La storia narra di un anziano scrittore ricco e orrendo, deluso dal rapporto con le donne, che assolda un ragazzo omosessuale bellissimo per sedurre e abbandonare una giovane ragazza, che aveva rifiutato il vecchio in passato. Il ragazzo accetta; dividendosi così tra il personaggio che utilizza per accontentare l’anziano scrittore e la sua natura libera e selvaggia di omosessuale nel Giappone conformista del dopoguerra.
Un inno sacro alla bellezza, al sodomizzare il sacro, alla ritualità altra che attraversa corpi e spiriti, e ripiega come carta che brucia verso il male incurabile delle cose non dette, degli amori impossibili, delle ferite mai rimarginabili. Yuichi è talmente consapevole della sua bellezza e del suo potere che ama sedurre donne e uomini al solo scopo di ferirli. Tale trattamento sarà riservato soprattutto nei confronti della moglie, la raffinata Yasuko, vittima dei continui tradimenti del giovane e dell’ira del vecchio scrittore Shunshuke, felice di vedere la sua amata perduta soffrire quanto lui.
Nonostante la freddezza il giovane, che in solitaria passa da un rapporto sessuale ad un altro con giovani uomini trovati nei parchi, nei gay bar, nelle saune, scopre pian piano di avere sentimenti che aveva calpestato e allontanato. Srotola tra la mente ed il cuore le conseguenze dell’amore, che viene descritto così com’è, duro e faticoso a prescindere dalle relazioni. Se infatti per Yuichi il rapporto eterosessuale è una continua pena inutile, dovuto alla perfetta incomprensione tra uomini e donne così naturalmente e disperatamente diversi, anche l’amore omosessuale, tra continui cambi di partner e abili manovre per soffocare la propria natura, si rivela infine faticoso e difficile.
Colori proibiti è un libro intriso di misoginia (entrambi i protagonisti maschili odiano profondamente le donne; il primo perché continuamente rifiutato, il secondo perché omosessuale convinto, innamorato della sua bellezza e dalla corporatura maschile) di bellezza (i protagonisti, eccetto il vecchio scrittore, sono tutti giovani e bellissimi) verità e menzogne.
La tematica omosessuale affrontata da Yukio Mishima ci riporta al mito della perfezione, della bellezza edonistica a senso unico, alla solitudine malinconica del maschio. Non c’è spazio per astruse isterie come quelle impacciate del nostro contemporaneo. La bellezza domina gli istinti. L’amore è faticoso, duro, lontano.
Ieri come oggi, il grande scrittore giapponese ci insegna soprattutto che amare è anche uno sforzo intellettuale e fisico enorme. Accettare l’altro e far decadere gran parte delle nostre difese. Oltre l’amore etero o gay, in perenne declino o in rovina, l’amore sa traghettarci (salvo eccezioni?) negli angoli più bui del nostro vuoto esistenziale. Eppure, da sempre, continuiamo a rimanere aggrappati a questa flebile speranza.
Fabrizio Testa