“Concedo nulli”. Motti filosofici: da Erasmo a Spinoza, una storia di arguzie e di maldicenze
Filosofia
Vincenzo Liguori
L’uomo moderno è spezzato, frammentario. Una vita integra gli è preclusa, qualunque sia il paese in cui vive, l’educazione che ha ricevuto, la classe sociale cui appartiene. Egli avverte come una fatalità questa frattura, irrimediabile, sin dal principio, se ha la capacità di avvertirla. L’individuo e la collettività si sono allontanati con il trascorrere dei secoli, lungo cammini divergenti, e continuano perciò ad allontanarsi. Ciò che la collettività si attende dall’individuo, presuppone in lui, è sempre diverso da quello che egli scopre in se stesso come autentico, sorgivo. E chi è qualcosa di più che una formica, chi vuol lasciare dietro di sé una traccia durevole tra le apparenze, il suo strascico, di cometa o di lumaca, viene frantumato dal mondo umano, non dalla sua ostilità, ma semplicemente dalla sua estraneità, dalle sue regole, dai suoi comportamenti, dalle sue consuetudini. Nella collettività l’espressione dell’individuo non riecheggia, non rifulge più, è perduta l’armonia del mondo antico.
Negli ultimi due secoli l’apparizione di una grande personalità si accompagna al quadro di un’esistenza tragica, quando non intervenga un temperamento accomodante o vile a preservare l’individuo. La lista sarebbe lunga. Nietzsche è un esempio clamoroso, emblematico di questo destino. Ed eccezionale è il suo pudore, la lotta temeraria, disperata, di chi si sente destinato a soccombere, eppure tenta di mascherare la sua sorte. Nietzsche vuole una vita integra, e vuol mostrarsi soltanto come integro. In questo è “antico”: giudica degradante rivelare, esibire la vita spezzata come tale, e non permette a nessuno di pensare che l’esistenza di chi parla al mondo, come fa lui, nasconda un fallimento. Quando la dilacerazione nondimeno erompe, Nietzsche sa presentare l’effusione, la rottura degli argini, come menzogna poetica. Ma questa maschera della pienezza, la commedia dell’integrità, è insostenibile, favorisce il compimento di ciò che vuole celare, la dissoluzione della persona.
Cosa importa d’altronde se quell’integrità che lui proclamava non si è realizzata nell’uomo Nietzsche? E certo la curiosità pettegola dei nostri contemporanei, che si è gettata avidamente sulla disgregazione dell’uomo, non è riuscita a sminuire per nulla l’espressione di questo individuo, ciò che lui mise fuori di sé, sopra di sé. Poiché, in un mondo che stritola l’individuo, Nietzsche è stato capace di farci vedere l’individuo non piegato al mondo. Questo risultato lo raggiunse in un’epoca che si è compiaciuta – e il compiacimento oggi è anche più forte – di mostrare la vita spezzata, l’individuo fallito. Se la persona di Nietzsche è stata infranta, ciò non dimostra nulla contro di lui. In cambio egli ci ha lasciato un’immagine diversa dell’uomo, ed è con questa che dobbiamo misurarci noi.
*Come “Il modello dell’integrità”, questo testo è raccolto in: Giorgio Colli, “Dopo Nietzsche”, 1974