Tutte le lingue, allora, mi parvero abominevoli.
Roberto Bolaño, I detective selvaggi
Che romanzo misterioso e intenso è l’ultimo premio Goncourt, La plus secrète mémoire des hommes, di Mohamed Mbougar Sarr, un senegalese nato nel 1990 e già al suo quarto libro. La copertina dell’edizione francese mostra il volto di un nero di profilo e, sullo sfondo, la scrittura di Arthur Rimbaud. Il titolo invece è bolaniano, da uno dei brani più belli de I detective selvaggi, posto in epigrafe al romanzo di Sarr. Ma la vicinanza a Roberto Bolaño, oltre che a un autore prossimo a Bolaño come Enrique Vila-Matas, è anche altrove. La plus secrète mémoire des hommesè infatti un romanzo strutturalmente complesso, diviso in più parti, fra sequenze di diario e racconti e lettere e stralci di articoli riguardo al libro maledetto di un autore scomparso, T.C. Elimane, da alcuni chiamato il “Rimbaud nègre”, il Rimbaud negro, sul quale Diégane Latyr Faye, il protagonista del libro e probabilmente l’alter ego di Sarr, investiga.
Elimane ha scritto un libro ingiustamente (o giustamente?) accusato di plagio, Le labyrinthe de l’inhumain, che semina morti e misteri intorno a sé. Molti critici che hanno scritto di Elimane si sono uccisi. Elimane è scomparso, in fuga, forse in Argentina; Witold Gombrowicz, una delle comparse del romanzo, ha scritto di lui nel suo Diario – se ne è accorto Stanislas, un amico di Diégane che sta traducendo Ferdydurke in francese. Diégane dunque investiga. Ha trovato il libro per caso, per destino (“il caso non è altro che un destino che non conosciamo”), grazie a una vecchia e famosa autrice senegalese, Siga D., in realtà cugina dello stesso Elimane, anche lei ossessionata da Le labyrinthe de l’inhumain. E Siga gli racconta una storia, a Amsterdam, dando inizio alla parte più bella del romanzo, Le testament d’Ousseynou Koumach, cioè la storia di suo padre, lo zio di Elimane, un uomo cieco e innamorato che diventerà un vecchio stregone.
La plus secrète mémoire des hommes è un romanzo corale, di voci che si susseguono l’un l’altra e che incastrandosi compongono un puzzle affascinante e malinconico; è anche l’opera di un ribelle, specie nei primi capitoli, perché Sarr si rivolta a gran parte della letteratura africana del suo secolo (nel diario di Diégane, il 15 luglio – non a caso la data di morte di Bolaño – c’è una strepitosa frase di diverse pagine che da sola vale quindici volte il prezzo del libro); infine La plus secrète mémoire des hommes è un romanzo politico, come possono in fondo essere considerati “politici” diversi libri di Roberto Bolaño, che come Sarr era un esiliato. Oltre a Bolaño e agli autori che gli ruotano intorno (Vila-Matas, Gombrowicz, di certo Borges, forse Cortázar), viene da pensare a Conrad, naturalmente, per il susseguirsi di voci e di stili e di incastri e per le avventure narrate, storie di sentimenti e tradimenti e perdizioni e esili. Il romanzo di Sarr è un grande libro sulla fuga e sul silenzio della scrittura autentica – il personaggio di T.C. Elimane, il “Rimbaud nègre”, è basato sullo scrittore malese Yambo Ouologuem, cui il romanzo è dedicato –, ma anche sulla passione ossessionante e disperata della scrittura stessa, che dissemina ossa di scheletri e opere dimenticate e perdute (ma non scritte invano) sulla sua strada.
Yambo Ouologuem
Mohamed Mbougar Sarr è un giovane autore francofono che ha meritatamente vinto il premio Goncourt. Molti sono i brani de La plus secrète mémoire des hommes che potremmo tradurre, riprendere in questa breve nota di lettura, ma preferiamo pazientare e leggere la traduzione delle Edizioni e/o, che speriamo non si faccia attendere troppo, magari anche per raffrontarla al testo francese. Come se la caveranno, per esempio, con il titolo bolaniano, che secondo la versione dei Detective di Sellerio suonerebbe così: “La più recondita memoria degli uomini”, mentre per quella, meno bella, di Adelphi sarebbe invece: “Il più remoto ricordo degli uomini”? L’originale di Bolaño è La más recóndita memoria de los hombres; nella traduzione francese il recóndita diventa secrète, segreta, da cui il titolo del libro di Sarr, La plus secrète mémoire des hommes, “La più segreta memoria degli uomini”.
Se Sarr non avesse vinto il Goncourt, probabilmente non lo avremmo mai letto, benché un suo titolo sia già stato tradotto in italiano, tanto siamo razzisti (perché non ammetterlo dopo la lettura di questo libro?) con la maggior parte della nuova letteratura africana. Ma La plus secrète mémoire des hommes è un romanzo che dischiude altre opere, altri autori, come ogni grande romanzo è un rivelatore di universi narrativi, e così presto leggeremo anche Le devoir de violence, di Yambo Ouologuem, ossia il libro su cui (forse) si basa Le labyrinthe de l’inhumain, opera che non è mai stata scritta ma che è stata immaginata, sognata, come è stato immaginato e sognato l’introvabile T.C. Elimane, il “Rimbaud negro”, parente prossimo di Cesárea Tinajero, uno scrittore che non è mai vissuto se non nel romanzo di Sarr e che tuttavia ci sembra più reale e misterioso – e quindi più necessario – di molti autori contemporanei che pure (nella nostra memoria recondita e selvaggia) abbiamo letto e creduto di amare.