Il feticismo è un’ossessione erotica, ma ossessione vera, di quelle che non ti lasciano vivere serenamente. Me l’ha ben spiegato il maestro Ayzad, nell’ultima chiacchierata che ci siamo fatti, lui sì che ne capisce, i feticismi sono materia sua, ci scrive libri, ci fa corsi e docenze. E io un feticismo ce l’ho, e si chiama Manuel Agnelli. E che qualcuno mi aiuti, me ne liberi, non ne posso più. Basta, basta, basta, è un’ossessione che mi porto dietro, dentro, da anni. Non ci vivo bene, non ne sono fiera, me ne devo salvare. Me lo implora quel briciolo di razionalità rimastami, e l’ho capito appieno durante questa quarantena: non sto bene, non è normale, non è sano, dopo aver ahimè invano sperato di essere migliorata, maturata, finalmente cresciuta, ritrovarmi… davanti a un video, in paranoia, e persa, ‘fatta’. Di quell’uomo lì. Come una adolescente in calore, come se non conoscessi gli uomini, e come se non avessi i miei guai a vivermeli per davvero, nella vita vera, oh, insomma, lo dico io per prima, è una vergogna, starmene imbambolata così, senza ritegno, misura, con lo stomaco rovesciato, che fa male, perché io ci sto male, per un accordo, due accordi, quel che ca*zo sono, per quelle sue dita che battono sui tasti, o scorrono su una chitarra. E dai, su, basta, è ora di finirla, ma io non ne sono capace, non ce la faccio, allora senti: l’altra mattina, mi sono svegliata male, e tardi, chissà che m’ero sognata, ma c’avevo un nervoso, una smania, smania che conosco benissimo: si chiama astinenza da Manuel Agnelli. Astinenza che si placa e colma, che ci vuole, i suoi dischi stanno lì, ma io niente, mi sono voluta rovinare, mi sono messa a guardarmelo e riguardarmelo per bene, quel video dannato, quello della sua cover di Video Games di Lana Del Rey. Per riscoprirmi come mi so e mi odio, rincretinita, una groupie, e di quelle all’ultimo stadio. Ma che sconcio, che pena, e che rabbia. Cr*sto, come se gli anni non fossero passati, il tempo fosse fermo a quel giorno, a quel primo maggio… ma di quanti anni fa? Boh, e me lo ricordo come fosse ieri, uno dei miei momenti più belli, l’epifania, l’iniziazione, la prima volta, il primo trip. Il primo maggio, lo sai, a Roma c’è il concertone, in piazza San Giovanni, concertone che io avverso come detesto le folle, il caos, gli ammassi, proprio quello che in questi mesi ci è più vietato e per questo giustamente rimpiangiamo, agogniamo, beh, io mai l’ho sopportato.
*
Tu sei mai stato a un concerto del primo maggio? Piazza San Giovanni è un carnaio. È un inferno di facce, braccia, gambe, urla, un casino assoluto, casino che io aborro e però quell’anno mi ci avevano trascinato, giuro, non convinta ma costretta, c’ero andata, senza nemmeno sapere chi ci fosse a esibirsi sul palco. Stavo lì, e me ne volevo andare, era un supplizio, e c’ero quasi riuscita, a persuadere chi era con me a portarmi via, lasciare quel delirio, quando ecco, sul palco… Cr*sto! Cantava Male di Miele, no, a dire il vero la prima che ha cantato non lo ricordo, io so solo che è stato… come una morsa, un veleno, mi è entrato dentro e mi ha infettato, una stretta, una contrazione, è stato che io ho detto, anzi gridato, ma tanto in quel frastuono non s’è sentito: “QUELLO LÌ CHI È?!?”, e chi lo sapeva, che ‘quello lì’ sarebbe divenuto la mia dannazione, il mio feticismo: signori, Manuel Agnelli degli Afterhours. E io, io (e questo se lo legge un fan della prima ora degli Afterhours mi taglia la gola…) io che vado di corsa a comprarmi Non è per sempre, e poi subito Quello che non c’è, e sono felice come per un regalo inaspettato: esistono gli Afterhours, cioè, Dio, sei Tu che esisti e me ne hai dato prova. E non sapevo niente di Hai paura del buio?!!! Ti rendi conto? Dopo ho recuperato, e perfettamente, ho comprato pure Germi, i libri di Manuel e su Manuel, così c’ho tutte le mie dosi belle preparate, ma ora, io c’ho bisogno soltanto di una cosa, di liberarmene sì, ma pure che Manuel mi dia una mano, e che gli accada quello che io gli gufo: cioè che lo faccia, un grande sbaglio, che cada e si frantumi lui e la sua gloria, che si rovini, musicalmente naufraghi, capitomboli. Così da deludermi e imputarglielo, e aggrapparmi a questo finora mai avvenuto errore, tramite il quale uscire dalla mia ossessione. Invece no, è sempre peggio, più profonda, inquieta, folle la mia passione per lui, è ogni album è un’ansia che si seda all’ascolto, e ci fosse mai una nota, un verso che non mi abbia conquistato.
*
Tu prendi Folfiri o Folfox, già dal titolo mi pareva insensato, che poi fosse un album doppio, una megalomania propria del personaggio, che c’hanno le loro ragioni quelli che additano a Manuel ogni snobismo, snobismi che a me smembrano, e così… alle prime note di Non voglio ritrovare il tuo nome: rieccolo, lui, e rieccomi, da lui stordita, presa, e malata, malata, malata, e che qualcuno mi dia un antidoto, mi suggerisca un calmante, così se non me ne libero almeno la addormento, ‘sta fregola, e guarda che a me le gocce, quelle che iniziano con la L, mi fanno niente, ho bisogno di roba più forte… Ma lo sai che forse Manuel ritorna in giuria a X-Factor? Chissà quanti soldi sarà capace di spillare stavolta, lui è l’unico che mi possa indurre a seguire un talent, sia chiaro, lo faccio esclusivamente per lui, ma tu l’hai visto o no, dietro quel banco, chi è, com’è, quello che sa, da starci ore e ore e tutta una vita da schiava inginocchiata ai suoi piedi, in venerazione…Vabbè, basta, se torna a X-Factor giuro che miglioro, ce la metto tutta, non lo vedo, no, è il primo passo dei 12, niente Manuel in tv… non è che magari gli rifanno fare pure Ossigeno? Va bene, va bene, a X-Factor lo salto, così inizio a guarire, sì, però… però… almeno la prima puntata…almeno uno sguardo …per un saluto…è pure questione di buona educazione…per vedere che mi fa…chi lo sa…magari mi è passata…e poi mica è colpa mia…ogni feticismo va vissuto, se lo reprimi peggiora, che ti credi, è la verità, lo dicono i medici, me lo dice pure il mio.
Barbara Costa
*Qui ascoltate “Video Games”, Manuel Agnelli ft. Rodrigo D’Erasmo