inviata all’Accademia di Stoccolma scrisse:
“Il mio gesto non è un atto di improvvisazione. Lo scrittore deve rifiutare di lasciarsi trasformare in istituzione, anche se questo avviene nelle forme più onorevoli”.
Mentre Bob Dylan, vincitore nel 2016, primo cantautore a essere insignito del Nobel per la Letteratura, fece sapere che non si sarebbe presentato la sera della consegna, il 10 dicembre, spiegando che era già impegnato. Al suo posto mandò l’amica Patti Smith, che poi lesse un messaggio del musicista, il quale alla fine ritirò il premio l’aprile successivo, in un incontro privato. Tutto molto anticonformista.
Ciò che invece resta immutabile è la liturgia della cerimonia, come testimoniano le fotografie della collezione di Arminio Sciolli, tra tavoli perfettamente apparecchiati, inchini, teste coronate, frac per gli uomini e abito lungo per le signore. Tradizione e precisione. La scelta dei candidati al premio Nobel è un processo coperto dal segreto che solitamente inizia nel mese di settembre dell’anno precedente alla nomina. I candidati sono poi sottoposti a giudizio: la votazione dei membri della Accademia di Svezia (sono un numero ristretto, nominati a vita e non si possono dimettere) è a maggioranza assoluta e definitiva. La nomina ufficiale avviene immediatamente dopo la votazione, solitamente nelle prime settimane di ottobre. La cerimonia di consegna è da sempre il 10 dicembre (data dell’anniversario di morte di Alfred Nobel, nel 1896). I premiati arrivano a Stoccolma qualche giorno prima della cerimonia, con le rispettive famiglie. Alloggiano di regola presso il Grand Hotel. La cerimonia si divide in due parti: la prima, ospitata nella Casa dei Concerti di Stoccolma, è la più formale. Nel pomeriggio il Re di Svezia consegna il premio ai vincitori: una Medaglia d’oro, un diploma e una somma di denaro attorno ai 900mila euro. Poi i premiati con i familiari, la Famiglia Reale svedese, i rappresentanti della Fondazione Nobel, ministri e ospiti speciali si trasferiscono nel Municipio di Stoccolma per il banchetto del Nobel, nella sala Blu, cui partecipano non meno di 1300 invitati. La cena – tra cristalli, porcellane preziose, posate d’argento e oro – è intervallata dai discorsi dei premiati e da due brindisi: uno in onore al Re, l’altro in memoria di Alfred Nobel. Poi si passa nella Sala d’Oro che ospita il ballo, a cui i Reali non partecipano mai. A mezzanotte la festa ufficiale è conclusa.
Dopo, restano solo due cose. I ricordi di chi c’era, come quelli di Grazia Deledda che così raccontò quella magica serata in una lettera ai familiari dell’11 dicembre 1926, il giorno successivo la consegna del Nobel:
«Tante tante cose avrei da scrivere, ma non ho materialmente il tempo né moralmente la voglia. Sono come una foglia in balia del vento, sia pure come una foglia di rosa in balia del vento di maggio! Ieri è stata la grande cerimonia; poi il grande banchetto sul quale io sedevo tra due principi di sangue reale, in mezzo alla corte fantastica di questo regno, composta di donne e uomini bellissimi, colti, amabili, arguti…».
E, per chi non c’era, le fotografie.
Luigi Mascheroni
* Nel segno dei libri, della lettura, delle parole e delle immagini, torna al MaGa di Gallarate (VA), dall’11 al 15 ottobre, il festival letterario “Duemilalibri”: con mostre, reading, presentazioni, incontri con l’autore. Organizzata dal Comune di Gallarate e dal museo MaGa, e curata da Luigi Mascheroni, la rassegna “Duemilalibri”, con un programma trasversale, fra letteratura e storia, arte e musica, offre a tutti la possibilità di confrontarsi con scrittori, idee, voci e visioni “altre”: la cultura e i libri come strumento per ampliare la conoscenza e difenderci da pregiudizi e luoghi comuni. Tra gli eventi dell’edizione di quest’anno, la mostra fotografica “Nobel ad litteram”, con immagini rari, lungo tutto il ’900, della cerimonia di premiazione del Nobel della Letteratura. Pubblichiamo qui, per gentile concessione, il testo in catalogo del curatore, Luigi Mascheroni, e alcune foto esposte in mostra.
In copertina: Eugenio Montale (1896-1981). 10 dicembre 1975, Svenska Dagbladet, Stoccolma. Fotografia di Owe Sjöblom